mercoledì 10 marzo 2021

UN DELETERIO RITARDO DA COLMARE

 

                                          

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Basilicata unica Regione d’Italia senza Facoltà di Medicina

Chi sostiene Potenza sostiene Matera. E viceversa 

 

 Valerio Mignone*

 

Si è sperato fino ad oggi di poter leggere su La Nuova l’intervento di qualche Lucano, e, in particolare, di qualche Potentino, a favore della deliberata Istituzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia a Potenza; attesa vana! Nemmeno una formale “Difesa d’ufficio”! Alcuni, incredibile a dirsi, hanno pubblicamente reiterato la loro vecchia contrarietà.

Già il defunto Leonardo Sacco, direttore del mitico periodico BASILICATA, vera antologia di un sano meridionalismo, ricordava quanto segue, in una lettera del 2 maggio 1989, indirizzata allo scrivente per giustificare la non pubblicazione di un intervento a favore della Facoltà di Medicina: “…trattando una proposta di interesse non comune, più di quante normalmente interessino l’Università di Basilicata, ritenni opportuno sottoporre al giudizio di alcuni competenti (molto più di me), amici docenti di quell’ateneo”. La risposta fu: “inopportunità nella fase che sta vivendo la giovane università di Potenza, con tante difficoltà; proposta incongrua, perché rientra fra le prerogative – e contrattazioni – ministeriali; non è senza significato che gli ambienti potentini che contano non se ne siano ancora interessati”. Erano gli anni in cui, per l’eccessivo numero di iscrizioni alle Facoltà di Medicina, si facevano lezioni non negli anfiteatri anatomici, ma nelle sale cinematografiche.

Il tema è tornato d’attualità lo scorso anno, quando la Presidenza della Regione e l’Università di Basilicata hanno annunciato la istituzione, a Potenza, e l’attivazione del primo triennio della Facoltà di Medicina e Chirurgia per 60 “matricole”, con l’investimento rispettivo di 18 milioni da parte della Regione, e di 6 milioni da parte dei Ministeri dell’Università e della Salute. Questa decisione dimostra che la pur “giovane università di Potenza” ha superato le “tante difficoltà”; che “le prerogative – e contrattazioni – ministeriali” hanno considerato congrua la vecchia “proposta incongrua”. E quanto al disinteresse degli “ambienti potentini che contano…”, oggi essi ritengono superfluo intervenire, essendo la Facoltà di Medicina di Potenza in fase avanzata di realizzazione.

In una analisi preliminare a quanto si scrive, è apparso che nell’Italia del Centro Nord ci sono più Università e Facoltà di Medicina che nel Sud, e che le Facoltà di Medicina nell’Italia meridionale continentale sono a Catanzaro, Lecce, Bari, Foggia, Salerno, Napoli, Caserta, mentre la Basilicata, con i suoi 550 mila abitanti, è l’unica Regione d’Italia, a Statuto ordinario, ad esserne priva.

Nel timore, poi, che un basso numero di abitanti non rendesse efficiente ed utile una tale istituzione in Basilicata, si è ricostruita, parzialmente, la mappa delle Facoltà di Medicina nell’Italia centrosettentrionale, calcolando a spanne il rapporto Facoltà di Medicina-numero abitanti. Il risultato è: Chieti 389.169 abitanti, L’Aquila 303.219, Pesaro 360.187, Ferrara 342.600, Reggio Emilia 630.851, Varese 882.126, Molise 296.934, Perugia 662.110, Parma 194.417, Como 595.918, Verona 923.000, Udine 533.388, abitanti.

La istituenda Facoltà di Medicina a Potenza interessa almeno 400.000 abitanti del Potentino, al netto dei Materani che gravitano su Bari, dei Melfesi che gravitano su Foggia, e di qualche Lagonegrese che potrebbe orientarsi su Salerno. In tale realtà, a 400.000 Lucani va riconosciuto il diritto di poter accedere ad una Facoltà di Medicina. E, contrariamente a quel che si può pensare, in tale settore i piccoli numeri possono garantire efficacia, efficienza, appropriatezza di prestazioni.

Tra l’altro, in tutte le Regioni del Centro Nord, oltre ad un buon numero di Università e Facoltà di Medicina c’è un ottimo indice infrastrutturale, e di mobilità, per cui non pochi studenti possono non risiedere nella sede della Facoltà. Ciò potrà avvenire anche nell’hinterland di Potenza, ove la nuova Facoltà di Medicina contribuirà a limitare sia lo spopolamento in atto, sia l’esborso di risorse finanziarie verso altre Regioni, ospiti di giovani lucani aspiranti alla professione di medico chirurgo.

E’ pura utopia la proposta, di alcuni urbanisti, di ripopolare borghi con qualche coppia di vecchietti in case sfitte e abbandonate, offerte in locazione gratuita. Occorrono giovani, e non pochi! 

Il freno allo spopolamento, prioritario in Basilicata, si otterrà prevenendo che il giovane vada fuori, per la sua formazione professionale; egli difficilmente rientrerà, preferendo le offerte di lavoro che ben presto gli verranno là dove conseguirà la laurea.

Si colga, quindi, l’occasione della ricostruzione dell’Italia dopo la pandemia da Covid-19 per dare una spinta al progresso socioeconomico e culturale alla Basilicata ed ai Lucani, sostenendone la Facoltà di Medicina, ai cui allievi non saranno preclusi “stage” all’estero, da Oxford a New York a Copenaghen.

Il Servizio Sanitario Regionale potrà investire quota parte del 60% delle risorse per l’Ospedale Regionale “San Carlo”, che diventerebbe Azienda Ospedaliero-Universitaria, ed il restante 40% per la Medicina del Territorio.

In Basilicata, per fortuna, non occorre fare alcun Ponte sullo Stretto, impattante nel cielo, come tra Calabria e Sicilia, cui, peraltro, i progressi della Scienza delle Costruzioni offrono l’alternativa del ponte adagiato sul fondo sottomarino. I Potentini sono stati molto bravi a collegare i vari rioni della città con strade rotabili, e ponti alti e arditi, o “artistici”, come il ponte sul Basento progettato da Sergio Musmeci. Altrettanto dicasi di quel Museo ferroviario a cielo aperto, quale è la tratta Sicignano degli Alburni-Potenza, con la galleria di Balvano, tristemente nota per la strage del 3 marzo 1944, e della Potenza-Melfi, lunga serie di ponti poggiata su bassi pilastri. Questi ponti e gallerie sono anelli di una catena umana continua, lungo la quale ci si tiene per mano, che si prolunga nei piccoli borghi dell’hinterland di Potenza, ove, con il succitato ripopolamento, potrà rivivere una economia rurale di ritorno, grazie alla ricchezza naturalistica, agricola e artigianale, nel contesto della odierna società digitalizzata e interconnessa.

I Potentini sosterranno la istituzione della Facoltà di Medicina, che, di per sé, costituisce un ponte tra cultura scientifica, umanistica e tecnologica, e renderanno onori a chi, tra i progetti della ricostruzione dopo il terremoto del 23 novembre 1980, inserì la istituzione della Università di Basilicata. Finalmente, si andrà a Potenza, non solo - secondo un vecchio detto popolare - per guai fiscali, giudiziari e di salute, ma anche per formazione culturale e ricerca scientifica in Medicina.

Nel passato, l’ospedale “San Carlo” ha avuto eccellenze come la Cardiochirurgia con Ugo Tesler, e, più recentemente, la Divisione di Reumatologia. Sono vie tracciate, ancora vitali, che renderanno meno disagevole il percorso per il riconoscimento accademico.

Appare chiaro che nel settore universitario ogni spesa è investimento proficuo per le future generazioni, e non è brigantaggio finanziario sulla sanità, sempre in agguato, che, anche tramite banche di periferia, diffonde un neocapitalismo impegnato ad arricchire pochi e impoverire i più. Dalla Facoltà di Medicina a Potenza potranno trarre vantaggio, diretto o indiretto, anche le piccole e medie imprese lucane, sottraendole al rischio di un sottile “strozzinaggio”.

Ai Materani “negazionisti” della Facoltà di Medicina e Chirurgia a Potenza si deve ricordare che non è passato invano il tempo descritto da Carlo Levi nel “Cristo si è fermato ad Eboli” con i “medicaciucci” di Aliano, e da Rocco Scotellaro, poeta e scrittore di Tricarico. La maggior parte dei Materani conosce la Storia dell’impegno di Togliatti, De Gasperi, Colombo nel risanare i “Sassi”; e di Adriano Olivetti, e di Enrico Mattei nel dopoguerra. Sono superate “Le basi morali di una società arretrata”, descritte nel 1954-‘55 da Banfield nel suo studio sociologico a Chiaromonte. Oggi, occorre far tesoro del lascito di Matera Capitale Europea della Cultura per il 2019, oltre che della dichiarazione UNESCO 1993 dei Sassi di Matera Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Potenza e Provincia hanno le carte in regola per la istituzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Basilicata, nelle cui aule si parlerà di Rocco Mazzarone, impegnato a lottare contro la malaria e la Tubercolosi, e di Dinu Adamesteanu che ha diffuso cultura nel mondo fino agli ultimi giorni della sua vita nell’amato Metapontino.

Infine, va ricordato che sono da bonificare la Val Basento, inquinata in buona fede con amianto durante il cosiddetto “Miracolo economico”, e il deposito delle scorie radioattive della Trisaia di Rotondella, e che occorre vigilare sui danni da estrazione di petrolio in Val d’Agri. Su tali interventi saranno utili studi di epidemiologia condotti presso la Facoltà di Medina di Basilicata.

In conclusione, la Facoltà di Medicina a Potenza comporterà cultura, ripopolamento, nuova economia. Chi si opporrà a ciò, si opporrà al progresso socioeconomico locale, all’ammodernamento del Sud Italia, e alla cultura.

La Basilicata è una; Chi sostiene Potenza, sostiene Matera, e viceversa.  

9 marzo 2021              *Già primario medico e membro di Commissioni Sanità Camera Deputati e Senato

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