venerdì 16 agosto 2019

IL SACRIFICIO DI PADRE CARLO DA CELLE


    
                                        
Lapide posta nel 1978 dal Sindaco Fernando Sisinni nel 150° anniversario, successivamente trasferita su altro vicino muro del Convento dei Cappuccini


                                               PADRE   CARLO   DA   CELLE
                                                                         
                                                                                                             di  Letizia  Labanchi

Un funebre rullare di tamburi
e cadenzati passi sul selciato.
Un silenzio sinistro per la strada
e, in mezzo ad un drappello,
il Condannato
condotto a morte
pallido e raccolto.

Si chiudean le finestre delle case
al pietoso passaggio.
Dietro i vetri
piangevano le donne;
il cuore in petto
agli uomini fremèa
d'ira repressa.
Dalla vicina terra del Cilento
traéva origine e nome
P. Carlo,
che giovane ed ardente
audaci imprese
e successi esaltanti
avea sognato.

Era stato Priore del Convento
di Maratea;
per questo il suo supplizio
Del Carretto lo volle in questa sede,
a' generosi monito e consiglio.

Di fronte alle Cappelle,
ai Cappuccini,
c'era una porta lungo il muro antico della Chiusa.
Fanciulli, credevamo
tracce di sangue scorgervi,
sgomenti.

Ci narravano infatti che lì accanto
fu ucciso dai gendarmi
P. Carlo.

Una marmorea lapide sul muro
il calvario del martire ricorda
e fra color che patrio amore un giorno
portò alla sofferenza ed alla morte
eternamente splenderà il suo nome.

P. Carlo,
riposin le tue ossa
nell'umiltà raccolte del tuo saio
e sul sepolcro sia deposto un fiore:
il fiore vivo della rimembranza!


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