sabato 12 luglio 2025

A 100 ANNI DALLA NASCITA

 


RICORDO DI PEPPINO LAROCCA

di ANTONIO BRANDO

 

  Nemoli, 18 giugno 2025

 

Esprimo innanzitutto la mia gratitudine agli organizzatori di questo momento commemorativo per avermi rivolto l’invito a ricordare l’amico Peppino Larocca, a 100 anni dalla nascita.

Saluto tutti i presenti, alcuni intervenuti dai comuni limitrofi, a partire dal sindaco Mimmo Carlomagno, con i suoi concittadini, le autorità e gli amici on.le Boccia, D’Andrea e Molinari, instancabile nella sua attività quotidiana di curatore della storia civile e politica della nostra regione, animata dagli uomini della Democrazia Cristiana. Un saluto particolare ai figli e agli eredi presenti alla manifestazione odierna.

Questa giornata di memoria e di riflessione ricorda un uomo che seppe contribuire, mediante l’insegnamento nella scuola primaria, alla alfabetizzazione di tante generazioni ed a completare con tale nobile attività il processo di unificazione dell’Italia, incompiuto dopo il Secondo conflitto mondiale, a causa della parziale adesione allo stato unitario delle masse contadine, ancora prive di strumenti di apprendimento e di competenze necessarie per stare al passo con l’evoluzione della neonata repubblica.

Ricorda altresì il Sindaco di questo paese, che proprio dalla sua esperienza a contatto con le popolazioni rurali e con i bisogni primari di queste ultime, trasse le motivazioni per mettere a disposizione della comunità la propria cultura, le proprie capacità, la propria volontà e il proprio impegno, riuscendo, nel corso di ben 23 anni della sua guida amministrativa, a far divenire il comune di Nemoli esempio di buona amministrazione, corretta e solerte, attenta a tutte le necessità di una comunità laboriosa che progrediva con il concorso di tutti i cittadini degnamente rappresentati.

 

Io ho conosciuto Peppino Larocca negli anni a cavallo del 1970, quando nella DC di Basilicata la dialettica interna si organizzò in correnti e più vivace si fece il dibattito circa lo sviluppo della regione e la funzione del partito rispetto ad una società che viveva le prime grandi trasformazioni dopo il boom economico che la politica di ricostruzione aveva prodotto.

Egli, in quella stagione, pur nelle fedeltà incondizionata ad Emilio Colombo, fu un politico che moderò i toni accesi, mediò spesso tra posizioni diverse, e non partecipò agli scontri personali.

Io lo ricordo sempre attento a non fomentare gli animi e ad apportare al dibattito una parola di distensione e di riflessione. Fu sempre, come si ripete spesso oggi, un costruttore di ponti attento e capace di comprendere le ragioni di tutti, anche di chi la pensava diversamente da lui. Nei giorni scorsi, in vista dell’appuntamento odierno, ho ripassato tutti i documenti, gli atti, le relazioni e comunicazioni prodotte da Peppino Larocca e dalla comunità montana da lui guidata, ed ho trovato la conferma di tre qualità personali, che hanno sempre sorretto e ispirato il suo agire, sia nella vita privata che nelle vicende amministrative. La prima qualità riscontrata era l’umiltà. Peppino era privo di superbia e di presunzione, mai palesava una superiore visione, ma si apriva agli altri ed ai contributi di tutti. Accanto all’umiltà era sempre presente la tenacia. Egli non demordeva mai rispetto a ciò che riteneva utile; tenacia che non era testardaggine o prevaricazione, ma la caratteristica di una persona che persegue i suoi scopi con determinazione e volontà, senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà o da momentanei insuccessi. Infine l’entusiasmo, che non era solo adesione ad un ideale o ad un’attività, ma anche ammirazione che lo spingeva ad adoperarsi per il conseguimento di un fine o la diffusione di un’idea.

Quando nel 1975 io fui designato dal comune di Maratea in rappresentanza del gruppo della DC in seno al consiglio della Comunità Montana, ritrovai Peppino Larocca impegnato a seguire tre modalità nella gestione dell’ente comunitario: la programmazione, la partecipazione e la comunicazione.

La politica nazionale stava vivendo la fase della solidarietà nazionale ed egli, nel dare vita alla giunta nell’autunno del 1975, si fece promotore di un accordo col PCI, che sottoscrisse il programma anche senza entrare nella giunta, creando così un clima distensivo ma costruttivo, che consentì all’ente montano di divenire punto di riferimento di tutti i comuni e dei loro abitanti.

La politica nazionale e regionale, allora, affrontava e dibatteva altri due temi importanti: il tema della individuazione dell’ente intermedio tra regione e comuni ed il tema della pianificazione a tutti i livelli, la cosiddetta “politica di piano”, ricca di aspettative e caratterizzante la fase politica del centro-sinistra.

Per il primo tema, Peppino seppe interpretare e gestire bene la collocazione della comunità montana come ente di raccordo tra i comuni ed ebbe la capacità di trasferire alla regione e nelle istituzioni politiche centrali l’anelito delle popolazioni del lagonegrese, interessate ad abbandonare le condizioni economiche e sociali preesistenti e ad imprimere uno sviluppo utilizzando le risorse del territorio.

Per il secondo tema, Peppino si impegnò sul terreno della pianificazione zonale, nel promuovere la produzione di studi, ricerche, piani e con una notevole attività convegnistica (piano di sviluppo socio-economico, piano urbanistico e piano regolatore intercomunale, convegni Mare, monti, terme, strada ferrata Lagonegro-Castrocucco, sviluppo zootecnico, piante officinali, gelsibachicoltura…). Non c’era settore che non venisse analizzato e per il quale non si individuassero linee di sviluppo e progetti specifici.

Queste iniziative coinvolgevano tutti i comuni della CM: era una comunità montana itinerante, anche i consigli si svolgevano nei diversi comuni, al fine di favorire la partecipazione e radicare l’ente sul territorio e tra le popolazioni. Diede vita anche ad uno strumento di comunicazione. Gran parte delle realizzazioni che si sono costruite successivamente sono frutto della forza delle sue decisioni.

Il lagonegrese deve molto alle sue intuizioni e le attuali generazioni, seppure in un contesto politico, sociale e culturale profondamente modificato, possono attingere a lui primo, per il suo impegno rivolto alla promozione delle aree e delle popolazioni più lontane dagli standard di crescita e di benessere, secondo, per la salvaguardia delle risorse naturali e ambientali che sempre perseguì e infine per la creazione di un comprensorio che possa avere un passo unitario coinvolgente e innovativo.

Infine mi preme ricordare il contributo personale che egli diede alla mia candidatura alla provincia nel 1980 e ringraziarlo per la mia elezione, resa possibile grazie alla fiducia ed al sostegno che i cittadini di Nemoli mi riconobbero.

Grazie Peppino, continui a vivere in mezzo a noi con la tua eredità e il tuo esempio.

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Nell'apprezzare e condividere quanto scritto dall'amico Antonio Brando in ricordo di Peppino Larocca, aggiungo qui di averlo conosciuto allorchè fu per anni attivo Presidente della Comunità Montana del lagonegrese, con sede a Lauria, ed io siedevo lì tra i banchi del Consiglio, in rappresentanza della minoranza consiliare del Comune di Maratea. 

Ne conservo un bel ricordo quale persona affabile, sempre disponibile al dialogo e impegnata con evidente passione nel suo ruolo di onesto amministratore pubblico. Con capacità di coinvolgimento, credeva fortemente nella necessità di programmazione sovracomunale e nella opportunità offerta allo scopo dalle Comunità montane per uno sviluppo più equilibrato nelle zone interne. Si adoperò con entusiasmo in quella da lui presieduta.

                                                     Emanuele  Labanchi

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