NOTA DEL REFERENTE REGIONALE, GERARDO MELCHIONDA
I
finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, con la
collaborazione del G.I.C.O. di Bologna e dei colleghi di altri 14 Comandi
Provinciali, hanno dato l’avvio ad una vasta operazione di polizia denominata
“Darknet”. L’operazione è partita in Emilia Romagna ed in contemporanea nelle
regioni Campania, Calabria, Lazio, Lombardia, Marche, Basilicata e Piemonte,
che ha disarticolato un’associazione criminale di matrice camorristica; con
base nella Bassa Romagna – in particolare a Cattolica, ma con ramificazioni e
interessi economici anche in altre province (Avellino, Napoli, Salerno,
Potenza, Matera, Pesaro-Urbino, Forlì-Cesena, Parma, Torino, Milano), con al
vertice personaggi legati al clan dei Sarno e dei Casalesi.
Tra gli
arrestati spiccano nomi noti di persone residenti in Basilicata, nella Val
d’Agri e nel Metapontino, pluri-pregiudicati, gravati da condanne definitive
per reati contro la persona e in materia di armi e per traffico di
stupefacenti, appartenenti al “Clan dei Casalesi”. Accanto a costoro, altri
lucani residenti o domiciliati nella Val d’Agri e nel Metapontino, che
avrebbero posto la propria attività al servizio del sodalizio nella
consapevolezza della correlazione funzionale con gli obiettivi dello stesso.
Nell’operazione quattro ditte, due a Viggiano, una a Policoro e un’altra a
Montalbano sono state sequestrate. Tutti facevano parte di un disegno criminoso
volto a:
- infiltrarsi nell’economia legale per controllare diverse attività economiche in diversificati settori imprenditoriali, come l’edilizia, la ristorazione e l’impiantistica industriale, drenando risorse mediante fatturazioni per operazioni inesistenti tra le società a loro riconducibili;
- asservire la funzione pubblica attraverso incaricati di pubblico servizio, agli scopi dell’organizzazione criminale, per l’acquisizione illegale di appalti pubblici;
- reinvestire e auto-riciclare in attività imprenditoriali, immobiliari e finanziarie, ingenti somme di denaro derivanti da attività delittuose;
- intestare a terzi ingenti patrimoni e attività commerciali frutto di attività estorsive e dello spaccio di stupefacenti;
- affermare il proprio controllo egemonico sul territorio attraverso la repressione violenta dei contrasti interni.
Questa operazione, ancora una volta, ci invita a riflettere su quello che sta succedendo nella Basilicata. La presenza criminale, nella nostra regione, non è ai margini, ma è dentro le fessure della nostra società. E non possiamo dimenticare che la forza, ad esempio, delle mafie si ritrova proprio in quell'impasto di complicità, a volte anche di ignoranza, di indifferenza che gli permettono di prosperare e diffondersi. Complicità e indifferenza che sacrificano al profitto la vita delle persone. Continuiamo a dire che la lotta alla pandemia non faccia passare in secondo piano quella contro i virus che infestano il nostro Paese da decenni e che imperversano in modo serio la nostra regione: le mafie, la corruzione, le disuguaglianze sociali, la povertà, la distruzione e l’inquinamento ambientale. Ma soprattutto dobbiamo dirci, che la lotta dovrà essere condotta anche contro chi rafforza, e rende possibile, la propagazione del malaffare, l'indifferenza, l'egoismo, la delega, la rassegnazione e l’omertà. È quindi l'impegno nel territorio diventa decisivo e insostituibile. Le mafie si approfittano delle fragilità. Le mafie e la corruzione si approfittano anche della vulnerabilità del contesto sociale: la fragilità dei servizi, delle opportunità, dei diritti.
-- - infiltrarsi nell’economia legale per controllare diverse attività economiche in diversificati settori imprenditoriali, come l’edilizia, la ristorazione e l’impiantistica industriale, drenando risorse mediante fatturazioni per operazioni inesistenti tra le società a loro riconducibili;
- asservire la funzione pubblica attraverso incaricati di pubblico servizio, agli scopi dell’organizzazione criminale, per l’acquisizione illegale di appalti pubblici;
- reinvestire e auto-riciclare in attività imprenditoriali, immobiliari e finanziarie, ingenti somme di denaro derivanti da attività delittuose;
- intestare a terzi ingenti patrimoni e attività commerciali frutto di attività estorsive e dello spaccio di stupefacenti;
- affermare il proprio controllo egemonico sul territorio attraverso la repressione violenta dei contrasti interni.
Questa operazione, ancora una volta, ci invita a riflettere su quello che sta succedendo nella Basilicata. La presenza criminale, nella nostra regione, non è ai margini, ma è dentro le fessure della nostra società. E non possiamo dimenticare che la forza, ad esempio, delle mafie si ritrova proprio in quell'impasto di complicità, a volte anche di ignoranza, di indifferenza che gli permettono di prosperare e diffondersi. Complicità e indifferenza che sacrificano al profitto la vita delle persone. Continuiamo a dire che la lotta alla pandemia non faccia passare in secondo piano quella contro i virus che infestano il nostro Paese da decenni e che imperversano in modo serio la nostra regione: le mafie, la corruzione, le disuguaglianze sociali, la povertà, la distruzione e l’inquinamento ambientale. Ma soprattutto dobbiamo dirci, che la lotta dovrà essere condotta anche contro chi rafforza, e rende possibile, la propagazione del malaffare, l'indifferenza, l'egoismo, la delega, la rassegnazione e l’omertà. È quindi l'impegno nel territorio diventa decisivo e insostituibile. Le mafie si approfittano delle fragilità. Le mafie e la corruzione si approfittano anche della vulnerabilità del contesto sociale: la fragilità dei servizi, delle opportunità, dei diritti.
Segreteria
LIBERA
Basilicata
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