lunedì 6 settembre 2021

OLIMPIADI GIAPPONESI E "IUS SOLI"

             

                                  

                                                    -  Articolo  di  Nicola  SAVINO  -

 

Le Olimpiadi giapponesi ci hanno non soltanto regalato un successo sportivo ma anche richiamato la questione dello “Jus soli” che fu accantonato dal Governo Gentiloni  per paura di perdere (cosa che avvenne in maggior misura per la forte delusione dei liberaldemocratici!).

Dopo Tokio, il presidente del Coni, Malagò, sperando di far leva sulla soddisfazione dei sentimenti nazionalistici (di regola, particolarmente curati dalla Destra), ha richiamato l’argomento sottolineando il danno che apporta ai successi sportivi dell’Italia la estenuante lentezza con la quale viene attribuita la cittadinanza a ragazzi di origine estera. Ma a questo punto lo schieramento “nazionalista” si è- per istinto- attestato sul fermo diniego, persino con qualche avallo dei 5Stelle (<non è una priorità>)!

Esso sceglie così, e lo dichiara, di rinunciare al maggiore prestigio del Paese schierandosi contro il diritto a dirsi italiani dei giovani che son cresciuti ed hanno studiato fra noi (spesso, al punto da assimilarne i dialetti locali!).

C’è allora da chiedersi che tipo di Destra sia quella che, più presto che tardi, otterrebbe la maggioranza nel nostro Paese!! Nega la cittadinanza a chi nasce o si forma da noi con l’argomento che l’Italia è <il paese europeo che concede più cittadinanza con la normativa vigente> (Salvini-il Dubbio 11/8), ma tace che questa, con lo “jus sanguinis”, la dà ai discendenti di nostri emigrati del secolo scorso: magari iscrittisi nelle nostre liste elettorali senza averne mai fatto uso e che in gran parte non hanno messo mai piede in Italia, nemmeno come turisti! Insomma, la Destra non sceglie con coerenza il prestigio ed il successo della Nazione, che proclama essere la sua bandiera, ma continua a compattarsi da Gasparri-Berlusconi a Salvini-Meloni- sui “valori” del “sangue” (e dunque della razza). Da cui l’isolazionismo autarchico che fu stella polare del regime fascista, non a caso rievocato dall’on Durigon (un nome, un destino?).

E dunque, quale significato la nostra Destra assegna all’Europa se mostra di essere isolazionista e non patriottica? Se-cioè- il suo “europeismo” non è nemmeno fondato sul prestigio delle singole Nazioni: che, pur indipendenti, concorrano comunque all’Unione sulla base dei valori-guida della tradizione continentali?

Se si va oltre De Gaulle, verso la Nazione intesa come società chiusa nella comunione del sangue, si può lealmente concorrere ad un’Unione che ha la sua stella polare- all’opposto- nella solidarietà? Come dimostrato dal Pnrr, portato della matrice cristiana…dell’Europa? E come ritenere credibile l’ostentazione della vicinanza al Cattolicesimo (anche se tradotto nei comizi in simbolismo volgare) se si rifiuta la solidarietà per il vicino di banco, compagno di giochi dei nostri figli e nipoti? Se per fedeltà all’ isolazionismo autarchico del passato si ostacola il successo della Nazione, a quale titolo si partecipa poi all’Ue, contesto di culture, di pace e benessere, che non discrimina l’altro sulla base dei vincoli di sangue?

Forse si cade in tanta contraddizione per non perdere i voti della maggioranza degl’italiani che condividono la Ue ed i valori su cui essa si fonda! Insomma, si mimetizzano le posizioni, confidando sulla scarsa capacità di analisi delle “masse” ormai vittime del consumismo? Praticando concezioni equivoche della libertà, che questa chiudono nell’egoismo, non considerando che il bene della collettività è condizione di quella del singolo? S’insiste insomma nell’inseguire i voti pur a scapito della coerenza e della soluzione dei problemi, persino se-come nel caso dello “jus soli” -sono identificativi del grado di civiltà e persino corrispondenti al vantaggio della Nazione? Si specula dunque sull’ incapacità sempre più diffusa tra gli elettori di cogliere le contraddizioni tra le posizioni dichiarate? Un limite- questo-non esclusivo della Destra, ma che fu anche del Pd Gentiloni quando, pur disponendo dei voti, non approvò lo jus soli: ennesima riduzione della Politica alla cattura dei voti, invece che all’attuazione dei provvedimenti coerenti con i programmi e con i principi su cui si fonda la democrazia! Un fenomeno, questo dell’inseguire i voti, che mostra- ancora una volta- come Essa non possa realizzarsi senza la formazione dei cittadini ad una partecipazione attiva e responsabile alla vita della Società e dello Stato.

La vicenda dello “jus soli” non mostra dunque soltanto l’incoerenza “culturale o ideologica” della Destra (tanto più di quella berlusconiana che si dice liberale!), ma anche del Pd (e non solo) perché la linea della convenienza elettorale prevale ormai come costume rispetto a quella della coerenza democratica. Una degenerazione che deriva dall’assenza di confronto democratico nei partiti (art 49 CC) e che s’intreccia con quanto sul Dubbio dell’11 /8 sottolinea un intellettuale concreto come Marco Bentivogli: <siamo un paese malato d’irresponsabilità> ! ns

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