Nicola SAVINO*
Gioverebbe sicuramente al Consiglio regionale della Basilicata verificare i “meccanismi” dei quali, fin dall’ Unificazione del Paese, si sono serviti i Territori già allora più progrediti per mantenere il loro vantaggio. Adottati fin dall’ 800 nelle leggi ordinarie, dei quali- quasi mai- i meno organizzati si accorgono .
Nel 1877, la legge Coppino riordinò il sistema scolastico elevando l’obbligo a tre anni, ma “le spese per il mantenimento delle scuole rimasero a carico dei singoli comuni..” (Wikipedia). Ovviamente, quelli più poveri, cioè del Sud, rimasero dov’erano; tant’è che l’analfabetismo, allora oltre l’80%, vi è rimasto al 10/11 %, con la Basilicata al 13 % circa (ibidem).
E’ dunque davvero difficile spiegare perché i nostri Enti locali, spesso soltanto per iniziare i lavori, impiegano di media circa tre anni dal momento in cui ricevono il finanziamento dello Stato? Dai divari iniziali sono derivate le “difficoltà” di Comuni e Provincie sul piano tecnico e dei costumi sociali; oltre che per coagulare le intese circa affidamento incarichi, scelta ed esproprio aree, “approvazione delle ..norme tecniche”. In un lontanissimo convegno a Tricarico, per spiegarlo all’ (on Valente?), ex Sindaco di Torino, si fece ricorso all’esempio dei cani; se affamati, si sbranano fra di loro prima di azzannare l’osso!
La norma forse tuttora vigente per l’edilizia scolastica (n.23/96), nella stesura del ‘92 (atti Camera 7^ C.- Min. Ruberti) era riuscita con fatica ad ottenere l’ok su di una programmazione che- imperniata sugli “indici di carenza” - riconducesse le “varie Regioni entro la media nazionale”. Quella stesura ha resistito nell’ art 1 c. 2 della l. 23, ma dopo essere stata congelata per 4 anni e capovolta nell’art. 4, c. 3: <entro 30 giorni il Ministero della Pubblica Istruzione definisce i criteri per la ripartizione dei fondi; c. 4: entro 90 gg le Regioni approvano e trasmettono (al M.I.) i piani triennali; c. 5: entro 180 gg gli Enti compenti approvano i progetti esecutivi; c. 6 :entro 30 gg la Cassa Depositi PP, assegna i fondi; c. entro 120 gg gli Enti territoriali sono tenuti all’affidamento dei lavori>. Con il comma 9 si definiscono “perentori” tutti i termini suddetti, ad eccezione dei cc 3 e 6, che riguardano Ministero e Cassa: invece, i due poteri centrali possono tardare!
Come si legge, non potendosi abbandonare il testo del ’92 già ufficialmente accettato, fu organizzata una “linea” di rinvii (convegni e confronti con EELL in molte parti del Nord) con la quale si attesero le elezioni anticipate del ’94. Si predisposero così le condizioni per introdurre l’art.4 che sottrasse al Sud, pur con più elevato “indice di carenza”, la quasi totalità del finanziamento che ad esso sarebbe spettato già dal primo anno (Se si salvò parte del successivo fu in forza della programmazione, che, permeando tutta la legge, non si era riusciti ad eliminare!). E dunque, l’introduzione dei termini “perentori” riservarono gran parte del finanziamento agli EELL del Nord e del Centro già dotati di piani regolatori, delle aree già espropriate: cioè di risorse proprie per anticipare le progettazioni etc …..,persino del sostegno dei Sindacati, legittimamente interessati all’apertura dei cantieri e dunque all’occupazione!
Esemplificare è noioso anche per chi legge, ma necessario per individuare come difendersi da questa “prassi” in Parlamento: laddove gli “Altri” dispongono di Rappresentanza più numerosa ed anche più organizzata, anche capace di coinvolgere gli apparati tecnici dello Stato titolari dell’ok ai testi di legge. Persino alcuni esponenti di Sinistra (dagli atti della Commissione sui Lep già presieduta da Giorgetti).
Come può il Parlamentare del Sud confrontarsi e “pesare” in tale sistema, tanto più con Partiti ridotti ad “agenzie elettorali” e comunque anch’essi con un maggior numero di “Nordici”?
La soluzione, da non più rinviare, potrebbe ritrovarsi dalle nostre Regioni, se si dotassero di Uffici in grado di seguire l’iter delle norme in elaborazione, se si coordinassero fra loro e con gli eletti -per ciascuna Commissione parlamentare- a sostegno dei “propri” rappresentanti sia informandoli che definendo insieme le tattiche. Diversamente, la situazione ci è assolutamente svantaggiosa, al punto che spesso nemmeno ci si accorge dei danni inferti al Sud!
Insomma, la Regione, almeno il Consiglio, dovrebbe seguire con appositi Staff quel che accade in Parlamento e farsi carico di un’intesa permanente con le Consorelle e con i propri Parlamentari (magari anche con gli ex ..collaboranti). E curarsi dei lavori del Comitato Stato- Regioni, laddove accade persino che il “nostro” Presidente esprima parere favorevole al testo di Calderoli sull’Autonomia, in assenza di mandato dal Consiglio!!
Stiamo dunque tornando ai tempi in cui i Galantuomini meridionali tramavano contro l’Unificazione…e finanziavamo i Crocco?? ns
*già Parlamentare e Sottosegretario di Stato
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