giovedì 8 giugno 2017

TOTO' "U CURTU"

Salvatore Riina, detto Totò "u curtu", è nato a Corleone (PA) il 16 novembre 1930 ed è anche conosciuto come "la belva".
A soli 19 anni uccise un coetaneo in una rissa.
Legato a "Cosa nostra", ne è stato il capo dal 1982 sino al suo arresto (latitante dal 1969) il 15 gennaio 1993.
Deve scontare numerosi ergastoli per omicidi e stragi ed è stato sottoposto al regime del carcere duro (art. 41 bis).
Ora ha 87 anni e da qualche tempo sconta la sua pena presso l'Ospedale di Parma per i suoi gravi problemi di salute.
Su ricorso dei suoi difensori, la Suprema Corte di Cassazione ha imposto adesso, nei confronti di Riina, l'osservanza di alcuni "principi di diritto":
Totò "u curtu" è gravemente malato ed ha diritto ad una morte dignitosa, verificando e motivando "se lo stato di detenzione carceraria comporti una sofferenza ed un'afflizione di tale intensità" da andare oltre la "legittima esecuzione di una pena" e non ignorando il senso di umanità della pena nel decidere "il mantenimento in carcere, in luogo della detenzione domiciliare, di un soggetto affetto da duplice neoplasia renale, con una situazione neurologica altamente compromessa".
In pratica, la Cassazione ha annullato con rinvio una decisione negativa del Tribunale di sorveglianza di Bologna ed ha ordinato un nuovo esame della situazione da parte della Magistratura bolognese nel rispetto dei principi indicati dal supremo Collegio.
Il "capo dei capi" non si è mai pentito e qualcuno ritiene che sia ancora oggi il capo di "Cosa nostra".
Dove deve morire "la belva"?
Io penso che lo Stato abbia certamente la possibilità di garantire e debba assolutamente  garantire una morte dignitosa a Totò Riina con l'adozione dei provvedimenti più adeguati al suo caso, ferma restando la pena inflittagli da scontare, in assenza di pentimento, sino alla fine dei suoi giorni per il male che ha fatto alla società ed a tanti, cui egli ha comminato, senza alcuna pietà, la pena di morte e dato una morte...non dignitosa. 
 
 
 
 


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