mercoledì 20 aprile 2016

UN RICORDO

Tra i pensieri espressi in ricordo della Preside Letizia Labanchi,  mi sono particolarmente cari quelli, di seguito trascritti, a me indirizzati  da Torino da Francesco Feminella, che ringrazio di cuore con commosso, fraterno saluto:
 
" Caro Emanuele,
non per eccesso di meditazione ma per mancanza di tempo ti scrivo solo ora queste poche righe per rivolgerti un particolare pensiero, nel ricordo della compianta "Signorina Preside". Io la ricorderò sempre con questa giustapposizione di termini, che oggi farebbero inorridire i cultori del politically correct, poiché il termine Preside non esprime alcun orientamento o quota "rosa", mentre l'appellativo "Signorina" appare desueto e testimone di usi d'altri tempi. Io continuerò a ricordarla come "Signorina Preside", come in famiglia mio padre e mia madre sempre hanno tenuto a chiamarla, con tutto il peso che quei termini evocavano in riferimento alla sua statura morale e culturale.
Potrei peraltro anche evocarne il ricordo con un'espressione ("Piesida,...biutta!"), che qui ti rivelo con un po' di vergogna ma di cui sono geloso come lo si può essere di tutte le espressioni originali e solo apparentemente irriverenti, che le rivolgevo nei primissimi anni d'infanzia, quando appena cominciavo a parlare, e di cui ho ricordi vivissimi (siamo intorno al 1966). Era quella un'espressione che certamente avrebbe fatto di me un bimbo indisponente - aspramente redarguito da mia madre - se non fosse stata accolta e trasfigurata dallo sguardo materno della Signorina Preside, che mi accarezzava e mi offriva in cambio un sorriso benevolo e comprensivo.
Non ripeterò ciò che altri, meglio di me, hanno già detto o scritto sulla figura della Signorina Preside. Voglio solo testimoniarti il mio ricordo per una figura di riferimento, di rigore, che ha accompagnato gli anni della mia giovinezza e del mio studentato. Direttamente o indirettamente la Signorina Preside si è costantemente informata dei miei studi, della professione, della vita personale, con discrezione e garbo unici.
Come un faro, saldo sulla rocca, ha guidato generazioni di giovani che prendevano il largo nel periglioso mare della vita, esortandoli ed incoraggiandoli con la luce della sua fede e della sua cultura. E' stata ambasciatrice della cultura classica e della poesia, in un mondo che pericolosamente pende verso l'inaridimento dei sentimenti.
Ho avuto il piacere di sentirla al telefono il 4 gennaio scorso. La sua voce era squillante, la mente lucida.
E' una grazia immensa abbandonare questa vita avendo preservato la fede ed una mente lucida. E la sua figura continuerà, come quel faro, a far da guida a tutti noi.
 
Con affetto
Franco Feminella
 
Torino, 18 aprile 2016"

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