nato a Bologna il 5-3-1922 - assassinato a Roma il 2 -11-1975 |
Articolo di Pier Paolo Pasolini, pubblicato sul Corriere della Sera nel 1974
CHE COS'E' QUESTO GOLPE.
Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato
golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di
protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi
fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle
prime stragi, sia, infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi
più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte, fasi
della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969), e una
seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti che, con l’aiuto della Cia (e in
second’ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato
(del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare
il 1968, e, in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia,
si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il
disastro del referendum.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a
dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava,
alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi
bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il
generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai
tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai
malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione,
come killers e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di
seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive,
di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti
anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari
di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là
dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere.
Credo che sia difficile che il “progetto di romanzo” sia sbagliato, che
non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a
fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri
intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto
intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a
proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così
difficile.
Tale verità – lo si sente con assoluta precisione – sta dietro una
grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio.
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