Trovo interessante e tale da stimolare riflessione ed approfondimento quanto scritto e pubblicato da Livio Valvano il 25 novembre scorso e che ripropongo di seguito, condividendone in massima parte il contenuto con particolare riferimento alla crisi dei Partiti ed alla necessità del suo superamento con piena affermazione del loro ruolo come da Costituzione.
- Da https://www.avantionline.it -
Il civismo e la morte della politica: il cattivo esempio della Basilicata.
Livio Valvano delIl
cattivo esempio del campo progressista in Regione Basilicata, dove si
andrà al voto nella prossima primavera, stimola una riflessione sul
ruolo dei partiti politici.
E’ brevissimo, in politica, il ciclo di vita del cosiddetto “civismo elettorale”.
Come un fungo, generato dalla terra dopo un temporale, il civismo
stuzzica l’interesse dell’elettorato, nelle elezioni territoriali
(Comuni, Province e Regioni).
Soprattutto nei tantissimi piccoli
comuni, ma anche nelle città con popolazione oltre i 15 mila abitanti,
le liste civiche formate intorno a singole personalità contendono il
governo dei municipi ai tradizionali partiti politici.
Come un un
fungo velenoso, in Italia il civismo attrae l’elettore, a causa della
progressiva perdita di autorevolezza (il temporale) dei partiti
politici.
E’ la morte della politica.
Sono stati gli ultimi 30
anni a rendere l’Italia un caso unico nelle democrazie avanzate dove,
invece, i partiti legati alle culture politiche continuano a rigenerarsi
e a svolgere il ruolo di cinghia di trasmissione tra cittadini e
istituzioni.
E’ il ruolo assegnato dall’art.49 della nostra
Costituzione che però non ha mai trovato concreta attuazione con una
specifica legge.
Dovrebbe essere il primo punto di ogni programma
politico, perchè è interesse di ogni singolo cittadino quello di
massimizzare il livello di democrazia in uno Stato.
Se l’autorevolezza dei partiti arretra ecco che il vuoto viene riempito da singole personalità.
Quante volte abbiamo sentito dire: “Io non voto il partito ma la
singola persona che mi da fiducia, a prescindere dalla lista in cui si
candida”?
E così il cittadino-elettore, inconsapevole dei meccanismi
che sovrintendono i processi decisionali della politica, non disdegna
l’affidamento del suo voto a candidati in liste cosiddette civiche,
costruite per l’occasione di una singola elezione.
Liste civiche costruite sulle qualità di singole personalità, che si candidano a svolgere un ruolo istituzionale.
Ma cosa accade “prima e dopo” la procedura elettorale? Il nulla più assoluto.
Dopo la luna di miele, dimenticate tutte le buone intenzioni del
“tenerci in contatto”, la lista civica scompare nel nulla e i singoli
eletti si ritrovano a navigare all’interno delle istituzioni nella più
profonda solitudine.
Nessun confronto con gli elettori, nessun
confronto con gruppi di persone legate da un’idea, una sensibilità, una
visione, dei valori, nessuna discussione su temi di interesse generale,
nessun dibattito e nessuna iniziativa politica.
Un’esperienza misera, povera di senso, priva di quel legame con la società che solo i partiti politici possono gestire.
I partiti sono la palestra di allenamento, di confronto, di crescita
dei cittadini che vogliono cimentarsi con il fenomeno politico.
Sono
i partiti che nel dibattito interno ed esterno promuovono il confronto
delle idee, diagnosticano i bisogni delle comunità da governare,
assolvono al fondamentale ruolo di opposizione, sentinella garante di un
sistema liberale vitale.
Sono i partiti il luogo dove i cittadini,
animati da un verace senso civico per il bene comune e appassionati alla
politica, si ritrovano a prescindere se ricoprono o meno un incarico
istituzionale.
Come l’esperienza dei socialisti italiani ha
dimostrato, un Partito esiste e continua a svolgere il proprio ruolo a
prescindere dal risultato elettorale e dal peso conseguito all’interno
delle istituzioni.
E’ questo il vero “civismo”, cioè la consapevole e
generosa partecipazione al fenomeno politico che può essere esercitato
nei luoghi deputati: i partiti politici.
L’ipocrisia del civismo
elettorale costruito per l’occasione, invece, corre il rischio di
legittimare la tutela diretta di interessi particolari che, se non
mediati dall’infrastruttura della politica, finiscono per scontrarsi
direttamente all’interno delle istituzioni, trasformate nel ring dove
vince il più forte.
Le istituzioni diventano così il luogo di
scontro e di affermazione di singoli interessi particolari e non più il
tempio della democrazia, dove si persegue l’interesse generale, grazie
all’azione politica di “contemperamento degli interessi particolari”.
Non era questa l’idea dei padri costituenti e un partito che si dice
socialista non può non fare una battaglia, costante e continua, sul
recupero di vitalità e di autorevolezza dei partiti stessi, reclamando
l’applicazione concreta dell’art.49 della Costituzione, come punto
centrale del proprio manifesto politico-programmatico, in tutti i
contesti istituzionali, Regioni comprese.
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