sabato 11 dicembre 2021

NO AL CITTADINO-SUDDITO

QUANDO  RICORRE  AL  SERVIZIO  SANITARIO !

 


 

                                

                              Articolo  di  Nicola  SAVINO*

 

"Esiste il dovere di non accettare che i cittadini diventino sudditi quando ricorrono al servizio sanitario?

Tre episodi “minori”.

A fine novembre arrivo allo sportello di uno studio privato- convenzionato- per radiografia al piede. Deserto alle 19, con due giovani, attendiamo che la signora allo sportello termini la conversazione con un interlocutore poi rivelatosi in camicie bianco. Con in più qualche telefonata, attendiamo 20 minuti ed arrivano altri “clienti”. Uno di questi è amico della segretaria e scavalca tutti al richiamo di lei. Mi permetto osservare ch’è irregolare, che il turno viene saltato, mentre altri annuiscono l’<amico> mi definisce “uno noto per protestare”. Infine, i ragazzi fanno le lastre, mentre a me tocca prenotare per altra data. Esco con i due che ribadiscono il diverso trattamento e mi confermo nell’impressione d’essere stato punito per protesta ..! Quando-un po’ claudicante- ritorno il 7 dicembre all’ora fissatami, la segretaria di turno-richiestane-mi annuncia che dovrò seguire le 4 persone in sala d’attesa. Allora a cosa serve la prenotazione? Rinuncio per protesta e mi rivolgo ad altro privato, autorizzato non convenzionato (quindi interamente da retribuire).

Qui il secondo episodio: attendo 10 minuti che apra alle 8,30; la sala d’attesa si riempie di altri 6 clienti, ma alle 9,00 il tecnico non è ancora arrivato. Dichiaro alle segretarie che così non va ed abbandono!

Terzo episodio, una mia vicina di casa, pensionata, mi riferisce che la visita prenotatale dal CUP per il 18/12, attraverso la figlia (45 anni, cassiera in un supermercato ..quindi “sveglia”) –le era stata anticipata. Ma quando arriva al S. Carlo, “ping-pongata” tra vari reparti, apprende che dovrà tornare nella data d’origine (non abita a Potenza e ricorre ai bus).

Questi casi, <tre su due> ,quindi percentualmente rilevanti, sebbene “periferici” (di minor peso) sono però tanto frequenti da determinare sudditanza: chi infatti non è costretto all’attesa per una qualsiasi necessità di salute?

C’è poi un altro episodio ch’è invece “centrale” perché determina disagio a molti lucani ed implica 100 milioni di rimborsi annui a favore della Regione Lazio. Si tratta del trapianto del rene ecc. che si potrebbe svolgere in Regione data la disponibilità di un Chirurgo già abile dalla Sede di provenienza.

Per quanto ne so (ormai la mia esperienza da Sottosegretario risale a ben 28 anni fa!), le Autorità sarebbero ben al corrente di questa buona opportunità. Tuttavia, nulla si muove e, quel ch’è peggio, non se ne spiega il motivo: pur essendo non lievi i problemi logistici che gl’interessati sono costretti ad affrontare altrove. Si è pensato che, essendo ubicata a Matera la responsabilità amministrativa del settore, potessero insorgere conflittualità territoriali; e perciò si è fatto circolare che non s’intendeva modificare lo status quo.

Insomma, nessun segnale dalle Autorità pur trattandosi di un servizio di prima utilità, a minor costo e maggiore comodità. E dunque, è possibile affrontare questi due tipi di disfunzioni, verificarle e correggerle, o dobbiamo semplicemente rassegnarci?

Molteplici e polverizzate, perciò di più difficile controllo, quelle definite “periferiche”, quella “centrale” si potrebbe forse affrontare più facilmente. Una Mozione del Consiglio regionale potrebbe impegnare la Giunta a verificare le opportunità qui segnalate e trasformarle in un primo nucleo del Centro trapianti lucano.

Quanto alle disfunzioni “periferiche”, che avviliscono su larga scala la dignità dei cittadini, non dovrebbe essere impossibile assegnare al Difensore Civico un gruppo di “ispettori” con il compito di verificare, magari in veste di utenti, ciò che accade sia nel pubblico che nel privato- persino in quello retribuito. Se poi gli stessi cittadini, invece che subire pazienti, finalmente si allontanassero ad ogni ritardo rispetto alla prenotazione, qualcosa funzionando  meglio, di sicuro la loro dignità sarebbe rispettata.

Ciascuno dovrebbe farla valere non per alterigia o inclinazione alla protesta, ma per la semplice rivendicazione del rispetto che ciascuno di noi deve all’altro! Non so se certi settori della Sanità godano della protezione di qualche Santo; ma è un fatto che sembra esserci una catena di S. Antonio: il pubblico sovraffollato cede al convenzionato, poi questo all’autorizzato : e poi si ricomincia. Infine, mentre non si sa se nel piede c’è acido urico o microfrattura, a 15 giorni dall’ impegnativa si riprenota: non irreparabile se non c’è niente di grave, però resta la disfunzione “arrogante” del Sistema che i cittadini finanziano o direttamente ed attraverso il Fisco o con entrambi.

Non sarebbe conveniente- anche per i grossi interessi economici ed occupazionali che ruotano nella “catena”- programmarsi in modo rispettoso anche per l’Utente? Perché indulgere a questo malcostume? Ne gioverebbe il “tono civile” della Regione se, senza drammatizzare, si istituisse un piccolo servizio ispettivo e questo si combinasse-nella fase iniziale- con il dovere di una composta -ma puntuale-protesta civile! ns"

                                                                                   *Già Parlamentare e Sottosegretario

 

 

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