lunedì 7 ottobre 2019

U VERRU (IL PORCO)

«Ho ucciso Giovanni Falcone. Ma non era la prima volta: avevo già adoperato l'auto bomba per uccidere il giudice Rocco Chinnici e gli uomini della sua scorta. Sono responsabile del sequestro e della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, che aveva tredici anni quando fu rapito e quindici quando fu ammazzato. Ho commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti. Ancora oggi non riesco a ricordare tutti, uno per uno, i nomi di quelli che ho ucciso. Molti più di cento, di sicuro meno di duecento.»
(Giovanni Brusca, dichiarazione tratta dal libro Ho ucciso Giovanni Falcone, di Saverio Lodato, Mondadori).

Detenuto nel carcere di Rebibbia dal 20 maggio 1996, Giovanni Brusca, nato a San Giuseppe Jato il 20 febbraio 1957, mafioso legato al clan dei corleonesi, conosciuto con i soprannomi di u' verru (il porco) e di scannacristiani, condannato all'ergastolo, divenuto collaboratore di giustizia, ha visto ridotto la sua pena a 30 anni che finirà di scontare a novembre del 2021. Ha già goduto di numerosi permessi per buona condotta e da qualche tempo chiede di scontare l'ultimo periodo della sua pena agli arresti domiciliari. La sua istanza è stata sempre respinta ma ora si attende nuovo pronunciamento della Suprema Corte di Cassazione anche sulla base del parere favorevole della Procura nazionale antimafia, pare motivato per il suo notevole contributo alle indagini, per il suo ravvedimento e per il fatto che, comunque, finirà di scontare a breve la sua condanna (novembre 2021). Di parere contrario è la Procura generale presso la Corte di Cassazione, che domani emetterà il suo provvedimento.

Naturalmente mi auguro che voglia provvedere con nuovo rigetto dell'istanza, in considerazione della particolare gravità dei numerosi fatti-reato ascrivibili a "u verru" e del dolore che egli ha provocato, essendo peraltro già destinatario fin qui di un trattamento già troppo blando e favorevole.
Che almeno sconti per intero la sua mite pena in carcere !

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