giovedì 4 giugno 2020

ORA SI PARLI DI QUESTIONE NAZIONALE !


Articolo del Dott. Valerio Mignone pubblicato in data odierna su 
"Il Quotidiano del sud -Edizione Basilicata".


Nord e Sud al tempo del Covid-19 Se non ora, quando…?

Valerio Mignone


Il virus Covid-19, nel generare la pandemia in corso, ha dimostrato che il globo terrestre è un villaggio che può essere facilmente, e rapidamente, raggiunto da agenti infettivi, in ogni latitudine.  

Strana coincidenza, o monito della Storia: in quella Codogno, ove è stato identificato il paziente numero 1 della pandemia da Covid-19 in Italia, seguito da un elevato numero di vittime, nacque Giulio Alfredo Maccacaro! Direttore dell’Istituto di Biometria e Statistica medica dell’Università Statale di Milano, sollecitava la partecipazione dei cittadini nel promuovere la salute, e la riforma del sistema sanitario nazionale, con il superamento delle casse mutue, e la loro sostituzione con le Unità Sanitarie Locali. Egli era solito affermare che “L’unico modo di autenticare la scienza è che questa corrisponda all’interesse dell’uomo. L’uomo individuale e l’uomo collettivo. Non può, quindi, la scienza operare mai contro l’uomo”.

Non amato dai “baroni della medicina” milanese, Giulio A. Maccacaro suscitava interesse tra giovani medici, e studenti universitari del ’68. Dopo quegli anni si diffuse sia nel mondo scientifico, sia nella opinione pubblica la consapevolezza della correlazione tra ambiente naturale e salute, tra ambiente di lavoro e malattia. E in seguito a ciò, i cittadini si impegnarono nella tutela della salute propria e dell’ambiente, promuovendo la esecuzione degli screenings di massa. E’ stata anche l’epoca di Franco Basaglia, della psichiatria democratica e dell’abolizione dei manicomi.  

In verità, già nel 1700 il medico Bernardino Ramazzini, nativo di Carpi, in provincia di Modena, chiedeva ai suoi pazienti: “Che lavoro fai?”, perché nell’ambiente di lavoro può essere l’origine della malattia. Era il caso degli addetti alla pulizia delle fogne che si ammalavano di tifo, colera, congiuntiviti; o, in tempi più recenti, per la silicosi nei minatori, o per la esposizione all’amianto nell’asbestosi. Queste furono le radici della medicina sociale, che, agli inizi del ‘900, a Milano, indussero Luigi Devoto a istituire la prima clinica del Lavoro nel mondo, con lo scopo di organizzare la prevenzione e la cura delle malattie da Lavoro.
   Ai giorni nostri, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), eredi di Ramazzini e Devoto, hanno iniziato uno studio epidemiologico a livello nazionale per valutare la correlazione tra la insorgenza della pandemia da Covid-19 e l’inquinamento ambientale da particolato; ciò, per scoprire le vie di trasmissione, ai fini della prevenzione, e per ogni eventuale terapia. Si sta studiando anche l’effetto del distanziamento sull’inquinamento atmosferico e sui gas serra, durante la sospensione del traffico automobilistico. Ben si può notare che in questa pandemia c’è materia di studio per tutte le scienze, umane e fisiche. Tra l’altro, gli epidemiologi potranno spiegare i motivi per cui il Covid-19 ha avuto minore morbilità e letalità nel Sud rispetto al Nord, sia sul territorio, sia nelle Residenze Sanitarie Assistite, e nei reparti di Geriatria e di Oncologia, i cui degenti, comunque, sono debilitati nelle loro difese.

Ai precetti per la tutela della salute dell’uomo dovrebbero attenersi non solo i medici, anche gli urbanisti, preposti a tutelare la salute dell’ambiente! Ma così non è! Sia al Nord, che al Sud!

Milano è la città che, urbanisticamente, ha accettato la costruzione di grattacieli alla Dubai e Manhattan, definiti “giardini verticali” o pensili, per quegli alberi ed arbusti disseminati tra i balconi dei vari piani, nel tentativo di abbellire le colate di cemento, e produrre un po' di ossigeno naturale per neutralizzare la CO2, ivi prodotta. Per far ciò, gli architetti progettisti sono venuti a patti con la Madonnina del Duomo, la cui altezza, per secolare tradizione, non è stata mai violata; e l’hanno messa a tacere collocando alla sommità dei grattacieli una copia della Madonnina stessa. Ma la inventiva, pur brillante, non ha trovato la soluzione per diluire ceneri, e fumi, i quali, seppur benedetti dalle Madonnine gemelle, comunque avvelenano l’aria, e lo stesso terreno, che nemmeno le esondazioni del fiume Seveso, le cui acque allagano e inquinano i seminterrati di Niguarda, riescono a sanificare. 

Aggiungendo a ciò lo smog prodotto dagli insediamenti urbani e dai numerosi stabilimenti industriali, si crea nel cielo della pianura padana una cappa pendula di quelle particelle sospettate di essere patogene. Per questo, si può affermare che il cielo del Nord non tollera più insediamenti industriali, a meno che non si voglia mettere a rischio la salute delle popolazioni ivi residenti.

Ma se il Nord piange, il Sud non ride! Guardando giù dal Passo di Agerola - la cima del colle a cavallo tra la costiera amalfitana e la pianura del Sele e del Sarno - si ha il quadro di una densa conurbazione attorno a Napoli, la città metropolitana più estesa d’Europa, da Battipaglia e Pontecagnano fin verso le pendici del Vesuvio, e di lì, verso Formia e Latina. Qui, la Madonna di Pompei protegge la popolazione dalla minacciosa eruzione del Vesuvio con quella supplica che ogni anno le viene rivolta solennemente; mentre, a Napoli, è a San Gennaro che si scioglie il sangue nella teca per quei grattacieli sorti al Centro Direzionale.

Insomma, se il cielo prealpino non accetta più insediamenti industriali, ancorché 4.0, in Campania è il suolo a non avere disponibilità per altre costruzioni. 
Sul piano antropologico, a dispetto di predicatori razzisti, le popolazioni di Nord e Sud Italia, benché temporaneamente divise da questo virus, sono un tutt’uno, e la cosiddetta Questione meridionale non esiste più, sia essa di denuncia querula alla Fortunato, sia di proposta alla Guido Dorso e Manlio Rossi-Doria. Dai tempi di Fortunato, il Sud Italia ha risanato in buona parte il dissesto idrogeologico, con strade, reti elettriche, ed idriche, bacini e canali per irrigazione, che hanno consentito di contenere movimenti franosi, di bonificare terreni paludosi, e debellare la malaria.
Tra i primi promotori dello sviluppo del Sud, è stato proprio un milanese, Eugenio Azimonti, nato nel 1878 a Cerro Maggiore, e vissuto a Pedali, l’attuale Villa d’Agri, dove giunse dopo la legge speciale per la Basilicata del 1904, voluta da Zanardelli, che istituiva le cattedre ambulanti per diffondere tra i contadini nuovi sistemi di coltivazione. Azimonti, per venticinque anni svolse l’attività di agricoltore; introdusse l’uso di macchinari innovativi per il processo di bonifica, impiantò frutteti, vigneti, coltivò erba medica e diverse varietà di grano, ed avviò l’allevamento di vacche da latte. Combattè l’analfabetismo e l’evasione dall’obbligo scolastico.

E fu il piemontese Adriano Olivetti che, presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, nel 1949, giunse a Matera assieme a sociologi ed economisti americani, quando i Sassi erano ancora densamente abitati, e lo furono per i primi anni ’50. Una prima complessa indagine conoscitiva puntò a crearvi "Comunità" nuove, con il risanamento e la riorganizzazione delle condizioni di vita.

Seguirono le grandi emigrazioni interne degli anni ’60, durante le quali ci fu qualche forzatura dell’etica, al Nord, e al Sud! Nelle Langhe, le donne del posto abbandonavano i campi, e i loro contadini, per andare a lavorare nelle fabbriche; e questo vuoto fu colmato dalle “Calabrotte”, giovani donne calabresi che, a loro volta, abbandonavano le terre calabre per trasferirsi a coltivare i campi delle Langhe, con la prospettiva di un matrimonio combinato con un uomo mai visto, se non su qualche foto taroccata a mezzo busto per carta d’identità! Da quell’abbraccio sono nati calabropiemontesi che hanno contribuito a rendere unita l’Italia, ed oggi tendono a fare l’Europa unita.

Nell’ambito di una politica di mutuo soccorso nazionale, dopo sfortunate esperienze di insediamenti industriali in settori già superati, come il tessile a Maratea e Praia a Mare, ed il chimico nel Materano, l’ultimo grosso insediamento industriale al Sud è stato, nel Melfese, lo stabilimento della Fca-Fiat, la cui spesa complessiva, pari a 6,6 miliardi di lire, per metà fu erogata dallo Stato. L’attività ebbe inizio nel 1994; ed oggi è una delle fabbriche automobilistiche più produttive a livello mondiale, soggetta soltanto agli andamenti dei mercati mondiali.

La Basilicata, inoltre, rispetto alle altre regioni del Sud, da qualche anno incassa royalties da compagnie petrolifere per una discussa attività estrattiva di idrocarburi dal suo sottosuolo. Essa, che ha già siti e industrie inquinanti, dal Melfese alla Val d’Agri, al Pollino, al Metapontino, al Materano, non chiede altre industrie; chiede infrastrutture immateriali come la valorizzazione di beni artistici, monumentali e naturalistici, per l’incremento del turismo; e prima di tutto, chiede la Facoltà di Medicina a Potenza, cogliendo la necessità di un maggior numero di medici ed infermieri in Italia. Se non ora, quando operai, studenti, sindacati, medici e docenti, rappresentanti delle Istituzioni si mobiliteranno, sbattendo anche i pugni sul tavolo, per chiedere tale istituzione? 

Si sa, per l’Italia è un momento critico; aumenterà il debito pubblico per far fronte alla ricostruzione; ma non si deve permettere una limitazione al diritto allo studio per lo scarso investimento nella formazione universitaria, destinandole solo l’1% del Prodotto Interno Lordo (PIL), molto al di sotto di quanto investono altri paesi europei. E la Basilicata, in particolare, dovrà attivarsi perché in essa ci sia un più ampio ventaglio formativo con la Istituzione della Facoltà di Medicina, invitando in questo progetto le aziende private che traggono profitti in Basilicata.

Quanto a infrastrutture materiali, la Basilicata chiede la messa in sicurezza di scuole ed edifici pubblici, ammodernamenti di tratti stradali e ferroviari, per il rilancio di edilizia, artigianato, agricoltura, new economy. A tale proposito, rattrista la smentita di trionfalistici comunicati stampa di parlamentari su promesse ferrovie ad alta velocità, pubblicata a pagina II de il Quotidiano del 17 maggio 2020; si tratta solo di lavori di ordinaria manutenzione, con scarsi investimenti al Sud.

Dalla mappa della diffusione del Covid-19 si nota che la sua minore incidenza si ha a sud di Salerno, nel tratto calabrolucano dello Stivale, ed è qui che si possono insediare nuovi siti industriali new economy, da aggiungere a quelli esistenti.

In Basilicata operano l’Enea alla Trisaia di Rotondella, il Cnr a Tito, il Centro di Geodesia spaziale a Matera. Ci sono Centri di ricerca per alta formazione di giovani lucani e del Sud, e per incubazione di progetti di innovazione come la bonifica ambientale da scorie radioattive, da contaminazioni petrolifere, e da quell’amianto, adoperato a Ferrandina, in Valbasento, dal 1973 al 1989.

A Reggio Calabria si producono treni ad alta tecnologia, che vengono esportati in tutto il mondo - dal Giappone a Milano – dimostrando la presenza di risorse umane con capacità di ricerca, e produttività ad alta innovazione tecnologica.

I porti del Sud, soprattutto quello di Gioia Tauro, svolgono il 43% dell’interscambio marittimo nazionale; ed il 20% del traffico container nazionale. Gioia Tauro, tra l’altro, è uno degli scali per linee con l’estremo Oriente, per la Via della Seta, e per le Zone Economiche Speciali (ZES) nel Meridione.

Nella classifica dei 180 Dipartimenti universitari esistenti in Italia, stilata per poter ripartire risorse finanziarie, tra i migliori appare il settore civile-strutturale della Università di Napoli, Federico II. Per l’indice H, il più importante tra gli indici bibliometrici, la Federico II è in settima posizione, e precede il Politecnico di Milano, il Massachusetts Institute Technology (MIT), alla quarantaquattresima posizione, la Stanford, alla centodiciannovesima posizione. Di ciò vanno informati i giovani meridionali, per invitarli a rimanere al Sud.  

Ma la mafia? E’ “un potere forte”, i cui capi si nascondono in ben protetti palazzi del Centronord, non più negli anfratti dell’Aspromonte! Per tenerla a bada, ci deve pensare il potere autonomo della Dea bendata, con i suoi sacerdoti del Consiglio Superiore della Magistratura!

In conclusione, la Questione meridionale è diventata Questione nazionale, è interesse dell’Italia intera investire maggiori risorse nel Sud, come la Germania, a suo tempo, dopo il “crollo del Muro di Berlino”, ha investito per lo sviluppo dei Lander dell’Est, ed è diventata, per economia, la prima nazione europea, e una delle prime nel mondo.



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