Da Iacchite 11 Novembre 2023
(DI TOMMASO RODANO – ilfattoquotidiano.it) –
L’evoluzione sociologica e in un certo senso genealogica del “familismo
amorale” l’ha declinata Romano Prodi l’altra sera in televisione, ospite
di Piazzapulita su La7: “Un tempo c’era il nepotismo, ora c’è
il sorellismo, il cognatismo e il figlismo. È un progresso rispetto alla
Prima Repubblica”. Sull’altare della famiglia si sacrifica ogni merito,
e la politica – che della società è uno specchio e nemmeno il migliore –
non si è mai distinta in senso contrario. Come sostiene Prodi, forse
siamo di fronte a un’evoluzione: il nepotismo pane e salame di prima è
esploso, è diventato familismo al cubo, che nessuno sente più il bisogno
di giustificare, ma semmai rivendicare con una punta d’orgoglio.
L’ultimo caso è l’incarico di Geronimo La Russa ,
primogenito del presidente del Senato, nel consiglio d’amministrazione
del Piccolo Teatro di Milano, una delle massime istituzioni culturali
cittadine. La nomina è del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. A
destra hanno tutti applaudito l’ultima conquista del giovane avvocato
Geronimo, già “pluri poltronato”. A sinistra qualcuno ha alzato il
sopracciglio, ma il sindaco Beppe Sala si è limitato a un’impercettibile
perplessità: “Ho qualche remora sul suo percorso culturale” (i più
attenti ricorderanno che tra i primi approcci del figlio di La Russa con
la cultura ci fu il “raid” a casa Vecchioni durante una festa di
adolescenti: lui e gli amici camerati razziarono di tutto, come ricorda
sconsolato il cantautore, “mi rubarono anche le mutande”).
Fratelli d’Italia, come noto, è terra di conquista per diversi gradi di
parentela; figli, sorelle, cognati; ogni cena di Natale può diventare un
colloquio di lavoro. Arianna Meloni , amata sister della premier, è la seconda donna più potente del partito e il marito Francesco Lollobrigida era stato nominato (ministro “della sovranità alimentare”) ben prima di lei. Il memorabile Andrea Giambruno , se non avesse combinato i disastri pubblici che l’hanno reso un reietto privato, sarebbe ancora first gentleman e pure conduttore di un programma politico su Rete 4.
Al governo si stanno adeguando tutti, rapidamente, agli standard del
primo partito. La Federcalcio ha appena assunto, uno dietro l’altro, i
figli di due ministri: Filippo Tajani , secondogenito di Antonio, titolare della Farnesina, e Marta Giorgetti ,
erede di Giancarlo, custode dell’Economia. Spettacolare il commento
assolutorio di Andrea Abodi, a sua volta ministro dello Sport: “Chi ha
un cognome non deve avere privilegi ma non vorrei arrivare al punto che
avendo un cognome si debba avere addirittura un danno”. Non pare che si
corra questo pericolo.
Quante saghe dinastiche nella politica italiana: i Letta (zio e nipote), i Mattarella , i Cardinale , i Verdini (che
si mescolano con i Salvini). Cortocircuiti che non sono esclusiva dei
partiti della “famiglia tradizionale”: vanno forte anche a sinistra. La
deputata Michela Di Biase del Pd è arcistufa di essere
chiamata “Lady Franceschini” (ma forse sarebbe stata ancora più stufa se
avesse dovuto rinunciare al peso politico del marito Dario, quando
volavano i coltelli per le candidature). Nunzia De Girolamo invece non si stanca del marito Francesco Boccia : se l’è portato anche in tv per alzare gli ascolti del suo programma, Avanti popolo . Non ha funzionato. Vincenzo De Luca è
in trance agonistica, si fa ospitare in ogni salotto per distruggere il
suo Pd: partito delle correnti, delle filiere di potere, delle
candidature telecomandate. Ma il figlio Roberto faceva l’assessore a Salerno, dove il papà è stato sindaco per una vita; l’altro, Piero , è alla seconda legislatura alla Camera nello stesso partito che il padre disprezza.
Sinistra Italiana è piccina, ha pochi eletti e due volti mediatici: Nicola Fratoianni ed Elisabetta Piccolotti , marito e moglie. Ce ne sarebbe stato forse un terzo: Aboubakar Soumahoro ,
ma la bruciante carriera dell’ex bracciante è stata distrutta dalle
rivelazioni sugli affari della moglie e della suocera (arrestate). Per
difendere il diritto della compagna a esibire i suoi vestiti griffati,
lui che entrò in Parlamento con gli stivali di gomma rivendicò il
“diritto alla moda”. A Matteo Renzi e Maria Elena Boschi le attività dei genitori hanno portato poca fortuna: la famiglia, come la mano di Mario Brega, po esse fero e po esse piuma .
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