Mi riferisco al caso
che vede dal 2013 contrapposti il
Comune di Maratea e l’Ing. Elena Santa Carlomagno, in ordine ad istanza di
selezione da quest’ultima presentata nel rispetto di procedura di mobilità
volontaria indetta dal suindicato Ente pubblico e propedeutica all’indizione di
un concorso pubblico per la copertura di n. 2 posti a tempo indeterminato e part-time al 70%.
Cat. D1, Istruttore direttivo tecnico, da assegnare ai settori LL.PP.-Urbanistica ed Edilizia privata-
Tecnico Manutentivo- Patrimonio e Protezione civile.
Ebbene, Il Comune di Maratea, Sindaco Mario Di Trani, ammetteva con riserva alla selezione l’Ing. Carlomagno, che partecipava anche al previsto colloquio, ma provvedeva poi, con Determinazione dell’allora Direttore generale, a rigettare la sua domanda di mobilità e ad indire successivamente concorso pubblico per la copertura dei due posti, oggetto della precedente procedura di mobilità volontaria, di cui la Carlomagno era stata l’unica partecipante. I due posti venivano poi ricoperti come da esito del concorso.
Ebbene, Il Comune di Maratea, Sindaco Mario Di Trani, ammetteva con riserva alla selezione l’Ing. Carlomagno, che partecipava anche al previsto colloquio, ma provvedeva poi, con Determinazione dell’allora Direttore generale, a rigettare la sua domanda di mobilità e ad indire successivamente concorso pubblico per la copertura dei due posti, oggetto della precedente procedura di mobilità volontaria, di cui la Carlomagno era stata l’unica partecipante. I due posti venivano poi ricoperti come da esito del concorso.
Motivazione dell’esclusione dell’Ing. Carlomagno, già
dipendente a tempo indeterminato
dell’Ente Parco Nazionale del Pollino ed avente i requisiti per partecipare
alla procedura di mobilità era: “Il contratto di lavoro della stessa, a tempo
indeterminato e pieno, non può essere ceduto ai sensi dell’art. 30 del d.lgs. n.165
del 2001 per la copertura di posti per i quali il rapporto di lavoro deve
essere costituito ab origine a tempo parziale, come previsto dalla dotazione
organica”.
La Carlomagno ricorreva, con gli Avvocati Giuseppe Sabella e Giovanni F. Nicodemo, al Giudice del Lavoro presso il Tribunale di Lagonegro, ritenendo di aver diritto all’accoglimento della sua domanda di mobilità per essere collocata presso il Comune di Maratea per la copertura del posto indicato nel relativo avviso pubblico, essendo in possesso dei requisiti previsti ed avendo ottenuto 30 punti all’esito del colloquio selettivo.
Con sentenza n. 312/2015, pubblicata il 28/10/2015, il Tribunale di Lagonegro –Giudice del Lavoro Dott.ssa Miriam Valenti-, ha motivatamente accolto il ricorso di Elena Santa Carlomagno, dichiarando il suo diritto alla mobilità richiesta, condannando il Comune di Maratea ad accogliere la sua istanza ed a collocarla presso l’Ente a copertura del posto previsto nella procedura di mobilità. Il Comune veniva anche condannato al pagamento delle spese processuali liquidate in complessivi Euro 2.300,00 oltre i.v.a., cpa e compenso forfettario nella misura del 15%.
Il Magistrato ha chiaramente motivato l’illegittimità del rigetto dell’istanza di mobilità da parte del Comune ed ha aggiunto che “nel caso specifico l’Amministrazione comunale si è altresì autovincolata attraverso l’avviso pubblico di mobilità, esecutivo della Determinazione n. 12 del 14/06/2013, alla disciplina ivi indicata con riguardo ai posti da ricoprire ed ai requisiti di partecipazione”.
E la ricorrente Carlomagno, secondo il Tribunale, ha provato di essere in possesso di tutti i requisiti previsti dall’avviso di avvio della procedura di mobilità volontaria e di aver anche superato il colloquio selettivo.
Morale della favola, ma ovviamente non si tratta di una favola: Il Comune di Maratea ha, in buona o malafede, sbagliato e può, anzi ora deve, correggere l’errore.
Nemmeno per sogno: Dopo la notifica della sentenza di condanna in forma esecutiva, Il Comune di Maratea, Sindaco Domenico Cipolla, rappresentato e difeso fin qui dall’Avv. Gerardo Pedota, ha deciso, con Deliberazione di Giunta n. 157 del 24/11/2015, di proporre appello innanzi alla Corte di Appello di Potenza, scegliendo come nuovo procuratore e difensore l’Avv. Giovanni Pascale con studio in Sapri, e di determinare il suo compenso in E. 5.338,00 oltre spese generali, Cassa Avvocati, i.v.a. e contributo unificato pari ad E. 388,50, considerandolo “opportuno e necessario”.
Conclusione: allo stato, il Comune di Maratea che, a mio parere, ha poche probabilità di uscire vittorioso dall’appello, dovrà intanto pagare già ben due Avvocati a sostegno della sua ostinata posizione, oltre le spese del primo e del secondo grado del giudizio (ma potrà eventualmente ricorrere anche in Cassazione), qualora il suo appello avverso una sentenza, peraltro esecutiva, sia prossimamente rigettato, con conferma del diritto della Carlomagno, come già riconosciuto in sentenza del Tribunale.
Ma torniamo alla morale della favola: non sarebbe stato più opportuno e preferibile, nel caso di specie, da parte del Comune di Maratea correggere l’errore commesso peraltro da precedente Amministrazione, uniformandosi alla richiamata sentenza del Tribunale di Lagonegro? E non sarebbe stato meglio, anche ad evidente prova di discontinuità con la precedente Amministrazione comunale, che l’Ente pubblico, prima ancora di nominare un altro Avvocato per l’appello, venisse adeguatamente consigliato già al suo interno (nuovo Direttore generale- nuovo Consigliere comunale con delega specifica agli Affari legali, quest’ultimo nella persona dell’ esperto Avv. Cesare Albanese) a desistere da quella che appare UNA INCOMPRENSIBILE OSTINAZIONE in danno dello stesso Comune prima ancora che dell’Ing. Elena Santa Carlomagno?
La Carlomagno ricorreva, con gli Avvocati Giuseppe Sabella e Giovanni F. Nicodemo, al Giudice del Lavoro presso il Tribunale di Lagonegro, ritenendo di aver diritto all’accoglimento della sua domanda di mobilità per essere collocata presso il Comune di Maratea per la copertura del posto indicato nel relativo avviso pubblico, essendo in possesso dei requisiti previsti ed avendo ottenuto 30 punti all’esito del colloquio selettivo.
Con sentenza n. 312/2015, pubblicata il 28/10/2015, il Tribunale di Lagonegro –Giudice del Lavoro Dott.ssa Miriam Valenti-, ha motivatamente accolto il ricorso di Elena Santa Carlomagno, dichiarando il suo diritto alla mobilità richiesta, condannando il Comune di Maratea ad accogliere la sua istanza ed a collocarla presso l’Ente a copertura del posto previsto nella procedura di mobilità. Il Comune veniva anche condannato al pagamento delle spese processuali liquidate in complessivi Euro 2.300,00 oltre i.v.a., cpa e compenso forfettario nella misura del 15%.
Il Magistrato ha chiaramente motivato l’illegittimità del rigetto dell’istanza di mobilità da parte del Comune ed ha aggiunto che “nel caso specifico l’Amministrazione comunale si è altresì autovincolata attraverso l’avviso pubblico di mobilità, esecutivo della Determinazione n. 12 del 14/06/2013, alla disciplina ivi indicata con riguardo ai posti da ricoprire ed ai requisiti di partecipazione”.
E la ricorrente Carlomagno, secondo il Tribunale, ha provato di essere in possesso di tutti i requisiti previsti dall’avviso di avvio della procedura di mobilità volontaria e di aver anche superato il colloquio selettivo.
Morale della favola, ma ovviamente non si tratta di una favola: Il Comune di Maratea ha, in buona o malafede, sbagliato e può, anzi ora deve, correggere l’errore.
Nemmeno per sogno: Dopo la notifica della sentenza di condanna in forma esecutiva, Il Comune di Maratea, Sindaco Domenico Cipolla, rappresentato e difeso fin qui dall’Avv. Gerardo Pedota, ha deciso, con Deliberazione di Giunta n. 157 del 24/11/2015, di proporre appello innanzi alla Corte di Appello di Potenza, scegliendo come nuovo procuratore e difensore l’Avv. Giovanni Pascale con studio in Sapri, e di determinare il suo compenso in E. 5.338,00 oltre spese generali, Cassa Avvocati, i.v.a. e contributo unificato pari ad E. 388,50, considerandolo “opportuno e necessario”.
Conclusione: allo stato, il Comune di Maratea che, a mio parere, ha poche probabilità di uscire vittorioso dall’appello, dovrà intanto pagare già ben due Avvocati a sostegno della sua ostinata posizione, oltre le spese del primo e del secondo grado del giudizio (ma potrà eventualmente ricorrere anche in Cassazione), qualora il suo appello avverso una sentenza, peraltro esecutiva, sia prossimamente rigettato, con conferma del diritto della Carlomagno, come già riconosciuto in sentenza del Tribunale.
Ma torniamo alla morale della favola: non sarebbe stato più opportuno e preferibile, nel caso di specie, da parte del Comune di Maratea correggere l’errore commesso peraltro da precedente Amministrazione, uniformandosi alla richiamata sentenza del Tribunale di Lagonegro? E non sarebbe stato meglio, anche ad evidente prova di discontinuità con la precedente Amministrazione comunale, che l’Ente pubblico, prima ancora di nominare un altro Avvocato per l’appello, venisse adeguatamente consigliato già al suo interno (nuovo Direttore generale- nuovo Consigliere comunale con delega specifica agli Affari legali, quest’ultimo nella persona dell’ esperto Avv. Cesare Albanese) a desistere da quella che appare UNA INCOMPRENSIBILE OSTINAZIONE in danno dello stesso Comune prima ancora che dell’Ing. Elena Santa Carlomagno?
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