lunedì 19 agosto 2019

MARATEA SOTTO ASSEDIO NEL DICEMBRE 1806

-Sull'argomento si rinvia ai contributi di Luca Luongo in www.calderano.it  " I caduti dell'assedio di Maratea del 1806" e "L'assedio di Maratea del 1806- Nuovi documenti e studi"-

Ringrazio l'amico Vincenzo Grisolia da Santa Domenica Talao (CS), cultore di storia del suo paese e del nostro Mezzogiorno, per avermi reso partecipe del "RAGGUAGLIO" che segue, scritto dal nobile Gennaro Marulli, filoborbonico, nato a Napoli il 16 marzo 1808 ed ivi deceduto il 25 dicembre 1880



Gennaro Marulli – Ragguagli storici sul Regno delle due Sicilie. Vol. 2° pagg. 417-421

                                     1806 e 1807



LIV. Continuavasi in questo mezzo tempo per
varie vie a maneggiare le pratiche dell’occupazione.
Aspro tormento ed assai pungente spina era stat’a
quelle genti di Francia, inorgoglite dalle parole
di fuoco dettele dal vincitore di Austerlitz nel mandarle
verso queste parti, la difesa di Gaeta e quella
di Civitella del Tronto eseguite da soldati napolitani;
ma il portentoso sostenimento operato dal
popolo in Amantea, che dal primo giorno di Marzo
del già passato anno 1806, chiuso si era ad ostinata
oppugnazione; non che quello fatto dalla popolazione
di Maratea, che egreggie e rare pruove
di valore debbonsi nominare, non solo le riempiva
di rabia , ma le teneva ardenti di vendetta;
imperciocché ne risultava l’affievolimento della loro
forza morale: era umiliante per quella truppa cui
i più gravi ostacoli, erano sempre sembrati lievissimi,
il lasciare un paese non fortificato e difeso
dai soli abitanti, i quali orgogliosamente sfidandola
e provocandola formasse uno dei principali nidi
delle insorrezioni calabresi. Il Maresciallo Massena
bramando di estirpare un esempio cotanto scandaloso,
e sapendo che iu meno di un anno l’esercito a lui
commesso era stato scemato di oltre a ventimila uomini,
aveva ordinato con caldezza di emanazione
al Generale Verdier di prendere tutte le opportune
disposizioni , affinchè quel ricettacolo di gente contraria
cadesse in suo potere. Il Generale obbedendo
alle ingiunsioni del Maresciallo, dopo essersi provvisto
di quanto riputava più necessario per quella
espugnazione , cominciò il movimento.
Nel dover narrare questi avvenimenti è d’ uopo
far considerare primieramente , non convenire a
questa guerra il nome di brigantaggio, come si fe’
studio di darle da molli, i quali confusero la difesa
del proprio legittimo Sovrano animata da carità di
patria che non sa piegarsi a voler patire giogo forestiere
col brigantaggio solo intento alla rapina, alla civile
guerra ed al pubblico danno. Rimane pure a considerarsi,
e dar lode assoluta alla sobrietà, destrezza e valore,
qualità insite delle nostre popolazioni; e far
convenire che queste produssero uomini sì tenaci e
fermi nelle intraprese loro, per le parti nelle quali
fu il Regno diviso in questi tempi, che simili, ma
non più decisi di essi poteronsi e possonsi trovare.
Dirò prima di Maratea, per l’ordine cronologico
impostomi seguire, perché prima cedé, indi narrerò
dell’altra;
anzi avrei dovuto di essa parlarne
nel precedente anno, ma come terra assai vicina
ad Amantea, che di un tre miglia ne dista, così
ne ho tralasciata la narrazione per avvicinarla all’altra,
che ora ne corre il tempo; tanto più, che
il termine della disfatta di Maratea, forma il comin-
ciamento del cinto assedio di Amantea.
Il piano degli insorti calabresi era stato assai be-
ne concepito, imperciocché i punti nei quali si erano
trincerati, erano stati scelti in modo da potere
in egual tempo proteggere lo sbarco dei rinforzi
e delle munizioni inviate dalla Sicilia, ed intercidere
la lunga e difficile comunicazione da La-
gonegro a Cosenza. Maratea situata sulla costa nel
golfo di Policastro, ad una piccola distanza dalle
gole di Lauria, lungo la strada di Napoli, era una
delle loro migliori piazze d’ armi. Gli abitanti di
Maratea erano divenuti più audaci dacché degli
uffiziali inglesi si erano a loro uniti, e dacché l’Intendente
civile di Cosenza Alessandro Mandarini,
uomo pieno di ardire e dotato di sommo ingegno,
investito di poteri della Corte di Palermo, vi aveva
stabilito il suo quartiere principale. Il Generale
Lamarque, che dopo l’assedio di Gaeta, aveva ricevuto
sotto i suoi ordini una gran parte della divisione
di Lecchi; e seco aveva distrutto i più ascosi
e forti ripari degl’insorgenti del Cilento, fu
incaricato della spedizione contro Maratea. Egli lasciò
Lagonegro nei primi giorni del Dicembre del
1806 si stabilì a San Lorenzo della Padula, e con
delle marcie rapide e dei movimenti abilmente combinati,
pervenne ad incalzare e rinchiudere nella
piazza duemila insorgenti, ventidue dei loro Capi,
e fra questi il celebre Mecca. Giunto avanti Ma
ratea il 15 Dicembre con 7 Battaglioni, ne cominciò
l’ investimento.
Maratea dividesi in città bassa e città alta: questa
ultima situata sopra un immenso scoglio impossibile
a scalfire, e che nei sette ottavi del suo
contorno ha la figura di un pane di zucchero ro-
vesciato, è soltanto praticabile lungo uno spazio di
150 in 200 tese, quantunque siane la scarpa sommamente
ripida. Questa specie di cittadella circondata
da un muro di 25 piedi d’altezza è fiancheggiata
da talune torri di cui erano state risarcite le
antiche troniere o feritoîe. Il Generale Lamarque
fece sollecitamente spedirsi da Lagonegro e da Sa-
lerno delle artiglierie, e pervenne a farle trasportare
dopo i più penosi lavori, fino sopra alcune punte
di scoglio dalle quali si discopre la piazza. Gl’inglesi
che avevano diverse Fregate ancorale d’ innanti
al porto, tentarono di operare vari sbarchi;
ma le truppe di Lamarque fecero formale resistenza
a quei tentativi. Gl’ insorgenti dispersi pel paese,
attaccarono molte volte le truppe contrarie a fine
di sbloccare la piazza; ma non riuscirono nell’intento;
la guarnigione reiterò le sortite, ma fu ri-
cacciata nelle sue mura. Se io dovessi farmi a narrare
le azioni, il valore, la pertinacia d’ambo le
parti, soverchiamente dovrei dilungarmi; d’altronde
troppo mi duole il mostrare con minutezza le stragi
dissumanate; lascerò dunque, che il lettore le deduca
dai pochi cenni a cui mi ristringo su questa
narrazione, divenendo prolisso su quella di Amantea
per darne maggiore conoscenza.
La posizione militare di Lamarque mentre non
permettevagli di limitarsi ad un blocco, gli toglieva
ogni possibilità di tentare un assedio; in tale tristissima
combinazione il Generale per avvicinarsi
alla Piazza immaginò di far costruire delle trincee in
rilievo fabricando dei muri a secco, ed innalzando
a ciascheduno svolto una torre nella quale stabilirebbe
dei bersaglieri. Questo lavoro faticoso e difficile.
mercé lo impegno messovi nel costruirlo, fu portato
a termini in soli 12 giorni, terminati i quali,
quelle truppe pervennero sotto le mura della città.
Gli assediati non avendo che dei cannoni di piccolo
calibro , non poterono impedire l’avvicinamento
dei loro nemici: in allora cominciaronsi dalle
truppe di Lamarque i lavori della mina; già tutto
era pronto per lo scoppio, quando i napolitani giudicando
la loro posizione disperata, fecero una sortita
generale , e rovesciando le prime opere andarono
oltre. Gli assedianti respinti , tornarono alla
carica e ripresero il loro vantaggio; la zuffa fu viva
e micidialissima : un gran numero d’insorgenti armati
di pugnali e di ogni altr’ arma corta , presi
di rabia, scagliavansi con un coraggio estraordinario
nelle file degli assedianti, e vi trovavano e trovar
vi facevano la morte. Quest’ azione rinnovata
più d’ una volta con furore ognora crescente, costò
non poco sangue ad ambo le parti, finalmente
dopo 22 giorni di un assedio, che non fu se non
una serie continua di combattimenti vivissimi, gl’insorgenti
esaurito ogni mezzo di difesa, e posti nella
massima strettezza, chiesero di capitolare. Gli uffiziali
inglesi e l’ Intendente Mandarino ottennero
di ritornare in Sicilia : venti Capi delle masse e
più di 2mila dei difensori furono fatti prigionieri
di guerra; gli altri abitanti patirono gran numero
di morti e crudeltà disumanate, tanto guasto essendo
il costume di quelli occupatori, nel credere
che l’umanità serbata in guerra non dovess’ essere
serbata per i popoli armati.




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