Torraca tra Storia e Natura
di Valerio Mignone
Come ogni gita
scolastica, anche il viaggio dell’UPEL di Maratea-Trecchina a Torraca è stato n’ammuina, di borbonica memoria! Che, comunque, ha trasmesso conoscenza
di storia, arte, comportamenti sociali, oltre che di scienze naturali, e,
ahimè, gastronomia!
Già poco dopo il bivio per risalire dalla marina di Sapri lungo le pendici della montagna cilentana verso Torraca, si è imposta allo sguardo la densità arborea della macchia mediterranea con querce, lecci, e sugare, che forniscono l’omonima corteccia per tappi a protezione di note bibite imbottigliate, estratte da vitigni e oliveti ben curati in ampi e soleggiati terrazzamenti, grazie all’abbondanza dell’acqua nel sottosuolo. Quell’acqua che, ogni tanto, segnala la sua presenza con l’armonia di un abbondante flusso e gorgoglio, e la freschezza e limpidezza, che invitano l’affaticato viandante a bere alla fonte! Lungo questi sentieri, il 29 giugno 1857, Carlo Pisacane ed i suoi “trecento, giovani e forti”, sbarcati a Sapri - marina di Torraca – proseguirono verso il Fortino di Lagonegro, e la morte, a Sanza; passarono nella indifferenza dei Torrachesi, distratti dalle festività patronali di San Pietro.
All’ingresso del borgo stupisce
il portale del Municipio, semplice ed elegante, in pietra locale, opera di bravi
artigiani, che, dotati di estro creativo, furono impegnati a ricostruire case e
palazzi, distrutti dall’incendio dei Francesi del 1806.
Alla sommità della montagna troneggia il Castello dei baroni Palamolla al cui ingresso, accolti dal prof. Nicola Barra e dal presidente della Pro loco, Gerardo Lamessa, è venuto a porgere il saluto, con non comune cortesia istituzionale, il Sindaco di Torraca, Francesco Bianco.
Il castello, in parte ricostruito ed acquistato da Comune, è sede di biblioteca comunale, sale per convegni e mostre d’arte, con pareti abbellite da tele di Biagio Mercadante, natio di Torraca, formatosi all’Accademia di Belle arti di Napoli.
La visita è iniziata nei saloni con una vasta e completa esposizione di scudi ed armature medievali a scafandri metallici, strumenti di torture e di esecuzioni capitali, dal patibolo a mannaia alla ghigliottina, alla cintura di castità, al cilicio, e similari. Il percorso si è concluso ai piani superiori, sede degli appartamenti padronali. Vi dà accesso una strada ciottolata di lieve pendenza, a gradini bassi e larghi che ieri rendevano agevole il transito a cavalli e carrozze, ed oggi…ai consoci di varie età…! I corpi del castello, a pianta quadrata o rettangolare ed a cielo aperto, sono interconnessi con muri alti, alcuni merlati, e con feritoie, a testimonianza della insicurezza dei tempi feudali.
L’appuntamento per la visita alla Chiesa Madre S. Pietro Apostolo ha reso breve la sonnolenza postprandiale, generata nell'Hosteria del Barone da un ricco menù di vivande condite con olio e spezie di Torraca, e imprudentemente diluite con vino, nocino, limoncello, fragolino di controllata produzione locale, invece della grappa, ignorata all’unanimità, pur in bottiglie di ben note produzioni.
La Chiesa, a tre navate, è apparsa bella nella sua semplicità neoclassica. E qui, tra noi, cittadini del Circondario, si è manifestato un “tifo” partigiano, seppure contenuto per rispetto al luogo di culto, nello scoprire tra i dipinti del soffitto il nome di Mario Lanziani, di Lauria. E’ stato di conforto all’amara sorpresa dello scorso anno, quando si notò che era stato rimosso dalla parete absidale della Chiesa di Tortorella un dipinto di Sarù Carlomagno, pittore di Trecchina, le cui opere abbelliscono le pareti della Chiesa di Piano dei Peri e di tante altre case del Territorio.
Dopo la visita all’antico Santuario della Madonna dei Cordici, nella piena consapevolezza di aver visto una minima parte del patrimonio storico e naturalistico di Torraca, ci si è congedati - con il ringraziamento sincero e cordiale - dal prof. Barra, erede dell’omonima baronia di Cordici, e dalla prof.ssa Domenica Iannelli, che ha illustrato la storia dell’antico luogo di culto per fedeli di tutto il Circondario.
Questa gita è stata un’occasione per rievocare la Storia comune tra Lauria, Rivello, Trecchina e Maratea. E sulla via del ritorno, senza la iniziale “ammuina”, ogni partecipante alla “gita scolastica” archiviava nella sua mente le belle sensazioni della giornata, mentre il sole scendeva all’orizzonte sulla Punta degli Infreschi!
Maratea 29 aprile 2019
Valerio Mignone
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