- Da www.civiltaappennino.it -
Sostenere e incentivare le “cure paesane”
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le cure termali
sono una delle più antiche forme di terapie dell’Occidente; non è un
farmaco ma l’insieme di strutture e servizi integrati con risorse
naturali.
Pensiamo e costruiamo paesi sicuri per qualità e velocità delle reti
tempo-dipendenti (infarti, ictus e gravi traumi) e sistemi di
emergenza-urgenza che raggiungano in poco tempo buoni pronto soccorso,
con un’avanzata telemedicina, continuità assistenziale e una efficacia
assistenza domiciliare integrata, paesi con zero barriere
architettoniche e con mobilità a misura di anziano, aria e cibo buoni,
boschi belli e vivibili e magari con qualche possibilità di ulteriori
servizi per il benessere, etc.
Vivere in “questi” paesi confortevoli non sarebbe da considerarsi una forma di terapia?
Di questa idea di paese ne abbiamo già parlato https://www.civiltaappennino.it/2022/11/06/appennino-la-miglior-politica-per-i-giovani-e-investire-sulla-terza-e-quarta-eta/
E allora se le cure termali sono tra i LEA (i Livelli Essenziali di
Prestazioni) erogati, con particolari diagnosi e prescrizioni, dal
Sistema Sanitario Nazionale perché le “cure paesane”, determinando
particolari condizioni e parametri, non potrebbero essere incentivate?
Magari attraverso voucher o detrazioni sia alla persona che ai soggetti,
enti del terzo settore, che si prendano in carico, a seconda del
livello di intensità di cura e di assistenza, l’organizzazione ed
erogazione del servizio.
Ricordo che per incentivare il turismo piegato dalla pandemia, forme e
strumenti di sostegno sono stati promossi. Il turismo è un modo per
parlarne in maniera diretta e immediatamente percepibile ma paesi sicuri
e confortevoli sono una battaglia d civiltà, direi quasi patriottica,
per chi vive tutto l’anno; sarebbero posti eccellenti per i “restanti”,
ospitali ed attrattivi per i migranti climatici che dalle città, e non
solo, guarderanno la montagna così come in un deserto si ricerca un’oasi
per godere del fresco di un albero e dissetarsi. Questa impostazione
non sarebbe un miraggio per riabitare l’Italia interna, di montagna ed
appenninica. È possibile migliorare i contesti, qualificare e
certificare servizi e strutture, incentivare la scelta e sostenere in
particolare gli enti del terzo settore.