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LA CLASSE POLITICA LUCANA SI GIOCA LA FACCIA
di Redazione il 5/12/2021
Ci sono momenti nella vita politica in cui bisogna rimboccarsi le
maniche e mettere da parte ogni motivo di divisione in funzione di
interessi superiori, che vanno al di là delle ragioni di parte.
Dopoguerra e terremoto hanno segnato questi momenti .
Oggi la gente si
aspetta lo stesso comportamento, perché sta passando un treno che
probabilmente non passerà più. Ed è quello che porta con sé le misure
per colmare il divario tra Nord e Sud, per aprire i territori interni e
per parificare prestazioni e servizi in tutto il Paese, riducendo, fino
ad eliminarle, le disparità create da una sciagurata spesa storica. E
proprio quella vicenda, segnato dal fatto che chi aveva i servizi ha
avuto i soldi per mantenerli e chi non li aveva non ha avuto i soldi
per crearli, dovrebbe stimolare la classe politica regionale e
meridionale a fare fronte comune e a competere con le regioni del Nord
sul terreno della competenza, della preparazione sui problemi, della
capacità di difendere in ogni maniera le proprie ragioni. Come sulla
capacità di spendere i soldi, di spenderli bene e subito , con un
rapporto tra costi e benefici che sia preventivabile e verificabile.
Scaturisce da qui il primo dei problemi da affrontare , che è quello di
dotarsi di professionalità forti nella conduzione dei centri decisionali
e in quelli operativi, competenze che finora sono state surrogate da
politici di un certo spessore , forgiati spesso nella gestione dei
Comuni o allevati in partiti i quali mettevano tra i loro doveri anche
quello di preparare una classe dirigente: le Frattocchie e la
Camilluccia . Adesso che la politica si affida a persone non formate
alle scuole di partito ma che vengono dalle professioni e dalla società
civile, questa surroga di competenze non c’è più e il decisore politico
per prima cosa deve farsi affiancare da persone che sanno di che cosa si
parla e conoscono il da farsi.
Alla Regione, con l’arrivo di Bardi in
un contesto di non conoscenza del territorio e di mancanza di un
organico dirigenziale adeguato, si è scelta , per convinzione più che
per necessità, la scorciatoia di portarsi professionalità esterne alla
Basilicata anziché affrontare con immediatezza la strada dei concorsi
interni per portare dentro la macchina figure nuove che pure erano
previste nella pianta organica. Una pezza che non ha retto e che si è
scucita alla prima verifica, suscitando critiche , perplessità e
siluramenti.
Adesso che si sta cambiando comportamento e si incomincia a
guardare meglio a quello che l’ambiente professionale lucano offre (
Vergari, Santarsiero, Spera, Perri) , non si può peccare di incoerenza
,polemizzando sulla personalizzazione delle scelte fatte dal Presidente.
Piuttosto va detto al presidente che il PNRR è un treno che deve essere
completo dei vagoni necessari, e cioè di uffici che debbono essere
messi in condizione di camminare alla stessa velocità del locomotore.
Ora, che , per il PNRR, si metta un buon guidatore, nella persona di
Giampiero Perri, che probabilmente dovrà anche coordinare i 23 esperti
che il Governo mette a disposizione della Basilicata , è una buona cosa,
perchè il curriculum non è di quelli che si discutono. Ma se non si
rinforzano gli uffici con una dirigenza adeguata, il rischio è che
l’intera partita sfugga di mano, con pericolose incursioni di poteri
esterni.
Ecco perché da un lato è indispensabile recuperare un alto
profilo del dibattito politico, con l’abbandono di scaramucce violente e
dannose, in maniera da indirizzare, sorreggere ,verificare lo sforzo
dell’Esecutivo nel fare le riforme e agganciare la ripresa, dall’altro è
urgente, dico urgente, dar vita al concorso dei dirigenti, allo
svolgimento del quale il presidente Bardi può mettere in atto, in
concreto e non a parole, l’impegno assunto formalmente di privilegiare
meritocrazia e professionalità. Omettere questi due passaggi significa
compromettere il risultato di un momento storico irripetibile. Rocco Rosa
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