Il declino di Salvini
(Tommaso
Merlo) – Da quando Salvini si è castrato da solo, è finita la cagnara.
Con lui al governo, l’intero dibattito pubblico gravitava intorno al suo
insaziabile ego. Gli altri a lavorare, lui in giro a sparar minchiate
mentre i barchini dei trafficanti gliela facevano sotto il naso e dei
rimpatri neanche l’ombra. Nemmeno alle riunioni internazionali si
presentava. Il peggiore ministro dell’interno mai visto. Una gran fumo e
dell’arrosto neanche l’ombra. Al punto che viene il sospetto fosse
tutto premeditato. E cioè che Salvini abbia accettato di fare il governo
col Movimento 5 Stelle avendo già in mente di farlo saltare appena gli
conveniva. Ha usato cioè il governo al solo scopo di farsi un anno di
campagna elettorale da ministro a spese del contribuente per poi andare
all’incasso dei pieni poteri. Tutto premeditato. Salvini sapeva in
partenza che avrebbe dominato mediaticamente il Movimento e gli avrebbe
succhiato consensi. Perché con alle spalle decenni di esperienza, perché
con una macchina rodata a disposizione. Salvini sapeva che da Ministro
dell’Interno si sarebbe poi rifatto una verginità davanti al grande
pubblico e avrebbe potuto sfruttare al meglio l’emergenza migratoria a
fini personali. E così è stato. Salvini ha avuto in mano per un anno il
pallino della politica italiana e gli occhi addosso di un intero
continente. Una strategia pubblicitaria davvero vincente. Piantando solo
cagnara, Salvini ha raddoppiato i suoi consensi e stravinto tutte le
elezioni che ha affrontato. A Bruxelles gli è andata male, ma Roma
l’aveva in pugno. Poi quel maledetto audio del Metropol. Poi il rischio
di perdere tutto. Coi suoi beach party tutti esauriti e con erezioni
sondaggistiche da paura. Poi il rischio di perdere l’occasione di
coronare il suo sogno di diventare il Putin italiano ad un passo dalla
meta. Ora o mai più e tra un mojito e l’altro ha trovato il coraggio di
scatenare la crisi. Sembrano passati secoli e in attesa che i magistrati
trovino le risposte che Salvini non ha voluto dare sui traffici
moscoviti, il leader leghista gira privo di genitali sperando che gli
ricrescano presto. Lo si vede di rado. Sempre più gonfio e paonazzo.
Chissà, forse la passione per i mojiti o forse quella per la coda alla
vaccinara che s’ingurgita in grandi quantità per colmare i vuoti
esistenziali e gli incoffesabili rimorsi che lo affliggono. L’effetto è
quello di uno spot venuto a noia. Quella voce, quel tono, quelle frasi
che ripete da anni. Solo fumo. Tossico. I sondaggi reggono a fatica ma i
tempi della corsa verso il 40% sembrano tramontati, al punto che
Salvini è stato costretto a tornare da Berlusconi. Già, era una
minchiata elettorale pure quella del populismo oltre che quella del
cambiamento. E peggio ancora, il suo destino politico è nelle mani dei
suoi nemici. Se davvero l’Europa darà una mano sui migranti dimostrando
che le ricette sovraniste ed isolazioniste sono suicide per paesi come
l’Italia. Se davvero il Pd e tutto il renzume la smetteranno di dar
spettacolo mettendosi a lavorare al servizio dei cittadini. Se il nuovo
governo durerà a sufficienza per permettere al Movimento di realizzare
altre bandiere che per colpa del tradimento di Salvini rischiavano di
finire nel nulla come il taglio dei parlamentari. Allora per Salvini
potrebbe iniziare un inarrestabile declino. Questo perché i milioni di
cittadini che si son messi a tifare Lega negli ultimi tempi capirebbero
il bluff di cui sono stati vittime e che per risolvere i problemi che li
affliggono non c’è bisogno di nessun ducetto e tantomeno di piantar
cagnara.
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