Valerio Mignone
La botta d’acqua, all’alba di mercoledì 30 novembre 2022 scorso, e gli intensi temporali dei giorni precedenti, hanno provocato cospicui cedimenti franosi alle pendici di Castrocucco, lungo la Strada Statale Tirrenica Inferiore, n. 18, collegante i Comuni delle tre Regioni confinanti Basilicata, Calabria e Campania. Lo smottamento franoso di tonnellate di terra ha raggiunto, rovinosamente, anche il mare sottostante.
Non ci sono stati morti, perché, al momento, non passavano persone, e, soprattutto, perché, è stata evitata, in passato, la urbanizzazione, con case e strade, di quella zona, pur affascinante, sul Golfo di Policastro, tra la Punta degli Infreschi e la Punta di Scalea.
Sul dissesto idrogeologico e geomorfologico di questo luogo, l’Ordine dei Geologi Lucani ha scritto, tra l’altro: “L’intero bacino del Mediterraneo, e nella fattispecie il basso Tirreno, fa rilevare, sistematicamente da molti lustri, una costante anomalia termica positiva, che è sinonimo di maggiore quantità di energia in atmosfera, e quindi di eventi potenzialmente di maggiore intensità”; tra questi, sono incendi boschivi nel periodo estivo. A ciò si aggiunga che “La dinamica è stata essenzialmente legata ad una saturazione del sistema di drenaggio delle acque superficiali”.
Nei secoli scorsi, già gli ultimi feudatari di Castrocucco, i baroni Labanchi, per ovviare ai disagi della residenza nel borgo in cima al monte, emersi nel corso degli anni, costruirono un loro nuovo palazzo, ai bordi di una più agevole insenatura del mare. Ed evitarono di insediarsi nella omonima Piana di Castrocucco, considerata insicura per frequenti inondazioni marine, e per ristagno d’acqua in palude, fonte di malaria endemica, fino agli anni ’20 del 1900.
In attesa del prossimo, definitivo risanamento, probabilmente con una lunga galleria per il traffico automobilistico, adesso è necessario “Fare presto” per ricollegare Maratea a Tortora e Praia a Mare, con soluzioni provvisorie, ma non pericolose. Fortunatamente, le Istituzioni, a ciò preposte, sono già all’opera.
E’ noto che Maratea oggi vive di turismo popolare, e di turismo della cosiddetta “elite”. Questa giunge, a bordo di naviglio di vario cabotaggio, attraccando ai vari pontili del Porto; e vive la sua giornata nelle cabine di bordo, o nelle stanze dei lussuosi alberghi a “Cinque stelle”, in raffinata attività a Maratea. I giovani turisti, a loro volta, si muovono in automobile; o in bicicletta, o a piedi con zaini in spalla, lungo i 32 chilometri della costa tirrenica di Maratea, e scalano le montagne dei vicini Parchi Nazionali del Cilento-Val d’Agri, o del Pollino, verso Latronico o Viggianello.
Comunque, in attesa della definitiva ricostruzione lungo la S.S. n. 18, è opportuno ricercare nuove vie di accesso turistico anche al Castello di Castrocucco. A tal fin, si ricorda che sulla corsia destra della Superstrada lungo il fiume Noce, già ci sono percorsi pedonali che portano alla frazione Massa di Maratea, e da qui, previo disboscamento di sterpaglie, è possibile giungere in prossimità del borgo feudale, la cui Storia, d’intesa con il Ministero dei Beni Artistici Storici e Monumentali, va opportunamente resuscitata e tramandata.
Per quanto detto, la classe dirigente Regionale, nel suo complesso, coordinandosi in ogni ordine e grado istituzionale, deve trovare la via d’uscita dai garbugli di Maratea, vero museo per Storia, bellezze artistiche e naturali, che danno notorietà e lustro a tutta la Basilicata. D’altronde, occorre cogliere ogni occasione per migliorare la Politica dell’ambiente in cui si vive, con ciò salvaguardando la vita stessa degli abitanti!
Intanto, il progettato Parco marino di Maratea rimane misteriosamente inattuato, bloccando un efficace strumento di progresso culturale e socioeconomico a livello locale. In merito, si dovrebbero sollecitare le Autorità ad esso preposte. E’ noto che la gestione di un Parco marino coinvolge tecnici, amministrativi, ed amministratori, che potrebbero avere una sede comoda e prestigiosa a Villa Nitti di Acquafredda.
Infine, si colga l’occasione per sollecitare anche interventi sulla diga foranea che, per i nuovi cambiamenti climatici intervenuti, non protegge più dalle forti mareggiate il Porto, cuore pulsante della economia di tutta Maratea e Dintorni.
Maratea 7 dicembre 2022
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