mercoledì 31 marzo 2021

GUERRE...DI RELIGIONE

- Da  www.italialaica.it -

Lo Scaffale

Francesco Cavalli-Sforza, L'INGANNO DELLE RELIGIONI

Di Recensione di Pierino Marazzani | 18.03.2021

Codice Edizioni, Torino, 2017, pagine 166, euro 16,00

Saggio divulgativo polemico che evidenzia “una connessione inestricabile tra religione e guerra” all'interno di una lunga storia di violenza e di abuso della credulità popolare. La “guerra all'infedele” perpetrata dal clero cattolico portò in occidente al “completo sterminio degli albigesi” ma fallì nel Levante dove il risultato a lungo termine fu quasi nullo, per cui i cristiani locali furono sottoposti a continue vessazioni fino ad essere massacrati in massa come capitò ai cristiani armeni nel 1915.

L'arrivo dei cattolici in America portò al genocidio della popolazione indigena: “nei cento anni successivi all'arrivo di Colombo, muoiono quasi 60 milioni di amerindi”. L'Autore nota poi giustamente come tale genocidio cristiano sia nascosto nei libri scolastici di storia al fine di non danneggiare la falsa immagine che della chiesa cattolica viene rappresentata nei libri usati nell'ora di religione: “non sia mai che qualcuno si accorga che sono stati gli europei i veri selvaggi”.

Le religioni hanno sempre fatto leva proprio sull'ignoranza che ha accompagnato la storia umana.

Bisogna lasciarsi alle spalle l'idea di Dio e, per chi vuole comunque coltivare alcune forme di spiritualità, il libro ne suggerisce alcune nei capitoli “Il senso del sacro” e “E invece di Dio?”.

In conclusione “Un mondo senza Dio è più libero di dare forma a se stesso, e non avendo direttrici predefinite può costruire le proprie” su basi umanistiche o scientifico-razionalistiche a seconda dei gusti.

Pierino Marazzani, marzo 2021

LEGAMBIENTE PER L'ITALIA

 

PNRR, ecco le dieci opere faro. Legambiente presenta al Governo le sue proposte

IN FILA COME UN COMUNE CITTADINO

per  il  vaccino  anti Covid-19  anche  il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario  Draghi,  insieme  alla  moglie.


martedì 30 marzo 2021

CORONAVIRUS E ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA'

 
Dopo accertamento a Wuhan in Cina, laddove avrebbe avuto inizio l'epidemia-pandemia, con attività che sembra essere avvenuta non senza difficoltà e non in assoluta indipendenza, l'Organizzazione mondiale della  Sanità (OMS) ha ritenuto come "ESTREMAMENTE  IMPROBABILE"  la fuga del virus  SARS-COV 2  da un laboratorio di quella città, così in qualche modo confermando l'origine animale del virus.
Dunque, "estremamente improbabile", non sicuramente, con certezza, improbabile...e qualche dubbio non può che restare...
 
 


sabato 27 marzo 2021

VIVA IL TEATRO !

  "Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso".
(Gigi Proietti)

 

 "Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti".
(William Shakespeare)

 

 

 -  Da   www.spettacolodalvivo.beniculturali.it  -

GIORNATA MONDIALE DEL TEATRO - 27 MARZO 2021

La Giornata Mondiale del Teatro è stata istituita dall’International Theatre Institute e da esperti dell'UNESCO e celebrata per la prima volta il 27 Marzo 1962. La data coincideva, allora, con la cerimonia di inaugurazione del Teatro delle Nazioni che si svolgeva a Parigi. 
Da quel giorno, ogni anno, in tutto il mondo viene celebrata la Giornata Mondiale del Teatro.

Per l'occasione viene richiesto ad una personalità del teatro, della musica e della cultura in genere di scrivere un messaggio. 
Il messaggio del 2021 è stato scritto dall'attrice Helen Mirren.
Ne verrà data lettura nei teatri, nelle scuole, nelle biblioteche, nei luoghi di cultura e di aggregazione in tutto il mondo, e rappresenta per le arti e la cultura un  augurio di ripresa.


GMT 2021 Messaggio Helen MIRREN.pdf

venerdì 26 marzo 2021

ALTRO CHE "NO VAX" !

 Anzi  è  necessario  immunizzarsi  con  qualsiasi  vaccino  contro  il  Covid-19.


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 “No Vax” due monosillabi contro Scienza e Filosofia

 

 Valerio Mignone*

 

Purtroppo continua la pandemia da Covid-19, e con essa continua la infodemia, brutto neologismo, nato nel 2003, in occasione della epidemia da Sars, quando si diffusero voci allarmistiche sulla gravità della malattia. La infodemia, che sta per informazione e popolo, oggi è ancora più invasiva, per la maggiore diffusione, rispetto al 2003, di Internet, che ci rende dipendenti da smartphone. Ovviamente, la scienza e la razionalità contrastano la infodemia, per l’enorme garbuglio di informazioni, opinioni, suggerimenti, in gran parte infondati, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento, e conoscerne le fonti affidabili.  

Quanto al Covid-19, la lentezza nella decrescita della curva epidemica, la letalità ancora alta, nonostante le vaccinazioni in corso in tutto il mondo, diffondono perplessità e scetticismo. Ma, soprattutto, preoccupa il dubbio diffuso, ahimè, tra medici, operatori sociosanitari, e corpo docente, che costituiscono una parte rilevante della società italiana.

Infatti, la cronaca riporta la notizia di medici e insegnanti che, in tutta Italia, da Napoli a Torino, rifiutano di immunizzarsi contro il Covid-19 con vaccino AstraZeneca, o di completare la immunizzazione con la seconda dose dello stesso vaccino, perché esso comporterebbe complicanze gravi fino alla morte. Questo comportamento è puro autolesionismo. La casa produttrice ha sdrammatizzato la notizia, etichettandola come effetto di mentalità irrazionale, antiscientifica e antiistituzionale, o, addirittura, come disubbidienza civile. In Inghilterra, su 10 milioni di vaccinati con AstraZeneca i risultati degli esami hanno dimostrato che la percentuale di complicanze è bassissima, pari a 0,002 per cento. Gli stessi organi competenti che, per prudenza, si erano mobilitati nel ricercare la causa di tali decessi, ed avevano sospeso l’uso del vaccino, lo hanno dissequestrato, consentendone la ripresa della immunizzazione, avendo preso atto, al termine delle opportune indagini, dell’assenza di qualsiasi rapporto causa-effetti tra vaccinazione con AstraZeneca ed alcuni decessi. Ciò nonostante, la stampa, erroneamente, segnala patologie insorgenti in persone appena vaccinate, come ictus cerebrali, morti improvvise, ed altro, riproponendo dubbi sulla innocuità del vaccino. E’ opportuno ricordare che anche il settore farmaceutico è sottoposto al mercato internazionale, alle sue regole concorrenziali, più o meno lecite, e trasparenti. E, ad oggi, sono, o saranno, disponibili vari vaccini, tra i quali il preannunciato vaccino italiano Spallanzani- Reithera.  

Come se ciò non bastasse, nel dibattito tecnicoscientifico in corso sulla vaccinazione si sono inseriti i cosiddetti “negazionisti”, meglio noti come “No vax”, che negano la validità della immunizzazione con i vari vaccini.

VACCINAZIONI: SI COMINCIA ANCHE A MARATEA

 


giovedì 25 marzo 2021

FRANCESCO, PAPA SENZA STIPENDIO

con "Motu proprio"  e  con decorrenza 1° Aprile, taglia gli  stipendi  ai  Cardinali, ai dipendenti della Santa Sede, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e di altri Enti collegati.

-  Da   www.contocorrenteonline.it  -

 Quanto guadagna Papa Francesco: la cifra lascia a bocca aperta

 

 

Papa Francesco  "quando è stato eletto nel 2013 ha deciso di far prevalere i suoi valori di sobrietà e risparmio, rinunciando al lauto compenso che solitamente veniva erogato ai pontefici.

Si è concesso solo la possibilità di poter prendere denaro dall’Obolo di San Pietro (è nelle sue facoltà), fondo alimentato dalle donazioni che arrivano da tutto il mondo per finanziare le attività della Chiesa.

Bergoglio inoltre ha abolito il bonus di 1000 euro al mese per dipendenti della Santa Sede per il periodo vacante in cui viene eletto il nuovo Papa. Ha effettuato dei tagli anche ai Cardinali membri della Commissione di vigilanza e bloccato gli stipendi di tutti i dipendenti e congelato gli scatti di anzianità e relative promozioni.

Quanto ai regali che riceve in molti casi li rivende per ricavare proventi da destinare ai poveri. Altri invece si trovano nella sagrestia di San Pietro o nelle biblioteche dei musei vaticani. 

Un cambio radicale rispetto al passato, quando Benedetto XVI percepiva un fisso mensile di 2500 euro. Sulla sua stessa linea di Bergoglio c’era anche Giovanni Paolo II, almeno stando alle dichiarazione dell’ex direttore della sala stampa vaticana Joaquin Navarro Valls (deceduto nel 2017), che dichiarò che Wojtyla non ha mai percepito nulla a differenza di quelle che erano le convinzioni popolari del tempo". 

Papa Francesco con la Curia romana

 

M'ILLUMINO DI MENO

 


-  Da   www.quirinale.it  -

"In occasione della Giornata Internazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili, la Presidenza della Repubblica aderisce anche quest'anno all'iniziativa "M'illumino di meno", campagna di sensibilizzazione sulla razionalizzazione dei consumi energetici ideata dalla trasmissione "Caterpillar" di Rai Radio 2.

Venerdì 26 marzo, dalle 19.00 alle 20.00, verranno disattivate le luci di Gala esterne, del Cortile d’Onore e dei Porticati del Quirinale".

Roma, 24/03/2021

DANTEDI'

 


 

Omaggio ad Alighieri: Dante e le donne – Di Luciana Grillo

Oggi l'iInizio ufficiale delle celebrazioni del Sommo Poeta perché il 25 marzo 1300 è il giorno in cui Dante decise di cominciare il suo viaggio ultraterreno
 
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La Prof.ssa  Luciana  Grillo, lucana, è socia  del Centro culturale  "Josè Mario Cernicchiaro"  di  Maratea. 

mercoledì 24 marzo 2021

GIACINTO ALBINI, IL "MAZZINI LUCANO"

 Da   www.civiltaappennino.it  -


Dall’Appennino meridionale, storie e rivoluzioni che unirono l’Italia

A 200 anni dalla nascita del patriota Giacinto Albini

 

Il 17 marzo scorso ricorrevano 160 anni dell’Unità d’Italia e per Fondazione Appennino la settimana che ne segue assume un valore ancor più importante, legata a fatti ed avvenimenti di particolare significato.

Il 24 marzo 1821, esattamente 200 anni fa, nasceva a Napoli, da famiglia di Montemurro, Giacinto Albini, uno dei principali protagonisti meridionali dell’Unità d’Italia ed il principale fautore dell’insurrezione lucana che vide la Provincia di Basilicata come prima regione ad annettersi al nuovo Regno, senza attendere la risalita in Appennino delle truppe di Garibaldi.

La data più conosciuta è quella del 18 agosto 1860, quando le truppe dell’insurrezione capitanate da Albini, entrarono in Potenza dopo essere partite da Corleto Perticara il 16. Un viaggio che per il “Mazzini lucano” (questo il soprannome che la storia gli ha dato) rappresentò solo l’ultimo tratto di un cammino di impegno politico repubblicano, iniziato molti anni prima quando, da giovane laureato sia in Legge (1943) che in Lettere (1945), alla ricerca di una sua professione si imbatté nel clima repubblicano ed insurrezionale che si viveva a Napoli. Nel 1948 fece ritorno a Montemurro e fondò un Circolo Costituzionale prima e un comitato antiborbonico repubblicano poi, a cui si aggiunse un’intensa attività organizzativa per conto dell’Associazione Unità d’Italia, che Albini svolse girando tutto il Mezzogiorno per anni. Questo però gli valse la fama di pericoloso rivoluzionario per le truppe borboniche e varie condanne, pur riuscendo a sfuggire sempre alla cattura.

Il 1857 fu un anno particolarmente significativo per l’Albini, colui che Giuseppe Mazzini dall’esilio definiva “mio fratello in patria” e che proprio da Mazzini non ebbe ascolto quando con Pisacane concepirono la disastrosa spedizione di Sapri, non tenendo conto proprio dei consigli di Albini a dissuadere, ritenendola azzardata. Nonostante la Basilicata era considerata pronta ad insorgere, il muovere le truppe lucane verso la provincia di Salerno era ritenuta impresa troppo ardua. Non fu ascoltato e il 2 luglio 1857 a Sanza, Carlo Pisacane trovò la morte.

L’episodio segnò profondamente l’animo e l’entusiasmo di Albini ma furono sensazioni che durarono pochi mesi perché il 16 dicembre di quell’anno, la sua Montemurro fu epicentro del più funesto degli eventi, il terribile terremoto che segnò la storia di una fiorente e viva cittadina, dedica al commercio e punto di riferimento dell’area, che da quell’evento si vide dimezzare la popolazione che prima del terremoto contava oltre settemila abitanti

martedì 23 marzo 2021

A 33 ANNI DALLA MORTE DI LUCA E MARIROSA

  NOTA  DI  "LIBERA  BASILICATA" 


Luca Orioli e Marirosa Andreotta chiedono ancora giustizia!

Una giustizia che non è mai arrivata del tutto.

  • Non abbiamo dimenticato la notte tra il 23 e il 24 marzo 1988.
  • Non dimenticheremo mai Luca Orioli di anni 20 e Marirosa Andreotta di anni 22, trovati morti nel bagno di casa di lei in quella tragica notte.
  • Non ci siamo stancati di chiedere, continuamente, verità e giustizia.
  • Non ci convince il percorso giudiziario che ha approdato ad un giudizio contestabile.

Luca e Marirosa non vogliono essere solo ricordati, chiedono giustizia.

Chiedono la sveglia alle coscienze che possono arrivare alla verità oggi taciuta.

La ‘legalità’ resterà una parola astratta se non diventerà lo strumento e il mezzo per raggiungere un obiettivo che si chiama giustizia.

Abbiamo un debito di riconoscenza verso chi è stato ucciso e per i familiari che attendono giustizia.

La democrazia chiede a tutti di fare la propria parte.

Non dobbiamo stancarci di cercare e di chiedere la verità quando viene taciuta, omessa o manipolata.

Numerose sono le verità che ci girano intorno non riconosciute ancora come tali, coperte dal velo opaco delle tante, troppe coscienze inerti e addomesticate.

La prima mafia – quella su cui s’innestano tutte le altre – è la mafia dell’indifferenza“.

a

DUE LIBRI DA LEGGERE

                              La storia  di  Rocco  e  "una lettera d'amore alla madre adottiva".


 

domenica 21 marzo 2021

FARE MEMORIA...

 -  Da   www.quirinale.it  -

 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della "Giornata nazionale della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie", ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«La memoria è radice di una comunità. Fare memoria è condizione affinché la libertà conquistata continui a essere trasmessa e vissuta come un bene indivisibile. Ecco perché ricordare le donne e gli uomini che le mafie hanno barbaramente strappato alla vita e all’affetto dei loro cari, leggerne i nomi, tutti i nomi, non costituisce soltanto un dovere civico. È di per sé un contributo significativo alla società libera dal giogo oppressivo delle mafie, è affermazione di principi di umanità incompatibili con i ricatti criminali, è fiducia nella legalità che sola può garantire il rispetto dei diritti, l’uguaglianza tra le persone, lo sviluppo solidale.

Non dimenticheremo mai le vittime innocenti, i servitori dello Stato, le persone libere che non hanno rinunciato ai loro valori pur sapendo di mettere a rischio la propria vita.

Anche quest’anno la “Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” sarà condizionata dalle misure di limitazione rese necessarie dalla diffusione della pandemia. È tuttavia assai prezioso che “Libera” abbia ugualmente deciso di promuovere iniziative che tengano viva la ricorrenza e portino all’attenzione di tutti l’attualità del messaggio. Estirpare le mafie è possibile e necessario. L’azione di contrasto comincia dal rifiuto di quel metodo che nega dignità alla persona, dal rifiuto della compromissione, della reticenza, dell’opportunismo.

Ricordare e “riveder le stelle”, come recita il bel motto scelto per questa edizione della Giornata, sono dunque parte della medesima sfida di libertà. Mi congratulo con gli organizzatori perché continuano a porre la coscienza e la cultura come basi e motori del riscatto. Sono proprio la coscienza e la cultura che le mafie – vecchie e nuove – considerano l’ostacolo dei loro disegni di arricchimento illecito, di dominio su persone e territori, di condizionamento economico e politico. La consapevolezza del bene comune e i comportamenti responsabili che insieme sapremo mettere in atto, possono darci la forza necessaria per superare le difficoltà e gli ostacoli che i tempi ci pongono di fronte».

Roma, 21/03/2021

VIVA LA POESIA !

 

È il 21 marzo 2021, Giorno della poesia – Di Luciana Grillo

I poeti - grazie a Dio - ancora oggi continuano a poetare, a manifestare delusioni e piccole gioie, a ricordare il passato…

RAGAZZI DEL '99

Tra  quei  ragazzi  c'era  anche  mio  nonno  materno, Biagio Schettino, partito dalla piccola frazione di Massa di Maratea.                                              

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  -  Da   "PILLOLE  DEL  2021"   di  Gian  Carlo  Marchesini  in  www.calderano.it - Storia e storie.

 

"Mio padre svolgeva il lavoro di medico condotto in alcuni paesi della campagna vicentina. Andava in ambulatorio la mattina dove riceveva e visitava i suoi pazienti, e il pomeriggio girava per strade e contrade prima con la sua bicicletta Bartali, poi con una vecchia immarcescibile Balilla. Con noi sei figli era presente ai pasti seduto a capotavola accanto alla mamma, che di mestiere faceva la maestra. E poi la domenica quando andavamo insieme allo stadio a tifare per il Marzotto a Valdagno, oppure per il Lanerossi a Vicenza. Nei momenti di riposo dal lavoro mio padre sedeva accanto alla radio per ascoltare qualche brano di musica lirica, oppure leggeva Il Corriere della Sera. E alla fine accavallava le gambe in modo che qualcuno di noi potesse salire a cavalcioni su un suo piede per dondolarci cantando immancabilmente la strofa Tuttù tuttù mussetta, la masse xe andà a messa. Io lo accompagnavo in Balilla nel suo giro di visite in campagna. I contadini, spesso poveri, pagavano il suo servizio mettendo tra le mie mani un pacco di uova o una gallina spennata pronta per essere cucinata. Ed essendo in nove a casa, nonna compresa, sapevo che sarebbe stata molto apprezzata. A volte la sera mio padre raggiungeva l'osteria del paese dove si sedeva a un tavolo con un gruppo di amici per giocare a carte. Io lo raggiungevo di soppiatto, lui mi regalava una caramella e un sorriso, e poi soddisfatto me ne andavo.

Ah, dimenticavo: mio padre è nato nel 1899. A diciassette anni era sull'Altipiano di Asiago a combattere sotto le bombe l'esercito invasore austro ungarico. E suo padre è stato operaio in uno stabilimento tessile dei Marzotto confinato in un reparto di punizione perché organizzava gli altri operai contro lo sfruttamento. Ciao papà".

venerdì 19 marzo 2021

OMBRETTA FUMAGALLI CARULLI NEL RICORDO DI VALERIO MIGNONE

 

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In ricordo di Ombretta Fumagalli Carulli e della Seconda Repubblica

 

Valerio Mignone*

 

E’ raro che la scomparsa di un sottosegretario faccia notizia, seppur limitata, nei comunicati stampa e radiotelevisivi. Questo è avvenuto per Ombretta Fumagalli Carulli. 

E’ opportuno che anche i lettori della sola stampa locale sappiano di una personalità che ha partecipato alla evoluzione legislativa della società italiana in un periodo di sofferta transizione politica, ormai noto come passaggio alla cosiddetta Seconda Repubblica.

Ombretta Fumagalli Carulli, deceduta il 16 marzo ultimo scorso, nacque democristiana con Giulio Andreotti, condivise le frammentazioni destrorse del partito con Ferdinando Casini e Clemente Mastella nel Centro Cristianodemocratico (CCD), e Silvio Berlusconi in Forza Italia. Da sottosegretaria di Stato alla Sanità, non potè non soffrire il confronto con la democristiana di sinistra Rosy Bindi.

Culturalmente di destra, la Fumagalli Carulli, nativa di Meda, tra Milano e la Brianza, non esitò ad esprimere qualche dissenso nei riguardi della politica localistica della Lega Nord di Umberto Bossi. E tuttavia, nel 1993, alla elezione diretta del sindaco di Milano, nella sfida Nando Dalla Chiesa-Formentini della Lega, sostenne Formentini. Nel 1993, nel governo Ciampi, fu sottosegretaria al Ministero delle Poste e Telecomunicazioni, e nel 1994 fu sottosegretaria alla Protezione civile, nel primo governo Berlusconi. Rieletta al Senato, nel 1997 passò a Rinnovamento italiano con Lamberto Dini, ove concluse il suo impegno politico. 

Nel 1999 fu sottosegretaria al Ministero dell’Interno nel governo D’Alema; e sottosegretaria alla Sanità nel governo Amato II.

Chi scrive La ricorda in Commissione Igiene e Sanità del Senato, nel 2000, verso il termine della XIII legislatura, quando sostenne la riqualificazione delle professioni sociosanitarie. Ed ancora, quando prese atto della rilevanza che il settore erboristico aveva acquisito nel costume sociale e nell’economia nazionale con migliaia di addetti, un fatturato di 500 miliardi di lire, e 6 milioni di italiani che acquistavano prodotti erboristici. In sede deliberante, non ostacolò l’approvazione delle norme per agevolare il travagliato impiego dei farmaci analgesici oppiacei nella terapia del dolore. Fu molto attenta nel sofferto dibattito sugli ex Istituti di Ricovero e Cura a carattere scientifico, e sulla Disciplina degli Istituti di ricerca biomedica, che negli ultimi tempi aumentavano di numero non per una reale attività di ricerca, ma prevalentemente per assistenza medica, spesso in concorrenza con gli ospedali pubblici.

Donna elegante, e di cultura, dialogava con tutti, con modestia. Pur con la sua autorevolezza non riuscì ad essere ministro. Docente di Diritto canonico a Ferrara, passò, poi, all’Università Cattolica di Milano, dove, dopo la esperienza parlamentare, tornò ad insegnare.

Riposi in pace senatrice Ombretta Fumagalli Carulli! Le Sue opere di bene vivranno ancora in questa nostra Italia; e non vivrà le sofferenze del cambiamento della politica in atto, con la democrazia di click su smartphone tra polvere di Cinque o più stelle. Ci rassicura il vivaio della Banca d’Italia che ha reso disponibile Mario Draghi sulla scia di Luigi Einaudi, Guido Carli, Carlo Azeglio Ciampi, Fabrizio Saccomanni, Tommaso Padoa-Schioppa ed altri; ma, soprattutto, ci rassicura la Costituzione della Repubblica preposta a tutelare i diritti degli Italiani nei momenti difficili, ivi compresi quelli da pandemia da Covid-19.  

*Già membro delle Commissioni Sanità Camera Deputati e Senato

Maratea 18 marzo 2021

FESTA DEL PAPA'

    CON  EDUARDO  DE  FILIPPO

   'O PATE

  Pe tutta a vita st’Omme te sta accante,
  e tu, a stiente, t’accuorge che sta llà,
  p’e figlie fa e tutto, e nun se vante,
  e soffre spisso senza mai parlà.

  E comme a S. Giuseppe, zitto e muto,
  s’abbraccia a croce e fa o vulere e Dio:
  fatica, prega e resta scanusciuto,
  e quanno chiagne...chiagne,
  t’ dich’io!

Si pure tene mpietto nu dolore,
o stesso, p’a fatica, esce a matina;
p’ a famiglia, è nu martire d’ammore,
all’ufficio, a o negozio o all’officina.

Te vò bene e t’ o dice quasi maje,
te fa l’elogio, si nun staje presente;
te vase nfronte quanno a durmi’ staje;
pe’ na carezza, gode veramente.

Si te richiama, o’ ffa pè vero amore;
pè te dà gioia, soffre tutt’e’ ppene;
e ogni ghiuorno se consuma o core,
pecchè è pate, è vecchio i è piccerillo.

Salutalo quante jesci e quante tuorne,
e falle qualche vòta na carezza:
t’accuorgi ampressa ca te gira attuorne,
suspiruso e te fa na tenerezza.

O bene che fa o pate l’annasconne,
pecchè è ommo e ll’omme accussì fa:
quanne o figlio se sceta a dint’ o suonne,
quanno sposa e addeventa isso Papà.

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LA MAESTRA CON LO SCALDINO

 Pensieri-ricordo in memoria della mia cara Maestra elementare, peraltro sollecitati dalla bella poesia “MIA  MADRE”  della figlia,  Mariantonietta Mordente.

 

 
Avevo appena cinque anni quando, senza precedente frequenza di asilo nido e/o scuola materna, cominciai timidamente a varcare l’austero, vecchio portone dell’antico Palazzo De Lieto dove arrivavo da via Cardinale Gennari, già Pendinata. 


Ero in prima elementare ed in quelle stanze essenziali e sempre fredde c’erano tanti bambini delle diverse classi con i loro Maestri, tra i quali  mio nonno materno, il Maestro Biagio Schettino. In quegli anni era lì solo una parte degli scolari di Maratea perché tanti altri potevano fruire della scuola in ciascuna frazione o nella valle, in località prossima alle loro famiglie.

Mi capita di frequente, e non solo quando ancor oggi entro in quello storico palazzo, di ripensare a quel periodo e di rivedermi bambino tra vecchi banchi, muniti di calamaio, con i compagni di classe, tutti con grembiulino e rispettosi delle regole, in un’aula che, nel mio ricordo, sembra essere stata sempre quella dalla prima alla quinta elementare. C’era anche una porta-balcone da cui poter uscire per raggiungere vecchi gabinetti alla turca posti all’esterno e tali da, comunque, scoraggiarne l’uso.

Ci ritrovammo con una Maestra che fu sempre la stessa, questo lo ricordo bene, e che, con il tempo, imparammo a conoscere come la Maestra Maria Iannini Mordente. Si dedicava alla sua classe ed a ciascuno di noi amorevolmente, con dolcezza accompagnata  da tanta pazienza, ed i suoi modi erano sempre materni anche quando si arrabbiava un po’.

Era molto importante il calore umano, almeno quello, in una stanza priva, come allora si usava, di qualsiasi tipo di riscaldamento, ma noi bimbi per l’intera mattinata non ci facevamo caso, abituati come eravamo già nelle nostre case, nelle quali non mancava però un piccolo focolare. O, meglio, nell’aula qualcosa c’era e compariva soprattutto nei giorni più freddi ma si trattava solo di un piccolo, poco utile scaldino, tipico di quel periodo, a disposizione della nostra Maestra che, pur infreddolita, non lo dimostrava.

Eravamo bambini costantemente da lei seguiti e piacevolmente impegnati, tanto da…non avere il tempo di sentir freddo, pur seduti e composti nei banchi,  muti testimoni del nostro crescere con quella voglia di imparare a leggere e scrivere…, che ancora oggi  ci accompagna.

Grazie, Maestra  Maria !

Il Maestro Biagio Schettino con le colleghe

 

CASI COVID-19 IN BASILICATA - Aggiornamento.