sabato 12 marzo 2016

L'ANTICO E MODERNO CAINO


".……………………E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.

……………………………………………………………."
-Da “Uomo del mio tempo”  di  S. Quasimodo-

 Secondo il testo della Genesi-cap. 4, 9-19, dopo l’omicidio di Abele, compiuto dal fratello Caino, Dio intervenne, non per punire, ma per porre l’assassino di fronte alle proprie responsabilità. “Dove è Abele tuo fratello?”-  Così Caino venne interpellato di fronte al crimine che aveva commesso, ma egli si rifiutò di sentirsi responsabile e rispose: “Sono forse io il custode di mio fratello?”  Ne derivò la sua lontananza da Dio e dalla vita, la rottura del rapporto positivo con la terra e la condizione di esule e fuggiasco con la solitudine accompagnata dal rimorso per tutta la vita. Eppure Caino non fu abbandonato da Dio, che lo protesse dalla vendetta perché nessuno, incontrandolo, lo uccidesse. L’amore di Dio si manifestò con la protezione del primo omicida, perdonando il male senza per questo legittimarlo.

Caino del nostro tempo, dimentico della condanna e dell’amore di Dio, continua a rifiutarsi di sentirsi responsabile. E così risponde ancora: “Non so dove è mio fratello”. Sicuro si sé, non più solo con Adamo ed Eva, si muove tra la gente, lupo travestito da agnello, magari ostentando la parte migliore di sé. Si spinge addirittura a cercare, o comunque ad incontrare,  giornalisti e  telecamere per ribadire all’umanità intera, dopo averlo già detto a Dio, che insiste nella domanda: “Dove è Abele tuo fratello?”  -  “Sono forse io il custode di mio fratello?  Non so dove sia”.  Con mente e strumenti raffinati, il Caino moderno, almeno apparentemente privo di rimorso, nasconde a tutti la verità, anche quando la sua responsabilità è a tutti evidente magari grazie proprio ai passi da gigante fatti ai giorni nostri dalla tecnologia e dalla scienza.
La natura umana sembra rimanere immutabile in ogni tempo, sia di pace che di guerra, tanto da far scrivere al poeta Salvatore Quasimodo:

“Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo………………………………..
……………………………………… Hai ucciso ancora,

come sempre, come uccisero i padri, come uccisero

gli animali che ti videro per la prima volta.

E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:

“Andiamo ai campi”. E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.

……………………………………………………………….."

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