- Articolo di Nicola SAVINO* -
Sarà possibile, entro qualche anno, l’alternativa all’attuale
assetto di potere, che, emergente in Regione, è sostanzialmente padrona della
Basilicata?
Da tempo vince con lo
slogan del rinnovamento, ma-di fatto- lungo il canale della “mediocrità”, è di
gruppi che, interessati soltanto a galleggiare, si articolavano come seguaci di
partiti con ideologia e programmi elaborati con molto studio e confronto. Dai
quali emergeva chi fosse in grado di affrontare i problemi in una prospettiva d’interesse
comune e si preparava a confronti anche di livello nazionale.
Invece ora (ma non soltanto da ora!) la dimensione “partito” ha
cessato di produrre progetti e formare personalità per il “bene comune”, e si è
trasformata in organizzazione di particolarismi (posto, favore, guadagno, carriera,
licenza, bonus etc). Sicché, l’obiettivo principe per il successo essendo la caccia al consenso, emerge
come “politico” chi é bravo a raccoglierlo: cosa per la quale basta la
“mediocrità” dell’<uno vale uno>.
Si è così consolidata la tendenza che già serpeggiava da
tempo nei “vecchi” partiti e che si manifestava con il fenomeno delle tessere
false, col familismo e così via. Una tendenza ch’è man mano divenuta vincente a
partire dall’89, paradossalmente con la stagione di Mani pulite, che ha privato
i partiti di ogni residua capacità di controllo e di organizzazione contro le
infiltrazioni affaristiche.
L’89 fu perciò l’anno di nascita della sottomissione della
politica alla magistratura, della degenerazione degli equilibri costituzionali
e della fine dei partiti, che, infatti, ottusamente e forse perché già
inquinati, rifiutarono di autoregolamentarsi con l’articolo 49 della Carta.
Giunti ora di fronte a problemi di enorme complessità e passati
dall’ “illegalità per finanziare i
partiti…a partiti che finanziano l’illegalità” (Claudio Martelli, Skay 24 del 15/2) , non siamo in
grado di fronteggiare la fase storica con “i soltanto bravi a raccogliere voti”!