“Nonostante i suoi 55 anni lo Statuto dei lavoratori è più attuale che mai. Il 20 maggio del 1970 con la legge 300/1970 entrava in vigore la pietra miliare del diritto del lavoro italiano che riscrisse le regole per la tutela dei diritti dei lavoratori rendendo più “democratici” i luoghi di lavoro”.  Ad affermarlo il consigliere regionale della Basilicata e dirigente nazionale del PSI  Antonio Bochicchio, che aggiunge:  “Lo Statuto dei Lavoratori voluto fortemente dal Partito Socialista Italiano, allora al Governo per la prima volta, e che vide l’astensione del partito Comunista Italiano ed addirittura il voto contrario del Vittorio Foa, da allora ha rappresentato un baluardo a tutela: – della libertà di opinione e di espressione sul posto di lavoro; 

contro il licenziamento per motivi politici, religiosi o sindacali; 

-a tutela della privacy, con il divieto di sorveglianza a distanza;

-per il riconoscimento dell’attività sindacale, con diritto di assemblea e di rappresentanza;

-in difesa del posto di lavoro e protezione contro i licenziamenti in giustificati;

tutti principi che posto le basi per creare condizioni di lavoro più giuste e rispettose della dignità dei lavoratori”.  

 

Poi l’esponente socialista aggiunge: “Il socialista Gino Giugni nella stesura dello Statuto dei Lavoratori ebbe sempre chiaro in mente che questo strumento doveva servire a rendere concreti ed attuabili i principi fondanti della Costituzione Italia: libertà, solidarietà e giustizia sociale. Ma oggi, purtroppo, sembra che le conquiste ottenute con lo Statuto dei Lavoratori non interessino più a nessuno e neanche ai lavoratori stessi. Il lavoro, soprattutto per i giovani è sempre più precario. I nostri figli sono ormai costretti a scegliere tra un lavoro precario e sottopagato e un lavoro, dove poter mettere a frutto le proprie conoscenze e con una retribuzione dignitosa, all’estero.  Invece per coloro che un lavoro ce l’hanno il problema serio è la sicurezza sul luogo di lavoro. In Italia abbiamo una media di circa tre decessi al giorno e la crudezza di questi numeri trasforma i luoghi di lavoro in luoghi di morte. Non è accettabile che una lavoratrice o un lavoratore esca di casa e non faccia più ritorno perché “caduto” guadagnandosi da vivere. Con l’abrogazione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori si è dato inizio, colpevolmente da parte di una certa sinistra, ad uno svuotamento del principio fondamentale sul quale si basa la nostra Costituzione  che stabilisce che “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.  Lavoro e democrazia sono i due principi che in questo particolare periodo storico, ed alla vigilia di un importantissimo appuntamento referendario, ci devono guidare affinché i quattro quesiti sul lavoro e quello sulla cittadinanza voluta tra gli altri dal PSI superino la soglia del 50% degli aventi diritto al voto per la riattualizzazione dei valori ispiratori dello Statuto dei Lavoratori, della solidarietà e dell’accoglienza”.