-Articolo pubblicato su "La Nuova del sud" del 18 gennaio 2020-
La
“Medicina” in Basilicata contro lo spopolamento
Valerio
Mignone*
L’accorato grido
d’allarme, che l’ex senatore Peppino Brescia ha lanciato sulle difficoltà di
conduzione dell’ospedale di Melfi per carenza di personale medico, si estende a
tutti gli ospedali della Regione Basilicata, e scuote la deontologia medica,
accademica, politico-istituzionale…ed anche della stampa, per i suoi compiti di
informare i cittadini in maniera diffusa, come fortunatamente avviene a livello locale, rendendoli
consapevoli di loro diritti, vecchi e nuovi, e di eventuali inadempienze, o
limiti, istituzionali!
Un ospedale senza medici non può garantire un servizio sanitario, ed ha urgenza di coprire i posti vacanti, per doveri tecnici.
La odierna carenza di
medici in Italia è la conseguenza, alla fine degli anni ottanta, del
sovraffollamento di iscritti alle Facoltà di Medicina e Chirurgia, in alcune delle
quali fu necessario svolgere le lezioni in sale cinematografiche, anziché in
aule. Apparve il forte squilibrio tra numero di iscritti, di docenti, di laboratori,
e di poli didattici. Alcuni di questi furono sdoppiati, e collocati presso
ospedali. Ma fu necessario introdurre il “numero chiuso” per le iscrizioni alla
Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Intanto, alcuni
giovani, fortemente motivati a diventare medici, bocciati ai test di ammissione
in Italia, iniziano percorsi tortuosi e rischiosi in Università straniere, o in
Facoltà di professioni paramediche nella stessa Italia, ove, in alcune Regioni
del Nord, si sta sconvolgendo il mansionario sanitario, con il conferimento ad
infermieri di compiti invasivi di stretta competenza medica, come l’inserimento
di cateteri arteriosi per la nutrizione artificiale.
Cosa fare? Occorre
modificare la normativa, calcolare il fabbisogno di medici per un prossimo
futuro, aumentare il numero degli iscritti, e dare la possibilità di aprire nuove
Facoltà, per le quali non occorrono più anfiteatri anatomici e sale settorie,
come per un recente passato; per i primi anni di corso, bastano manichini,
robot, e strumenti largamente usati in telemedicina.
Recentemente, la prof.ssa
Aurelia Sole, ottima Rettrice della Università di Basilicata, ha ammesso, in
dichiarazioni pubbliche, la opportunità, e la disponibilità, di istituirvi la
Facoltà di Medicina e Chirurgia, a condizione, giustamente, che venga fornito
tutto ciò che occorre. A questo punto, si fa appello alla deontologia
politico-istituzionale della Regione Basilicata e dello Stato, con i rispettivi
apparati, perché prendano atto con sollecitudine della urgenza di risolvere il
problema ospedaliero, complesso, ma non di difficile soluzione, e si attivino
per la istituzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia presso la Università
di Basilicata.
I primi vantaggi di
questo provvedimento saranno evidenti sin da subito: verrà bloccata all’origine
la emigrazione di giovani lucani, offrendo loro sia un’ambita occasione di formazione
professionale, sia uno sbocco lavorativo nella stessa Basilicata. Oggi,
purtroppo, tanti giovani meridionali, al conseguimento della laurea, rimangono
nella loro sede formativa, o in altre sedi che considerano ad essa affini, e
contribuiscono allo spopolamento della regione natia.
Il grande complesso
dell’Ospedale “San Carlo” ha le caratteristiche tecnico-strutturali per poter
modificare, in parte, il suo “status”. La “clinicizzazione”, intesa come
modifica, seppur parziale, di reparti ospedalieri in reparti universitari,
dovrebbe comportare non disservizi sanitari per operatori e pazienti, ma
miglioramenti culturali, essendo questi sparsi in una più vasta rete di scambi
internazionali. Sono da disincentivare quelle vecchie convenzioni e
collaborazioni con Università extraregionali, che offrivano solo vie di fughe
temporanee a chi voleva lasciare qualche sede universitaria in attesa di una
migliore. Oggi, tra l’altro, anche per universitari di sedi periferiche, sono
più agevoli, rispetto al passato, corsi formativi e specialistici in Università
italiane e straniere, per cui non si è destinati ad un isolamento culturale e
professionale.
Con la Istituzione
della Facoltà di Medicina e Chirurgia in Basilicata, si creeranno nuovi posti
di lavoro, e non ci si impoverirà esportando risorse finanziarie per servizi
socio-sanitari che si possono attivare in questi nostri territori. Potenza già
possiede un complesso ospedaliero adeguato a funzioni didattiche, per i suoi servizi,
e divisioni di alta specializzazione, che devono soltanto essere integrate con
le relative “cattedre” dei docenti. La presenza, poi, di Istituti della stessa Università
di Basilicata che già possono fungere da supporto per le discipline scientifiche
dei primi anni di corso, sono elementi utili a rendere pertinente e sollecita l’attivazione
della Facoltà di Medicina.
Il contenimento della
emigrazione giovanile per gli studi, e di pazienti per l’assistenza sanitaria con
esborso di milioni di euro fuori regione, contribuirà a limitare il deplorato
divario socio-economico tra Nord e Sud Italia. Questo è il doveroso impegno
delle Istituzioni socio-politiche sul piano della deontologia!
*già primario
ospedaliero e parlamentare
Maratea 18 gennaio 2020
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