Da sempre se ne sta nascosta appena sotto la superficie del mare tra costa e isolotto, in attesa che cessi la bonaccia ed arrivi il vento giusto e, con esso, le onde da cavalcare.
Non mi fu facile, da bambino, scorgerla per la prima volta, mentre mio padre da terra ed a distanza me la indicava e mi spiegava il suo misterioso, improvviso, breve e ritmico apparire e scomparire tra le onde spumeggianti.
Imparai allora che lì c'era uno scoglio, o meglio, una secca, dimora di tanti pesci e, comunque, pericolosa per le imbarcazioni che non non sapessero della sua esistenza.
Era la secca della "jumenta" ed io immaginai subito che lì vivesse anche quella bianca, poderosa cavalla, una sorta di antica ed ormai nostrana dea del mare, che sembrava voler ripetutamente e caparbiamente emergere dall'acqua, quasi a liberarsene, per cominciare la sua corsa, invano frustata dal vento e dalle onde.
Appariva, anche in posizioni diverse, prima il suo muso, poi una lunga criniera ed, infine, ecco la spumeggiante giumenta in tutto il suo splendore...
Ma ahimè, con le zampe intrappolate nella secca, non riusciva ad emergere del tutto e lentamente spariva per poi riprovare ancora...e ancora..., sempre invano, sino a desistere.
Con determinate condizioni di mare e di vento, lo spettacolo è sempre lo stesso...ed ora me lo ritrovo a poche centinaia di metri da casa a Marina e, nell'ammirarlo con rinnovato stupore, ogni volta ripenso a mio padre: per primo, indicandomela da più lontano, mi parlò della secca della "jumenta" e mi fece conoscere ed amare Maratea. A lui vanno il mio ricordo ed il mio pensiero anche oggi, giorno del suo compleanno (era nato il 3 novembre 1915).
E' uno spettacolo che mi capita di immaginare anche di notte, nel sentire l'urlo del mare ed il fragore delle sue onde, che si infrangono sugli scogli e su quella secca: è allora che si risveglia la bianca, spumeggiante, indomita giumenta, vogliosa di libertà ma legata al suo destino.
Nessun commento:
Posta un commento