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N O ALLA GUERRA, L'EUROPA SI MOBILITI PER LA PACE
di Redazione, il 24/02/2022
Appello per la Pace, per un’Europa più unita politicamente,
contro la guerra di Putin in Ucraina e l’invasione illegittima dei suoi
territori da parte della Russia
Mosca ha utilizzato una narrazione storica falsa e creato un
pretesto per invadere l’Ucraina. È la trama dell’uomo solo al comando
condotta dal capo del Cremlino.
In un Paese andato ormai oltre l’autoritarismo.
Siamo davanti ad un dittatore, che non merita di essere chiamato
Presidente. Non esiste opposizione, non c’è dibattito politico, la
stampa libera viene perseguitata, i giornalisti interni, che non dicono
sì, vengono minacciati e qualche volta uccisi. Nemmeno gli oligarchi e
l’élite hanno un vero peso sulle decisioni del leader.
Vladimir Putin è seduto alla sua scrivania in una sala enorme, di
fronte a lui, a diversi metri di distanza, ci sono ministri,
consiglieri, rappresentanti dei servizi segreti. E’ plastica l’idea di
un senso di impotenza da parte di tutti meno uno.
Il Consiglio di sicurezza della Federazione russa restituisce
l’immagine di una Russia costruita, rappresentata, guidata solo e
unicamente da Vladimir Putin.
Il dittatore russo aveva annunciato pubblicamente
di riconoscere l’indipendenza delle repubbliche separatiste ucraine a
Donetsk e Lugansk. Un riconoscimento che è servito solo a fornire alla
Russia un pretesto per
varcare il confine ucraino e occupare i territori fino alla cosiddetta
linea di contatto. La crisi è precipitata. Il diritto internazionale è
stato calpestato!
Ai confini polacchi, delle Repubbliche baltiche, di Ungheria,
Romania, Moldavia, Slovacchia e Repubblica Ceca. Con la Germania a due
passi.
L’anno che è iniziato da qualche mese fa è quello del
“Ritorno della frontiera”.
La guerra e le sirene che anticipano i bombardamenti sono di nuovo drammatica realtà.
Dopo aver abolito con la moneta unica i vecchi muri tra gli Stati,
l’Europa scopre alle soglie del 2022 di avere di nuovo un confine
esterno, geograficamente marcato, politicamente sensibile, storicamente
simbolico. Corre tra i Paesi Baltici e la Russia, la Bielorussia,
l’Ucraina, per poi scendere fino al Mar Nero e alla Turchia. Interessa
il Mediterraneo e le crisi Nord Africane.
Il Novecento ha segnato questa nostra parte del mondo,
imprigionandola e poi liberandola. Il nuovo secolo sembrava nascere su
una geografia pacificata, finalmente libera dal giogo delle ideologie,
che traduceva nel disegno del continente la sconfitta definitiva dei
totalitarismi e la supremazia finale della democrazia vittoriosa.
Un’illusione!
Peraltro già minacciata dall’attacco del terrorismo islamista alle
due torri, e infine cancellata dalle aggressioni dirette alla democrazia
da parte dei nuovi autoritarismi.
Queste visioni distorte propongono ai cittadini, già disorientati
dalla doppia crisi economica e sanitaria, un modello semplificato di
governance e di leadership, senza controlli e contrappesi, senza
garanzie costituzionali, senza rispetto per il diritto internazionale,
per dispiegare completamente tutta la potestà di un “potere imperiale”.
La diversa interpretazione del concetto di democrazia si insinua
proprio sul percorso di quella nuova frontiera, una linea che divide due
diverse concezioni del mondo, due teorie del comando, due ideologie in
conflitto culturale e politico.
La scelta unilaterale di Putin di rendere inefficace, con la forza,
il diritto all’autodeterminazione dei popoli. L’invasione di Crimea
prima ed oggi del Donbass, l’influenza esercitata sulla Bielorussia, la
pressione militare e psicologica sulle donne e gli uomini ucraini,
determinano una situazione insostenibile.
A quest’idea fuorviante va contrapposto il peso storico dei nostri
valori, quelli liberali, socialisti e cristiani ai quali si è alimentata
l’Europa, nella sintesi riuscita della sua Unione economica e politica.
L’Europa vada oltre Maastricht. Trovi immediatamente forme di cooperazione più stringente in politica estera e difesa militare.
L’Europa della libertà, della democrazia, dei diritti e della Pace
non può restare inerme. C’è bisogno di passione civile e di una nuova
coscienza politica fatta di attenzione, responsabilità, pressione
politica, sociale e culturale.
Mobilitiamo le nostre coscienze libere!
Facciamole vibrare. Che si trovino negli spazi della democrazia
politica, di rappresentanza sociale e sindacale, in quelli spirituali
dei nostri credi religiosi, i luoghi di una visibilità ostile ad ogni
forma di violenza, alla guerra, ai soprusi dei dittatori, dei regimi e
dei vigliacchi.
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