Appariva,
agli occhi di tutti, come un luogo pieno di vita lo stabilimento tessile
“Marlane” di Praia a Mare mentre, al suo interno e poi anche al suo esterno, già
s’insinuava il male che tanto dolore e pianto avrebbe provocato.
Le
tragiche vicende che, di lì a poco, si sarebbero verificate in danno di tanti
lavoratori e delle loro famiglie, erano prevedibili ed evitabili?
Purtroppo
quanto nel tempo è accaduto non poteva che lasciare amarezza, costernazione e tanta
rabbia soprattutto in chi ha visto spegnersi un familiare o, comunque, una
persona cara che in quel luogo andava a “guadagnarsi il pane col sudore della
fronte”, pane quasi sempre da dividersi tra tanti.
Non
è proprio il caso di dimenticare o, peggio ancora, di tacere.
La
perdita del suo papà e di tante altre persone care ha ispirato la poesia/sfogo,
“Marlane” del giovane Francesco Laprovitera, frutto di una sua riflessione
notturna sui tragici fatti che hanno riguardato la fabbrica di Praia a Mare:
MARLANE
Marlane
Sei un blocco di marmo grigio
Triste e scrostato
Una struttura che ride
E fissa impettita
Il bianco cimitero che innanzi si erge
In linea d'aria il passo è breve
E con la Lini & Lane
Rappresenti il triangolo della tristezza
E della nostra più grande decadenza
Marlane
Sei un letamaio di rifiuti
Che nessuno mai si prenderà la briga di liberare
Troppo presi nella vischiosa melma
Che è la flaccida burocrazia italiana
Mentre noialtri affoghiamo nel mare indifferente di nubi e polveri
Che svolazzano nell'aere
E che danzanti e festose ci avvolgono
Sei un blocco di marmo grigio
Triste e scrostato
Una struttura che ride
E fissa impettita
Il bianco cimitero che innanzi si erge
In linea d'aria il passo è breve
E con la Lini & Lane
Rappresenti il triangolo della tristezza
E della nostra più grande decadenza
Marlane
Sei un letamaio di rifiuti
Che nessuno mai si prenderà la briga di liberare
Troppo presi nella vischiosa melma
Che è la flaccida burocrazia italiana
Mentre noialtri affoghiamo nel mare indifferente di nubi e polveri
Che svolazzano nell'aere
E che danzanti e festose ci avvolgono
Marlane
Sei luogo di affanni e ricordi
L'orgoglio di dirigenti, politici, lecchini e tirapiedi
Che inermi hanno osservato i loro sottoposti morire
Pur di scalare la hit parade degli stipendi
E che ancora oggi difendono la loro troppo pulita dignità
Troppo presi a imbrattarsi le mani nella sporca ciotola della loro
coscienza
Che dovranno scontare di fronte a Dio, se esiste
E troppo intenti a spostare la produzione in luoghi
Dove una vita umana vale ancora meno
So talmente poco che mi vien voglia di parlare
Non smettete mai di pregare
So talmente tanto che mi vien voglia di tacere
Non smettete mai di piangere
Stipendio sicuro è miseria sicura
Stipendio sicuro è morte sicura
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