Antonio Di Pietro e Mario Chiesa |
Articolo di Nicola Savino*
A 30 anni da Mani pulite c’è chi ricorda quell’evento con interviste ai pentiti che hanno cambiato vita o con il lungo elenco di coloro che la vita se la tolsero per esser stati “giudicati” con l’avviso di garanzia! C’è anche chi, esperto della materia come l’Avvocato Caiazza, Presidente nazionale della Categoria, evidenzia su Radio Radicale del 19/2, le gravi distorsioni alle regole che furono introdotte dal Pool milanese e che dilatarono il potere dei Pubblici Ministeri sulla vita degl’italiani.
In molti furono trascinati in Tribunale ed esposti al pubblico ludibrio, un po’ come i ghigliottinati del 1789 in Francia, mescolandosi i “politici” che avevano “riscosso” per finanziare i partiti con coloro che nella “politica” di solito s’infiltrano per affari e per rubare in proprio; e persino colpendo chi lo avevano fatto “dopo” ma ignorando chi lo aveva fatto “prima”, grazie alla sanatoria adottata per il Pci.
Anche questa volta il Parlamento non fu messo nella condizione di provvedere, come già nel 1989, alla caduta del Muro, circa la regolamentazione dell’art 49 CC, unico strumento (con il referendum) per partecipare tutti alla vita politica!
Si volle trattare come fenomeno criminale un problema ch’era stato con franchezza e correttamente posto in Parlamento(Craxi), e che ancora sussiste per tutte le democrazie moderne; e lo si condusse in stretta sincronia con la grande stampa, di modo che si potesse sia fare di ogni erba un fascio che istigare quotidianamente la rabbia popolare!
Abusivamente si istituì un unico registro (n. 865592, il Dubbio del 19/2) per convogliare a giudizio tutti dallo stesso Gip; si estorsero confessioni con la minaccia di carcerazioni di lunga durata; si esposero alla Tv galantuomini in manette e si adescarono le confessioni proponendo incriminazioni di favore.
In nome di una rivoluzione purificatrice, l’Opinione pubblica fu spinta dalle delusioni all’antipolitica e da questa al giustizialismo (poi bandiera del M5S); con la collaborazione della stampa- Mediaset in primis-si bloccarono iniziative istituzionali pur identiche a quelle già adottate a favore del Pci pochi mesi prima. Destarono silenzioso spavento anche i mini-tentativi di singoli parlamentari (con Ciaurro, Ministro ai Rapporti col Parlamento) finalizzati a rendere facoltativo il famigerato <avviso di garanzia>: sicché esso, pur non limitando la libertà del Pm, tuttavia disinnescasse l’abuso della gogna pubblica, ancora oggi tesa a trasformare un inquisito in colpevole “fino a prova contraria” (come reiteratamente sostenuto da un illustre ex membro del Pool, poi nel Csm).
Di lì anche l’ulteriore ingarbugliarsi della nostra politica: per il giustizialismo seminato dal moralismo berlingueriano ed ereditato nel Pci, che fiancheggiò il Pool nella pervicace illusione (testimoniata ancor oggi dal tesoriere Greganti, Ivi su La 7)) di trarne il vantaggio che invece fu “usurpato” dal Capo di Mediaset!
Insomma, una < tragica recita sulla legalità>, i cui effetti vivono nelle legioni di Magistrati insediati nelle Direzioni dei Ministeri; in Sindaci e Parlamentari che, proclamandosi indipendenti, escono ed entrano a piacimento dalla Magistratura; in cittadini ed amministratori che, a scapito delle istituzioni e della democrazia, hanno paura di candidarsi e di firmare documenti; nell’alto numero di “reclusi in attesa di giudizio”, privati della libertà spesso con la scusa che potrebbero inquinare prove o fuggire all’estero; nella persistente preclusione alla finalità rieducativa delle pene e alla dignità umana (condannataci dalla Corte Eu); nell’ esasperante lentezza dei processi e nell’ impossibilità di scalfirla..
Al di là delle sensibilità o delle scelte o delle valutazioni di cui la varia umanità coinvolta in quelle vicende oggi riferisce sui < 30 anni fa>, come non vedere il lascito storico-politico nel rischio delle libertà fondamentali esposte ad un “peso senza i contrappesi”, da cui già Montesquieu raccomandava vigorosamente di tutelarci? E come non considerare che tanto più questo clima può pesare nelle periferie, ahimè più carenti di difese, come la Basilicata e l’intero Sud?
Ci vorrà tempo perché “sia possibile perseguire i reati senza passare come un rullo compressore sulle libertà costituzionalmente garantite” (A. Panebianco sul Corsera del 20/2)! Ma per imboccare la via dobbiamo assolutamente cogliere l’opportunità di votare ai Referendum! Tanto più dove, come nel Sud, reputazione e onestà sono da sempre più minacciate di per sé, oltre che dal clima illiberale di questi ultimi 30 anni!
*Già Parlamentare e Sottosegretario di Stato
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