La fotografia documenta la tensione e la commozione di Giuseppe Gulotta e dei suoi Avvocati subito
dopo la lettura della sentenza di assoluzione con formula piena emessa, nel processo di revisione, dalla Corte di Appello di Reggio Calabria il 13 febbraio 2012, 36 anni dopo il suo arresto, seguito dai vari gradi di giudizio e dalla la sentenza definitiva con condanna all'ergastolo nel 1990.
Gulotta, appena diciottenne, era stato accusato da un reo confesso, che poi aveva ritrattato senza essere creduto e successivamente era morto in carcere, dell'omicidio di due Carabinieri nella Caserma "Alkamar" di Alcamo Marina, in provincia di Trapani. Solo a seguito di ripetuta e grave violenza ad opera di un gruppo di Carabinieri, il ragazzo aveva firmato un verbale nel quale, stremato, riconosceva la sua responsabilità per poi ritrattare la sua confessione dinanzi ai Magistrati senza essere mai più creduto. Molti anni dopo Renato Olino, ex Carabiniere, spinto dai rimorsi di coscienza, ha parlato della vicenda e della confessione estorta subito dopo l'arresto del giovane. Si è potuto così dare avvio al processo di revisione conclusosi con il riconoscimento della totale estraneità ai fatti di Giuseppe Gulotta, già condannato all'ergastolo.
Questa triste storia è raccontata dal suo protagonista nel libro "Alkamar, la mia vita in carcere da innocente", scritto a quattro mani con il giornalista Nicola Biondo.
Ora lo Stato pagherà sei milioni di euro al Gulotta per 22 anni trascorsi in carcere da innocente.
Si tratta del più alto risarcimento sin qui riconosciuto in Italia per un errore giudiziario ma Giuseppe, con il volto segnato dalla sofferenza, ha commentato: "nessuna cifra può risarcire gli anni che mi hanno rubato, la vita che mi hanno tolto".
E come dargli torto?
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