Tra i Calanchi di Aliano e Maratea per cultura poesia salute
Valerio Mignone Pubblicato su La Nuova del Sud Venerdì 4 febbraio 2022
Il 2022 ricorre il centoventesimo anniversario della nascita di Carlo Levi; mille motivi ci sarebbero per ricordarlo; ma, per i Lucani, possono essere i “calanchi” di Aliano, che Carlo Levi ha reso famosi, nel Cristo si è fermato ad Eboli.
Ma calanchi verdi, non brulli, si notano anche nella cosiddetta Macchia Mediterranea lungo il Sinni, e sversano acqua nell’omonimo fiume, tra le montagne di Lauria Nord e del Senisese, per sfociare nel mare Jonio del Metapontino. Più a sud, i calanchi della montagna di San Filippo, tra Lauria Inferiore e Trecchina, sversano acqua nel torrente Fiumicello, e giù, al fiume Noce, nel Tirreno di Castrocucco. Anche il Mercure di Viggianello, che tra Laino e Rotonda diventa Lao, sfocia a Scalea, nel Tirreno, dopo aver generato flussi vorticosi per appassionati di rafting in kayak.
Le sponde di questa fitta rete fluviale costituiscono già esse stesse un’attrattiva spettacolare, e sono fonti di Cultura e Poesia, conoscenza di Storia, Geografia, Letteratura, ed altro. A tal fine contribuisce il Museo naturalistico e paleontologico di Rotonda, ove sono esposti i resti ricomposti di un antico Elefante italico, e di un Ippopotamo, risalenti a migliaia di anni addietro, e cocci, a testimonianza della presenza dell’uomo. Anche la Grotta del Romito, a Papasidero, ha incisioni rupestri e graffiti risalenti a 11 mila anni fa.
Tutto ciò spiega l’escursionismo, con movimenti, trasferimenti, seppur temporanei ed occasionali, tra località diverse. E il movimento e la deambulazione, si sa, comportano attività ginnica, che di per sè è una delle modalità per conservare benessere.
Negli stessi anni, in assenza di frigoriferi per la conservazione di alimenti, non erano rare le parassitosi, e si faceva mangiare, periodicamente, ai bambini, come vermicida, la “corallina”, un’alga che operosi giovani, per intascare qualche spicciolo, raccoglievano al fondo del mare, e venivano a vendere a Lauria, travalicando, a piedi, le montagne circostanti. Nelle feste patronali estive, a dorso di mulo, dalle cosiddette “neviere”, si portavano, nei rari bar, blocchi di neve ghiacciata, per farne “gelati”.
Ancora oggi, quella parte di Basilicata che dal Pollino discende verso il Tirreno di Maratea, lungo i fiumi Sinni e Noce, è splendida. Ed occorre impegnarsi per il suo sviluppo economico-sociale.
Il conte Stefano Rivetti, a suo tempo, coniò il trinomio “Mare, Monti, Terme” per indicare le potenzialità turistiche del mare di Maratea, del Massiccio montuoso del Pollino, e delle acque delle Terme di Latronico. Fortunatamente, la salubrità delle Terme di Latronico è riconosciuta da tante persone che ad esse affluiscono per cure idropiniche, e dell’apparato locomotore. E sorgenti carsiche nella Valle del Mercure, al confine tra Viggianello e Rotonda, danno vita allo stabilimento in cui si imbottigliano apprezzate acque oligominerali.
La macchia mediterranea, in quel di Trecchina, è frammezzata da rigogliosi castagneti che forniscono frutti per gustosi dolci e gelati, preparati dai fantasiosi pasticcieri di Trecchina.
Oltre a Carlo Levi, questa Terra ha ispirato, limitandoci a Maratea, Pier Paolo Pasolini, che, nel 1959, pubblicò le sue emozioni sul periodico Successo; e, ancora, Cesare Pavese e Bianca Garufi che ne accennano in Fuoco grande. Giorgio Bassani, a sua volta, dimostrò il suo legame con Maratea dimorandovi, d’estate, per alcuni anni, nel Centro storico, lungo la Pendinata, la via ad un passo dai calanchi della Cerrita e dei Carpini, vivai rigogliosi della Macchia Mediterranea.
La costa di Maratea è quasi occultata, nel golfo di Policastro, con i suoi 35 chilometri, aggrovigliati in insenature e grotte marine, tra il Canale di Mezzanotte e la foce del Noce a Castrocucco. E’dominata dal Monte San Biagio con il Santuario, da cui, in cielo sereno, si può osservare anche lo Stretto di Messina e l’Etna. Verso Acquafredda di Maratea, ove si affaccia la Villa di Francesco Saverio Nitti, si vede il luccichio di una bolla di acqua dolce, possibile sbocco di qualche dolina e inghiottitoio. La buona conservazione dell’habitat del mare ha indotto le autorità competenti a istituirvi il Parco marino.
Maratea, da sempre, è terra natia di poeti e di artisti. Penne poetiche sono state Letizia Labanchi, i cui cromosomi continuano nella giovane nipote Chiara Labanchi, che si destreggia tra codici e poesie; Pasquale Epifanio Iannini, la cui vena poetica si riscopre nei discendenti Sergio De Nicola con la figlia Marta, e in Maria Antonietta Mordente; Gaetano De Filippo con i Sussurri dell’anima; Loredana Licasale con romanzi brevi. Destinate a rasserenare lo spirito dei lettori sono anche le poesie di Gina Labriola di Chiaromonte, di Maria Luigia Iannotti di Trecchina, e di Elisa Puglia.
Infine, percorsi culturali gratificanti in Maratea sono a Palazzo “De Lieto”, tra tele del pittore Angelo Brando, formatosi presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli, e antiche anfore ed ancore, reperite in fondo al mare attorno all’isola Santojanni. Questo Museo meriterebbe la recente scultura sulla “Persecuzione degli Ebrei”, del giovane Francesco Sisinni, che ha coltivato il suo pathos di artista in Accademie fiorentine.
In conclusione, dai calanchi di Maratea si rivolge un appello. La Storia, intesa come collante tra passato, presente e futuro, dovrebbe scrivere a chiare lettere che Aliano ha amato Carlo Levi, e che Carlo Levi ha ricambiato. A 120 anni dalla sua nascita, sarebbe gradito a Carlo Levi il gemellaggio tra Torino, sua città natale, e Aliano, che lo ha accolto in gioventù, e ne custodisce la salma.
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