Sembra a rischio tutto il nostro Paese ma più
esposto rimane sempre il Mezzogiorno, che vede ancora andar via “la meglio
gioventù”.
Cetto La Qualunque, nel tempo e nei luoghi a
lui favorevoli, si è moltiplicato ed ora, sicuro di sé, con
tanti Cettini, suoi discepoli nel e migranti dal PDP (il Partito du
pilu), va alla ricerca di maggiori consensi nella società e nelle
Istituzioni per la conquista del potere.
Così ora egli vede aprirsi nuovi scenari politici
con più ampi orizzonti nel rinnovato panorama politico, del quale intende
far parte a pieno titolo. Ed infattamente, per usare il suo linguaggio,
dal centro alla periferia, la nuova politica avanza, pescando o…ripescando aspiranti
protagonisti, al centro, a destra ed a manca, tra i tanti La Qualunque di
ogni tempo, pronti ad adeguarsi alle mutevoli stagioni. La musica, però, è
sempre la stessa e risuona l’eco delle sue parole: “Qualunquemente
e sempremente, se sarò eletto, farò assumere sei, sette, ottomila forestali;
metteremo, e l’ho detto e l’ho proposto, un forestale per ogni albero.
Applauso”. Dalla piazza si leva un corale e trasversale
grido: Evviva La Qualunque! Evviva!
Non rimane che simpatizzare, più che con qualche
moderno partito, con i pochi, onesti Giovanni De Santis, ritenuti da
Cetto, e non poteva essere diversamente, pericolosi paladini dei diritti
e della legalità.
Che essi, pur a rischio di estinzione,
non demordano ed anzi si moltiplichino ancora più velocemente
dell’avversario, corrotto, depravato ed ignorante, perché questi, come
nell’intenzione di Antonio Albanese, bravo interprete del simpatico
personaggio, col tempo sia solo una macchietta e non uno specchio fedele dei
nostri tempi!
E che si ricominci dagli
ideali dei Padri fondatori della Costituzione italiana!
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