E' il titolo di un film del 1992 diretto da Mario Monicelli ed a qualcuno torna alla mente, con la sua trama, a proposito di una triste e squallida storia vissuta di recente nella Napoli bene di Chiaia.
Questo giovane, Luca Materazzo, appartenente ad una famiglia dal nome illustre, è da mesi latitante, in fuga, accusato dell'omicidio di suo fratello Vittorio, ucciso nell'androne di casa con 40 coltellate. Papà Lucio era uno dei più noti imprenditori di Napoli ed il figlio Vittorio, il più grande, Ingegnere, era stato chiamato ad occuparsi del gruppo. Nel 2013 Lucio muore, pare a seguito di una caduta in casa o di un malore improvviso. Il figlio Vittorio, sospettando che il padre potesse essere stato ucciso, chiede nuove e più approfondite indagini sul caso ma qualche tempo dopo, mentre rientrava a casa, viene barbaramente ucciso da un uomo che lo aspettava vicino alle scale e che subito dopo si allontanò.
E' proprio Luca ad essere subito sospettato, l'ultimo dei sei figli di casa Materazzo, scapolo, in difficoltà con il lavoro e con sentimenti ostili nei confronti di Vittorio, dal quale probabilmente temeva di essere accusato per la morte del padre. Interrogato, egli nega qualunque accusa ma poco dopo fa perdere le sue tracce e la sua latitanza dura ormai da dicembre dello scorso anno.
Nel frattempo le due figlie dell'imprenditore defunto hanno avviato un procedimento civile di divisione ereditaria, mente per il fratello Luca, pur "uccel di bosco", si profila il probabile, prossimo rinvio a giudizio.
E' una brutta storia del nostro tempo e Luca, visto come novello Caino, farebbe bene a costituirsi e difendersi dalla gravissima accusa a suo carico.
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