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MICHELE PETRUZZO
Le elezioni politiche si avvicinano e, gradualmente, si delineano le rose dei candidati e dei futuri protagonisti della scena politica italiana. I rossoverdi (Sinistra Italiana ed Europa verde) corrono insieme al Partito Democratico e candidano Ilaria Cucchi e Aboubakar Soumahoro. Italia Viva e Azione, invece, si uniscono in un’alleanza centrista. L’ex Premier Giuseppe Conte guida il Movimento Cinque Stelle, orfano del Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ha dato vita a un nuovo progetto politico, chiamato “Impegno Civico”. Il Partito Democratico ha varato le liste e, come di consueto, non sono mancate tensioni; dalla candidatura di Casini a Bologna al post polemico di Marcello Pittella, ex Presidente della regione Basilicata, che parla di “delitto perfetto”. Il Partito Democratico prova a lanciare anche la sfida anagrafica, candidando diversi capilista under 35, tra cui Raffaele La Regina, Segretario regionale del PD Basilicata. Per il centrosinistra si apre una sfida importante, in un momento in cui le destre sembrano essere in rampa di lancio per il governo del Paese. E questo probabilmente lo si è intuito, considerando la larga coalizione costruita, a cui Enrico Letta sembra lavorare da tempo. Tuttavia, per vincere, non basta semplicemente dire “arriva la destra”, ma occorre un programma articolato, serio e concreto, fatto di proposte capaci di cambiare la vita quotidiana delle persone. E ciò l’elettorato del centrosinistra sembra pretenderlo abbastanza chiaramente.
Ovviamente questi sono i giorni delle candidature e delle figurine, ma il nocciolo della questione politica sta nei temi più che nei nomi, cosa che spesso i partiti sembrano trascurare. Per quanto risulti fisiologico parlare di candidature e collegi nel periodo che precede il voto, infatti, occorre capire che il momento storico è delicato e che il Paese necessita di un governo in grado di risanare e rimettere in piedi una nazione stremata da più di due anni di pandemia. Agli elettori interessa ben poco delle lotte intestine dei partiti, dei risentimenti e delle guerre personali, che troppo spesso prendono il sopravvento e finiscono, inevitabilmente, per allontanare le persone dalle urne e dalla partecipazione democratica. Non è un caso che l’elettorato appaia sempre più sfiduciato. Basterebbe, innanzitutto, capire questo; perché in una fase quale quella attuale non c’è più tempo, né spazio, per dinamiche simili. Il prossimo Parlamento avrà, dunque, compiti importanti e raccoglierà un’eredità per nulla semplice, dopo anni complicati, anche e soprattutto dal punto di vista politico. Il voto del 25 settembre rappresenta, pertanto, un crocevia fondamentale per il futuro di un Paese che, dopo governi improbabili e tormentati (addirittura tre in una sola legislatura), sembra semplicemente chiedere alle varie forze politiche e ai suoi esponenti un minimo di serietà e concretezza.
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