Recentemente mi sono avvicinato con maggiore interesse alla lunga "STORIA D'ITALIA" in dodici volumi di Indro Montanelli - Corriere della Sera - e, pur generalmente critico del pensiero del famoso giornalista-scrittore e lontano dal suo modo di intendere e vedere le vicende nazionali, sono stato attratto particolarmente dalle ultime pagine del dodicesimo volume (1993- 1997) a cura di Montanelli-Cervi, alle quali rinvio.
In tale ultimo volume, con suo "POSCRITTO", Indro Montanelli prende congedo dai lettori e lo fa "non soltanto per ragioni anagrafiche, anche se di per sè abbastanza evidenti e cogenti. Ma perchè il congedo l'ho preso negli ultimi tempi dalla stessa Italia, un Paese che non mi appartiene più e a cui sento di non più appartenere".
Il giornalista militante al Corriere della Sera esprime tutta la sua delusione ed amarezza per come erano andate le cose in Italia ed in un sistema nel quale ha visto corrompersi tutto, a cominciare dallo Stato.
Alcune sue riflessioni sono estremamente attuali e significative anche per i nostri giorni. Ne riporto una riferita alla corruzione:
"Ormai sono giunto alla conclusione che la corruzione non ci deriva da questo o quel regime o da queste o quelle regole, di cui battiamo, inutilmente, ogni primato di produzione. Ci deriva da qualche
virus annidato nel nostro sangue e di cui non abbiamo mai trovato il vaccino. Tutto in Italia ne viene regolarmente contaminato. Se ci danno la democrazia, la riduciamo a partitocrazia, cioè ad un sistema di mafie. E la cultura , da cui avrebbero potuto e dovuto venirci moniti ed esempi, si è adeguata, come del resto volevano le sue origini".
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