martedì 16 febbraio 2021

LA LOTTA CONTRO IL COVID-19

 

Vaccini antiCovid-19 tra Bioetica Epidemiologia e Politica

 Valerio Mignone*    

 

   

La lotta contro il Covid-19 ha innescato discussioni su diversità di vaccini usati, accessibilità ad essi, e su priorità dei vaccinandi. I vaccini sono strumenti di sanità pubblica più che di salute per una singola persona; perciò, l’accessibilità ad essi deve essere universale, basata su principi di Bioetica, secondo i quali va garantita la salute di ogni cittadino.

La epidemiologia suggerisce di spegnere ogni focolaio del virus, per prevenire riaccensioni, e diffusioni in un mondo ormai globalizzato, e senza barriere. La virologia, in particolare, invita ad agire sollecitamente per prevenire mutazioni genetiche del virus, molto frequenti, peraltro, nei virus influenzali.

La politica, a livello mondiale, deve coordinare problemi economici, d’immagine, e di influenza nell’interesse del bene comune. Questa pandemia è l’occasione per sperimentare la difesa collettiva del globo terrestre, e dello spazio che lo circonda, da ogni rischio, dal clima ai sommovimenti geologici.  

I vaccini hanno un costo, dalla progettazione alla circolazione di dati scientifici sui media, alla produzione, e certamente ci sono stati contributi pubblici, in aggiunta a investimenti privati, per la immissione sul mercato. Ma è vecchia e giusta norma proteggere diritti d’autore, brevetti e proprietà intellettuali. 

La prevenzione di malattie, e la tutela della salute tra gli addetti a un determinato lavoro sono principi fondanti della Medicina Sociale e del Lavoro. Perciò, dopo la vaccinazione eseguita nel Personale del Servizio Sanitario Nazionale, è doveroso applicare tale principio anche nel mondo della Scuola con insegnanti, pedagoghi, psicologi, e personale non docente amministrativo, tecnico, ausiliario, meglio noto come ATA. Questo, non per privilegio di una categoria, ma per prevenire costituzioni di focolai diffusivi di virus. Infatti, è stato dimostrato che gli assembramenti di familiari e accompagnatori di scolari all’ingresso delle Scuole possono essere focolai epidemici. E gli scolari? E’ di questi giorni il dato secondo cui sarebbero facile ricetto per le varianti inglesi. Comunque, sono ben protetti da un sistema immunocompetente, tranne quelli affetti da una deficienza congenita, od acquisita, dello stesso, per i quali si provvederà di conseguenza, con anticorpi monoclonali o vaccini antiCovid-19, ormai disponibili.

    

Se così è, sarà possibile affrontare la stagione estiva riscoprendo vecchi programmi sociali, quali sono le vacanze scolastiche, ed il turismo, che per tradizione consolidata hanno inizio alla fine di giugno, dopo gli esami di Stato nelle Scuole medie superiori.

Intanto, serpeggia il timore che il nuovo Governo Draghi possa prolungare la durata dell’anno scolastico a tutto giugno 2021, per poter risanare eventuali lacune conseguenti alla Didattica a distanza con collegamenti tramite computer, condotta in alternanza a quella in presenza in aula. Tale provvedimento è considerato ingiustificato tra addetti ai lavori, per i quali la Didattica a distanza non ha creato grossi vuoti culturali, né deficit conoscitivi.  

Rileggendo i vecchi servizi giornalistici si scopre che l’andamento della pandemia da Covid-19 ha smentito ogni previsione ottimistica di epidemiologi, immunologi, infettivologi, statistici con le simulazioni matematiche. E per quanto riguarda il Sud Italia, anch’esso è stato pesantemente colpito nel secondo semestre del 2020, nella prima, o seconda, ondata che dir si voglia.

L’ondata, ancora in corso, va monitorata attentamente, perché la sua curva, non più ad andamento esponenziale, e senza impennate, ha una sua discesa lenta per numero di contagi, pur decurtati di quel 64 per cento, riscontrato tra il personale sanitario vaccinato.

A tutt’oggi, in ogni Regione d’Italia vengono segnalati focolai, che si potranno spegnere con il buon comportamento fin qui seguito con distanziamento e mascherine, e, soprattutto, con la immunizzazione con anticorpi monoclonali e vaccini specifici contro il Covid-19, efficaci anche sulle sue recenti varianti inglesi. Confortano i dati che provengono da Israele, dove il 90 per cento della popolazione ultrasessantenne ha ricevuto il vaccino Pfizer, e si è registrato il calo del 41 per cento dei contagi, e una flessione di ricoveri ospedalieri. Da ciò deriva fiducia sulla efficacia dei vaccini.  

Gli anticorpi monoclonali, già noti in farmacologia, sono prodotti in laboratorio, e sono impiegati nella cura di malattie autoimmunitarie come artrite reumatoide, psoriasi, colite ulcerosa, morbo di Crohn. E sono fabbricati anche anticorpi monoclonali per neutralizzare il Covid-19. Chi riceve gli anticorpi monoclonali viene difeso immediatamente dal virus, il cui ingresso nelle cellule viene bloccato. Sono indicati per pazienti infettati da poco tempo, nelle prime 72 ore, e in pazienti con altre malattie gravi. Si somministrano per infusione venosa, in ospedale o al proprio domicilio; e possono prevenire peggioramenti e ricoveri ospedalieri nel 70 per cento dei casi trattati. La FDA, Food and Drug Administration, ha autorizzato l’uso di sei anticorpi monoclonali in America; tra questi il Trump cocktail di Regeneron, somministrato al penultimo Presidente degli USA.

Questi sieri sono riservati a pazienti affetti da altre malattie, per i quali un ricovero ospedaliero potrebbe comportare gravi rischi. Sono, dunque, farmaci anche di uso domiciliare, oltre che ospedaliero.

Quanto ai vaccini moderni, di composizione genetica, a base di DNA o RNA, essi neutralizzano gli agenti infettivi, fino a provocarne la estinzione. Il Covid-19 utilizza la proteina Spike per entrare nella cellula umana; e il vaccino blocca questa proteina nel tentativo di entrare nelle cellule. I vaccini oggi disponibili sono: AstraZeneca, che utilizza DNA, approvato in Inghilterra, e Pfizer, e Moderna, che utilizzano RNA, approvati in USA e in Europa.

E’, inoltre, disponibile il vaccino russo Sputnik V, che, da studi pubblicati sulla rivista scientifica inglese The Lancet, ha una efficacia pari al 91,6% contro il Covid-19 e alcune sue varianti, come quella inglese, che colpisce bambini.

Entro l’anno, sarà disponibile un vaccino, progettato e prodotto tra l’Ospedale “Spallanzani” di Roma, l’Università di Verona, e l’industria farmaceutica Reithera. Sperimentato su persone, ha superato le fasi preliminari; e risulta efficace.  

Infine, non va ignorato il timore che gli stessi vaccini possano favorire una mutazione del virus in una forma più aggressiva.   

Non sono mancate scorrettezze industriali nella produzione, nel rispetto delle norme contrattuali su consegna e distribuzione dei vaccini, e incertezze tra somministrazione di una o due dosi, e sulla durata della protezione immunitaria, di 9-10 mesi. In merito, intervenga chi di competenza, ma la via dei vaccini è l’unica da seguire.

                                                                                                                                *Già primario medico

Maratea 16 febbraio 2021


  

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