- Articolo di Nicola SAVINO* -
Se Mattarella rifiuta la rielezione, significa che si prospetta una situazione che Lui non si ritiene adatto a gestire!
Incontrai l’Uomo per l’inchiesta sulla Condizione Giovanile (1989-1991) quando fu audìto da Ministro dell’Istruzione; lo frequentai nella Commissione Affari Costituzionali (1993), essendo Lui Relatore della Legge elettorale (che, in disaccordo con il mio Partito, non approvai, pur segnalando la necessità di un ordine secondo cui attribuire i seggi del “maggioritario). Anche da indizi privati, ho percepito la Sua grande gentilezza d’animo ed un’estrema prudenza, perenne e rigorosa misura verso la funzionalità delle Istituzioni ,che molto si complicarono con le elezione del 2018.
E dunque, retto l’equilibrio per tutto il Settennato, se ora non accetta di proseguire in tandem con Draghi, è molto probabile ritenga si prospettino condizioni peggiori in conseguenza della crisi dalla quale ha invano tentato di trarli!
I Partiti continuano infatti a non preoccuparsi né del Debito che aumenta a danno dei giovani, né che l’Europa possa giungere a non tappare più i nostri “buchi” ed a compensare la nostra irresponsabilità; tanto meno del 50% dei cittadini che non votano e dunque di risanare, riformandosi, il rapporto tra Corpo sociale e Istituzioni.
Egli aveva forse sperato che, affidati a Draghi e dunque aiutati dal suo prestigio, intraprendessero la strada giusta; ma ha toccato con mano che, paradossalmente, non solo approfittano della sua “copertura”, giovandosi dell’ ossigeno che lui ottiene a livello internazionale, ma lo hanno costretto a subire i loro duelli, “tirando al massimo” ciascuno per la propria clientela ed a scapito del Debito pubblico. Ch’è stato perciò accresciuto non in senso produttivo (quello buono), ma in termini parassitari (32 mld per il bonus da 110%, reddito cittadinanza, quota 102, bonifico bollette, riduzioni fiscali ecc) , non per lo sviluppo. Hanno inteso sia nel Pnrr che nell’accordo con Macron l’avvio del superamento del Patto di stabilità, dei vincoli Ue ai Bilanci nazionali; in Putin, che ci sceglie come mediatori, l’ulteriore consolidamento del prestigio del Paese nel campo finanziario; in Scholz una maggiore disponibilità rispetto alla linea della Merckel, e sul punto di costituire, con noi e con la Francia, il triunvirato egemone in Europa. Condizioni determinate da Draghi; perciò, secondo loro, da inchiodare a Palazzo Chigi…fino al 2023. Dopo, con il nuovo Parlamento ed un altro Capo di Stato, da scaricare però ai “giardinetti”!