martedì 6 agosto 2019

A PROPOSITO DI FRANCESCO SAVERIO NITTI


 Attualità di Nitti…e della sua Villa a Maratea

Valerio Mignone*


Il centenario del Primo Governo Nitti è stato adeguatamente celebrato nel luglio scorso. Ma non si può non rilevare che molti Italiani - anche di istruzione superiore ed universitaria - non conoscono Francesco Saverio Nitti come Capo di Governo nel 1919, come economista, e pioniere della cultura europeista.
Chi scrive è un attempato, moderato “tifoso” del pensiero del Nitti pre-Costituente; che, pur privo di “tocco e toga” da accademia, ha seguito i corretti metodi della ricerca storiografica, scartabellando, in Archivi di Stato e Biblioteche nazionali, faldoni di documenti autografi di Nitti, suoi volumi, e libri a Lui dedicati. Ed in tale veste si attiva per stimolare su Nitti la curiosità dei Lucani, e degli Italiani che vengono in Basilicata, a beneficio della propria cultura, e del turismo a Maratea, e nella Regione tutta.
Proprio nella disputa dei giorni nostri sull’Autonomia differenziata, tra Regioni del Nord e del Sud, risalta l’attualità del pensiero di Francesco Saverio Nitti; basta rileggere Il bilancio dello Stato dal 1862 al 1896-97, pubblicato nel 1900 a Napoli, o la sua versione in linguaggio divulgativo, Nord e Sud, pubblicato a Torino nello stesso anno. Erano “le prime linee di una inchiesta sulla ripartizione territoriale delle entrate e delle spese pubbliche dello Stato in Italia”. Il Sud, per Nitti, aveva “dato dal 1860 assai più d’ogni altra parte d’Italia in rapporto alla sua ricchezza; paga quanto non potrebbe pagare; lo Stato ha speso per essa, per ogni cosa, assai meno, e vi sono alcune province in cui è assenteista per lo meno quanto i proprietari delle terre”. Cifre e calcoli dimostravano che “per cause molteplici (unioni di debiti, vendita dei beni pubblici, privilegi a società commerciali, emissioni di rendita) la ricchezza del Mezzogiorno, che poteva essere il nucleo della sua trasformazione economica, fosse trasmigrata subito al Nord”;”le imposte gravi e la concentrazione delle spese dello Stato fuori dell’Italia meridionale avevano continuato l’opera di male”. Nitti aveva calcolato che, in base a questa politica, 4-5 miliardi di lire, in quel tempo, furono trasferiti dal Sud al Nord; e con minori vantaggi per il Sud. Era pur vero che le minacce di guerra erano soprattutto sui confini del Nord e che su tale voce di bilancio il Sud intervenisse; ma, nel contempo, non si volle prendere atto delle condizioni idrogeologiche svantaggiose del Sud per una più equa distribuzione delle risorse finanziarie; così come oggi, la Comunità europea tarda a prendere atto, con tutto ciò che ne consegue sul piano politico ed economico, che il confine fragile dell’Europa è la Costa della Sicilia.
Nitti scelse Acquafredda di Maratea come residenza estiva, e dimora nel tempo libero da impegni istituzionali. Vi abitò nel 1921, e nel 1922 - dopo la intricata crisi ministeriale - dal 20 agosto fino all’anno successivo, al 18 novembre 1923; ed ancora, dopo il 1945, al rientro dall’esilio. La Villa fu luogo di incontri di politici e di intellettuali. Il 18 ottobre 1922, prima del Discorso di Lauria nel quale Nitti acconsentiva ad un nulla osta per un governo Mussolini, Nitti ricevette l’ambasciatore Avezzana, da Lui stesso indicato come negoziatore di rango, a nome di Mussolini. Ma le trattative si rivelarono un espediente per distrarre l’attenzione sui fascisti; Mussolini, infatti, interruppe le trattative una settimana prima della Marcia su Roma. Nitti diventò bersaglio degli squadristi fascisti, che nel gennaio 1923 organizzarono un raid intimidatorio contro di Lui, proprio ad Acquafredda.   
La Villa - un gioiello incastonato su uno sperone roccioso - pur limitata nei suoi volumi e contigua a Torri Saracene, già di per sé è un monumento, che si impone nel suo stile neoliberty agli occhi di chi naviga lungo i trentadue chilometri della Costa di Maratea. E poi, è la dolce armonia delle onde del mare sottostante ad alleviare gli stati d’animo di chi si affaccia dai suoi balconi! 
La Regione Basilicata, per iniziativa del compianto primo presidente, e senatore, Vincenzo Verrastro, e del consigliere regionale PCI, Giacomo Schettini, acquistò la Villa Nitti dalla figlia di Francesco Saverio, Filomena, immaginandola, per il futuro, sede di studi e seminari nittiani. Ma in tutti questi anni la Villa è rimasta sottoutilizzata, vanificando, di fatto, simili speranze; ed è stata spogliata della storica biblioteca, di arredi e cimeli.
Occorrerebbe ricercare soluzioni utili a prevenirne l’oblio per l’inarrestabile trascorrere del tempo, e ad alleggerire gli oneri finanziari a carico della Regione Basilicata. Alcuni figli di Nitti hanno acquisito meriti scientifici, in campo medico: Federico, morto per una infezione da germi su cui Egli lavorava presso l’Istituto Pasteur di Parigi; e la stessa Filomena, e suo marito, Daniele Bovet, premio Nobel per la medicina nel 1957. Un museo delle Arti sanitarie certamente avrebbe reso onori ai Nitti; ma la scarsa attrattività di questi rari musei - come dimostrano i dati sul numero di visitatori - sconsigliano una tale opzione. No anche ad esposizioni, come al Vittoriale di Gabriele D’Annunzio, il cui comportamento politico, peraltro, Nitti ha sempre disapprovato: dal periodo napoletano a quello fiumano, anche quando la figlia di D’Annunziò abitò a Melfi per aver sposato un aviatore melfese, il tenente di vascello Silvio Montanarella, arruolatosi nell’esercito dannunziano per Fiume.
In Italia, ed all’estero, tanti Palazzi storici sono stati riconvertiti in alberghi di livello medio-alto. Lungo la costiera sorrentina ed amalfitana, dimore di Gioacchino Murat sono diventate strutture alberghiere. E Villa Feltrinelli, a Gargnano sul Garda, già dimora di Mussolini dal 1943 al 1945, durante la Repubblica sociale di Salò, è albergo di lusso. Albergo è anche il Palazzo Cecilienhof, a Potsdam, ove, nella impossibilità di riunirsi a Berlino, danneggiata dai bombardamenti, i Tre Grandi - Churchill, Truman, e Stalin – tra luglio ed agosto 1945, si riunirono per accordarsi sulla gestione della pace.
Gli organi regionali, competenti in materia, valutino la riconversione ricettiva per Villa Nitti, come volano per potenziare l’offerta turistica culturale! Ciò non sarebbe una “diminutio capitis” per Nitti, né un oltraggio ai Primi Consiglieri Regionali, che, saggiamente, deliberarono l’acquisto della Villa.
E’ lo stesso Francesco Saverio Nitti, maestro di Scienza delle finanze, che ammonisce chi di competenza a rilanciare la Villa, per far conoscere la Sua Storia di Statista, e per non gravare ulteriormente sulle tasche dei Lucani.  
Per compensazione, è auspicabile che da parte delle Istituzioni culturali della Basilicata si valuti l’opportunità di indire anche per Francesco Saverio Nitti un Certamen - o qualcosa di simile - a periodicità annuale, con sede a Maratea, come il Certamen horatianum, a Venosa, ed il Certamen “Giustino Fortunato”, a Rionero, giunto alla XV edizione.
*Già parlamentare
Maratea 5 agosto 2019

-Articolo pubblicato da "LA  NUOVA  del  sud  - Basilicata"  il 6 agosto 2019-

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