domenica 12 settembre 2021

A PROPOSITO DEL GREEN PASS

 

Green pass tra diritti doveri e Salute pubblica

 

Valerio Mignone*

 

Il dibattito sulla vaccinazione antiCovid-19 continua ininterrottamente. Gli scienziati ribadiscono la efficacia dei vaccini antiCovid-19, con articoli su autorevoli e indipendenti riviste internazionali. I giornalisti trasmettono, in stile divulgativo, dati scientifici sulla stampa; e in reti televisive, ove, non di rado, devono limitare modi scalmanati di personaggi che, per fare spettacolo, esprimono dubbi sulla vaccinazione, e, persino, opinioni ad essa contrarie, con plateale sussiego. Alcuni Parlamentari, a loro volta, con demagogia, si mostrano attenti alle tesi dei pochi negazionisti; a questi è utile ricordare che per l’età infantile esiste un calendario di vaccinazioni condivise, ancorché non obbligatorie, per le quali non si ha notizia di contestazione né da parte di Parlamentari, né da parte di genitori.

A tutt’oggi, 38 milioni e mezzo di Italiani, pari al 71 per cento delle persone con più di 12 anni di età, hanno completato il ciclo vaccinale, con la somministrazione, nelle venti Regioni, di 79 milioni di dosi di vaccino, con il coordinamento del Generale dell’Esercito Francesco Paolo Figliuolo, nato a Potenza. Ma occorre vaccinare almeno l’80 per cento delle persone, per propria autotutela, e per essere al sicuro dalla comparsa di focolai, e di mutazioni del virus. Del 30 per cento di persone non vaccinate in Italia, tante non sono state nemmeno contattate; per raggiungere tale traguardo, occorre coinvolgere il volontariato, di intesa con i medici di famiglia. Anche i membri del G-20, riuniti a Roma recentemente, si attiveranno per vaccinare le popolazioni dei Paesi africani, notoriamente non sviluppati, e disinformati sulla pandemia.

     

Intanto, sulla stampa quotidiana, a proposito della obbligatorietà del “Green pass” a garanzia della salute pubblica, un editorialista ha ricordato che, in un passato non lontano, era obbligatorio il Test di Wassermann per insegnanti in scuole d’ogni ordine e grado, e in istituti universitari. Gli insegnanti ne dovevano presentare il referto di negatività alle Amministrazioni competenti. Tale certificato era, sul piano funzionale, ciò che oggi è il “Green pass”, espressione inglese che significa, letteralmente, passaggio verde, in analogia al semaforo stradale, che, con il verde, libera il transito. I non vaccinati non hanno il diritto al “Green pass”, e non hanno la libertà di transito, di movimento, là dove ne è previsto il possesso. 

La rievocazione del Test di Wassermann ha provocato qualche interrogativo tra i lettori, cui è utile ricordare che il Test, o sierodiagnosi, o reazione, di Wassermann è un esame di laboratorio mediante il quale si ricercano gli anticorpi contro il germe della lue, o sifilide, noto come Treponema pallidum. Questi anticorpi documentano una infezione pregressa, acquisita tramite le vie genitali; o nella vita intrauterina, per casi congeniti, eccezionali. La obbligatorietà di tale Test di Wassermann per gli insegnanti ne violava la privacy, era inopportuna, e non bene attinente alle “Indicazioni mediche”, perché la Scuola non era ambiente di diffusione di malattie veneree. Anche nella pratica medica, soltanto in alcuni ospedali il test di Wassermann era tra gli esami di routine; ma non essendo specifico, in caso di una sua positività, si eseguiva il Test di Nelson-Mayer, il cui esito garantiva maggiore certezza diagnostica.

 

Il Green pass è il documento che certifica l’avvenuta vaccinazione, cui dovrebbe seguire la sintesi di anticorpi contro il Covid-19, utili a proteggere il ricevente e i cittadini per un’auspicata “immunità di gregge”; ma certifica anche l’avvenuta guarigione dal Covid-19, o la negatività del tampone al virus nelle ultime 48 ore. A tal proposito, il Tribunale amministrativo regionale (Tar) di Roma, in sede monocratica, ha riconosciuto la legittimità delle disposizioni ministeriali sul possesso del Green pass per poter svolgere attività da parte del Personale scolastico, e prevenire la diffusione del virus.

Sul “diritto” a non vaccinarsi, richiamato da alcuni dipendenti delle Istituzioni con sofismi vari, il Tar ha dichiarato la difficoltà a configurare tale istanza come “diritto”, essendo prevalenti altri diritti, come la tutela della salute pubblica, la necessità di contenere la pandemia con vaccini di documentata efficacia, ed il dovere da parte dello Stato di garantire lo svolgimento del pubblico servizio, quale é l’attività “in presenza” nella scuola, che è la insostituibile palestra di formazione dei nuovi cittadini di un mondo globalizzato.

La pandemia da Covid-19, in corso pel secondo anno consecutivo, ha causato in Italia la morte di 130.000 persone, ed è ancora pericolosa. Circa il 90 per cento di chi muore oggi di Covid-19 risulta non vaccinato; e questo dato conferma indirettamente la efficacia del vaccino. Si aggiunga a ciò che la occupazione di posti letto, da parte di non vaccinati, limita l’accesso agli ospedali per altre esigenze sanitarie. Chi non si vaccina mette a rischio la propria vita, e quella degli altri. Di ciò, per fortuna, sono convinti tanti giovani che, per scelta culturale, libera, si presentano, volontariamente, a vaccinarsi negli appositi Centri.

I dipendenti pubblici “No vax” sono liberi di non vaccinarsi, ma rimangano fuori dal posto di lavoro, in aspettativa non retribuita. Ad essi è opportuno ricordare che quando la tubercolosi polmonare era molto diffusa, e si diffondeva soprattutto per via respiratoria, i candidati a servizi pubblici dovevano documentare il proprio stato di buona salute con la radiografia del torace, i cui raggi X avevano la loro non percepibile nocività, sia per chi si sottoponeva a questo esame, sia per gli operatori, pur protetti da ingombranti grembiuli di piombo! Tutto ciò per scoprire ammalati di tubercolosi, e prevenire contagi da bacillo tubercolare!

Contrariamente ai Raggi X, il Green pass è un innocuo strumento di libera circolazione, rilasciato per guarigione dalla malattia, o dopo la prescritta vaccinazione, e non comporta rischi, né lede i diritti della Persona.   

                                                                                                                       *Medico

Maratea 10 settembre 2021

 

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