Il cattivo esempio del campo progressista in Regione Basilicata, dove si andrà al voto nella prossima primavera, stimola una riflessione sul ruolo dei partiti politici.
E’ brevissimo, in politica, il ciclo di vita del cosiddetto “civismo elettorale”.

Come un fungo, generato dalla terra dopo un temporale, il civismo stuzzica l’interesse dell’elettorato, nelle elezioni territoriali (Comuni, Province e Regioni).
Soprattutto nei tantissimi piccoli comuni, ma anche nelle città con popolazione oltre i 15 mila abitanti, le liste civiche formate intorno a singole personalità contendono il governo dei municipi ai tradizionali partiti politici.
Come un un fungo velenoso, in Italia il civismo attrae l’elettore, a causa della progressiva perdita di autorevolezza (il temporale) dei partiti politici.


E’ la morte della politica.
Sono stati gli ultimi 30 anni a rendere l’Italia un caso unico nelle democrazie avanzate dove, invece, i partiti legati alle culture politiche continuano a rigenerarsi e a svolgere il ruolo di cinghia di trasmissione tra cittadini e istituzioni.
E’ il ruolo assegnato dall’art.49 della nostra Costituzione che però non ha mai trovato concreta attuazione con una specifica legge.
Dovrebbe essere il primo punto di ogni programma politico, perchè è interesse di ogni singolo cittadino quello di massimizzare il livello di democrazia in uno Stato.
Se l’autorevolezza dei partiti arretra ecco che il vuoto viene riempito da singole personalità.
Quante volte abbiamo sentito dire: “Io non voto il partito ma la singola persona che mi da fiducia, a prescindere dalla lista in cui si candida”?
E così il cittadino-elettore, inconsapevole dei meccanismi che sovrintendono i processi decisionali della politica, non disdegna l’affidamento del suo voto a candidati in liste cosiddette civiche, costruite per l’occasione di una singola elezione.
Liste civiche costruite sulle qualità di singole personalità, che si candidano a svolgere un ruolo istituzionale.
Ma cosa accade “prima e dopo” la procedura elettorale? Il nulla più assoluto.
Dopo la luna di miele, dimenticate tutte le buone intenzioni del “tenerci in contatto”, la lista civica scompare nel nulla e i singoli eletti si ritrovano a navigare all’interno delle istituzioni nella più profonda solitudine.
Nessun confronto con gli elettori, nessun confronto con gruppi di persone legate da un’idea, una sensibilità, una visione, dei valori, nessuna discussione su temi di interesse generale, nessun dibattito e nessuna iniziativa politica.
Un’esperienza misera, povera di senso, priva di quel legame con la società che solo i partiti politici possono gestire.
I partiti sono la palestra di allenamento, di confronto, di crescita dei cittadini che vogliono cimentarsi con il fenomeno politico.
Sono i partiti che nel dibattito interno ed esterno promuovono il confronto delle idee, diagnosticano i bisogni delle comunità da governare, assolvono al fondamentale ruolo di opposizione, sentinella garante di un sistema liberale vitale.
Sono i partiti il luogo dove i cittadini, animati da un verace senso civico per il bene comune e appassionati alla politica, si ritrovano a prescindere se ricoprono o meno un incarico istituzionale.
Come l’esperienza dei socialisti italiani ha dimostrato, un Partito esiste e continua a svolgere il proprio ruolo a prescindere dal risultato elettorale e dal peso conseguito all’interno delle istituzioni.
E’ questo il vero “civismo”, cioè la consapevole e generosa partecipazione al fenomeno politico che può essere esercitato nei luoghi deputati: i partiti politici.
L’ipocrisia del civismo elettorale costruito per l’occasione, invece, corre il rischio di legittimare la tutela diretta di interessi particolari che, se non mediati dall’infrastruttura della politica, finiscono per scontrarsi direttamente all’interno delle istituzioni, trasformate nel ring dove vince il più forte.
Le istituzioni diventano così il luogo di scontro e di affermazione di singoli interessi particolari e non più il tempio della democrazia, dove si persegue l’interesse generale, grazie all’azione politica di “contemperamento degli interessi particolari”.
Non era questa l’idea dei padri costituenti e un partito che si dice socialista non può non fare una battaglia, costante e continua, sul recupero di vitalità e di autorevolezza dei partiti stessi, reclamando l’applicazione concreta dell’art.49 della Costituzione, come punto centrale del proprio manifesto politico-programmatico, in tutti i contesti istituzionali, Regioni comprese.