".……………………E quell’eco fredda,
tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua
giornata.
……………………………………………………………."
-Da “Uomo del mio tempo” di S.
Quasimodo-
Secondo il testo della Genesi-cap. 4, 9-19, dopo l’omicidio
di Abele, compiuto dal fratello Caino, Dio intervenne, non per punire, ma per
porre l’assassino di fronte alle proprie responsabilità. “Dove è Abele tuo
fratello?”- Così Caino venne
interpellato di fronte al crimine che aveva commesso, ma egli si rifiutò di
sentirsi responsabile e rispose: “Sono forse io il custode di mio fratello?” Ne derivò la sua lontananza da Dio e dalla
vita, la rottura del rapporto positivo con la terra e la condizione di esule e
fuggiasco con la solitudine accompagnata dal rimorso per tutta la vita. Eppure
Caino non fu abbandonato da Dio, che lo protesse dalla vendetta perché nessuno,
incontrandolo, lo uccidesse. L’amore di Dio si manifestò con la protezione del
primo omicida, perdonando il male senza per questo legittimarlo.