domenica 19 gennaio 2020

GRIDO D'ALLARME IN BASILICATA


-Articolo pubblicato su "La Nuova del sud" del 18 gennaio 2020-


La “Medicina” in Basilicata contro lo spopolamento
 


Valerio Mignone*


L’accorato grido d’allarme, che l’ex senatore Peppino Brescia ha lanciato sulle difficoltà di conduzione dell’ospedale di Melfi per carenza di personale medico, si estende a tutti gli ospedali della Regione Basilicata, e scuote la deontologia medica, accademica, politico-istituzionale…ed anche della stampa, per i suoi compiti di informare i cittadini in maniera diffusa, come fortunatamente  avviene a livello locale, rendendoli consapevoli di loro diritti, vecchi e nuovi, e di eventuali inadempienze, o limiti, istituzionali!
 
Un ospedale senza medici non può garantire un servizio sanitario, ed ha urgenza di coprire i posti vacanti, per doveri tecnici.

La odierna carenza di medici in Italia è la conseguenza, alla fine degli anni ottanta, del sovraffollamento di iscritti alle Facoltà di Medicina e Chirurgia, in alcune delle quali fu necessario svolgere le lezioni in sale cinematografiche, anziché in aule. Apparve il forte squilibrio tra numero di iscritti, di docenti, di laboratori, e di poli didattici. Alcuni di questi furono sdoppiati, e collocati presso ospedali. Ma fu necessario introdurre il “numero chiuso” per le iscrizioni alla Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Intanto, alcuni giovani, fortemente motivati a diventare medici, bocciati ai test di ammissione in Italia, iniziano percorsi tortuosi e rischiosi in Università straniere, o in Facoltà di professioni paramediche nella stessa Italia, ove, in alcune Regioni del Nord, si sta sconvolgendo il mansionario sanitario, con il conferimento ad infermieri di compiti invasivi di stretta competenza medica, come l’inserimento di cateteri arteriosi per la nutrizione artificiale.
Cosa fare? Occorre modificare la normativa, calcolare il fabbisogno di medici per un prossimo futuro, aumentare il numero degli iscritti, e dare la possibilità di aprire nuove Facoltà, per le quali non occorrono più anfiteatri anatomici e sale settorie, come per un recente passato; per i primi anni di corso, bastano manichini, robot, e strumenti largamente usati in telemedicina.   

Recentemente, la prof.ssa Aurelia Sole, ottima Rettrice della Università di Basilicata, ha ammesso, in dichiarazioni pubbliche, la opportunità, e la disponibilità, di istituirvi la Facoltà di Medicina e Chirurgia, a condizione, giustamente, che venga fornito tutto ciò che occorre. A questo punto, si fa appello alla deontologia politico-istituzionale della Regione Basilicata e dello Stato, con i rispettivi apparati, perché prendano atto con sollecitudine della urgenza di risolvere il problema ospedaliero, complesso, ma non di difficile soluzione, e si attivino per la istituzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia presso la Università di Basilicata.

I primi vantaggi di questo provvedimento saranno evidenti sin da subito: verrà bloccata all’origine la emigrazione di giovani lucani, offrendo loro sia un’ambita occasione di formazione professionale, sia uno sbocco lavorativo nella stessa Basilicata. Oggi, purtroppo, tanti giovani meridionali, al conseguimento della laurea, rimangono nella loro sede formativa, o in altre sedi che considerano ad essa affini, e contribuiscono allo spopolamento della regione natia.

Il grande complesso dell’Ospedale “San Carlo” ha le caratteristiche tecnico-strutturali per poter modificare, in parte, il suo “status”. La “clinicizzazione”, intesa come modifica, seppur parziale, di reparti ospedalieri in reparti universitari, dovrebbe comportare non disservizi sanitari per operatori e pazienti, ma miglioramenti culturali, essendo questi sparsi in una più vasta rete di scambi internazionali. Sono da disincentivare quelle vecchie convenzioni e collaborazioni con Università extraregionali, che offrivano solo vie di fughe temporanee a chi voleva lasciare qualche sede universitaria in attesa di una migliore. Oggi, tra l’altro, anche per universitari di sedi periferiche, sono più agevoli, rispetto al passato, corsi formativi e specialistici in Università italiane e straniere, per cui non si è destinati ad un isolamento culturale e professionale.

Con la Istituzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia in Basilicata, si creeranno nuovi posti di lavoro, e non ci si impoverirà esportando risorse finanziarie per servizi socio-sanitari che si possono attivare in questi nostri territori. Potenza già possiede un complesso ospedaliero adeguato a funzioni didattiche, per i suoi servizi, e divisioni di alta specializzazione, che devono soltanto essere integrate con le relative “cattedre” dei docenti. La presenza, poi, di Istituti della stessa Università di Basilicata che già possono fungere da supporto per le discipline scientifiche dei primi anni di corso, sono elementi utili a rendere pertinente e sollecita l’attivazione della Facoltà di Medicina.    

Il contenimento della emigrazione giovanile per gli studi, e di pazienti per l’assistenza sanitaria con esborso di milioni di euro fuori regione, contribuirà a limitare il deplorato divario socio-economico tra Nord e Sud Italia. Questo è il doveroso impegno delle Istituzioni socio-politiche sul piano della deontologia!
*già primario ospedaliero e parlamentare
Maratea 18 gennaio 2020         

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