"Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie"
-Soldati- di G. Ungaretti
È il 4 novembre, Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate.
È la data che celebra la fine vittoriosa della prima guerra mondiale (1915-1918), commemora la firma dell’ Armistizio siglato il 3 novembre 1918 a Villa Giusti (Padova) con l’Impero austro-ungarico ed è diventata la Giornata delle Forze Armate.
I soldati al fronte appresero dell’Armistizio nel pomeriggio
del 3 novembre e…………..
“Vi fu un solo grido
di gioia e di esultanza. In serata, l’enorme catasta di graticci, che dovevano
servire per i camminamenti e per le trincee e le migliaia di sacchi preparati
con zolfo e catrame per proteggerci dai gas asfissianti, furono ammucchiati ed
accesi e le fiamme si levarono alte nel cielo. Dalle cime circostanti del monte
Altissimo, del monte Baldo, del monte Zugna e del Pasubio altre immense
fiammate brillavano nel firmamento ed esprimevano la gioia delirante,
trionfante in ogni cuore di combattente”.
Così mio nonno materno, uno dei ragazzi del ’99 al fronte, ha ricordato in “Memorie di un
Maestro” la fine della “guerra di trincea”, che aveva costretto ciascun soldato
ad atroci sofferenze ed a convivere continuamente con lo spettro della morte
sino a cancellare un’intera generazione.
Particolarmente significativo in merito è quanto ha scritto
Francesco Ranocchi: “Andare avanti significava morire, ma anche tornare
indietro significava morire………. Il fronte era insomma una vera e propria,
spaventosa bolgia, un inferno di morte e devastazione, nel quale i due opposti
schieramenti si affrontavano senza riuscire a prevalere gli uni sugli altri.
Terrificanti erano i combattimenti corpo a corpo, all’arma bianca, alla
baionetta e man mano che il conflitto procedeva, furono introdotti nuovi,
orribili strumenti di morte, come i gas asfissianti, che bruciavano gli occhi,
la gola ed i polmoni e che causavano la morte nel giro di poco tempo al termine
di una spaventosa agonia………….Seppellire i morti era spesso impossibile ed i
cadaveri in decomposizione avvelenavano l’aria, rendendola irrespirabile, aggiungendo
sofferenza a sofferenza…….. Questa fu la prima guerra mondiale: una lotta mai
vista prima, caratterizzata dall’impossibilità a prevalere, che condusse quasi
all’annientamento reciproco e combattuta , in condizioni disumane, da ragazzi
poco più che ventenni”.
Ma vi erano anche i
leggendari ragazzi del ’99 appena diciottenni o diciannovenni.
Il 4 novembre 1918 il Generale Armando Diaz, Comandante
supremo dell’Esercito italiano, annunciò la vittoria dell’Italia e la disfatta
dell’esercito austro-ungarico con il “Bollettino della Vittoria” e con la
famosa dichiarazione finale:
“I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del
mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con
orgogliosa sicurezza”.
Fu una vittoria frutto della dedizione, dell’unità e del
sacrificio del popolo italiano e tanti giovani persero la vita o rimasero,
comunque, feriti o mutilati per sempre nel corpo e/o nell’anima.
Ecco perché il 4 novembre è un giorno importante per la
storia d’Italia, un giorno affidato alla
fiera ed orgogliosa memoria nostra e delle generazioni future per ricordare ed
onorare i Caduti, con il pensiero rivolto a quanti, tra questi, rimasero
addirittura ignoti. I resti di uno di
essi, decorato con medaglia d’oro al valor militare, “degno figlio di
una stirpe prode e di una millenaria
civiltà….”, riposano a Roma presso l’Altare della Patria. Accanto alla tomba,
con lapide dedicata “ IGNOTO MILITI”, vegliano giorno e notte sentinelle
delle nostre Forze Armate.
Passano gli anni, rimane
la memoria con un doveroso omaggio.
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