Potenza, 11 aprile 1920 - Roma, 24 giugno 2013 |
-Raffaele
NIGRO-
Ricordo di
Colombo europeo di Basilicata
Gazzetta del
Mezzogiorno 13 aprile 2015, p. 13
Proveniente da
famiglia borghese, padre di Reggio Calabria, una città dove sarebbe tornato con
grande emozione durante i giorni della rivolta, e madre di Potenza, Emilio
Colombo è stato con Aldo Moro uno degli statisti meridionali di maggior
prestigio che l’Italia democristiana abbia conosciuto nel Novecento.
Io lo ricordo come il
più suffragato dei politici lucani, allorché negli anni cinquanta lascia la
direzione nazionale dell’Azione Cattolica e passa alla politica. Entrava nel
mio paese come un trionfatore, in una foresta di bandiere bianche e teneva
comizi di grande presa in un silenzio oceanico. Una fama che crebbe in modo
esponenziale quando sottosegretario e poi Ministro dell’Agricoltura nel 1955,
durante il governo Segni fu affianco a De Gasperi in quei viaggi esplorativi
tra Puglia, Basilicata e Calabria che porteranno all’attuazione della Riforma
Fondiaria e al risanamento del rione Sassi a Matera. L’inizio di quel Miracolo
economico tutto italiano e di attenzione al Sud, con l’introduzione della Cassa
per il Mezzogiorno e più tardi la nascita delle aziende siderurgiche a Bagnoli,
a Taranto, il metano a Pisticci e le aziende chimiche a Manfredonia, la
riconversione del porto di Gioia Tauro in un grande scalo merci internazionale.
Tutto questo viene ricordato e ricostruito in una confessione che Colombo
affida alle edizioni de Il Mulino pochi anni prima di morire, ”Per l’Italia per
l’Europa. Conversazione con Arrigo Levi”[i]. L’intervistatore Levi si muove tra
vita pubblica e vita privata dell’intervistato, non scade mai nel gossip ma
prova a far emergere la storia d’Italia dai ricordi del senatore a vita. Che
sono puntuali, analitici, ricchi di episodi che le cronache mediatiche non
hanno registrato.
Una storia d’Italia
vista dall’angolo visuale di un protagonista che l’ha vissuta e costruita. A
Levi che chiede quale sia stato il suo rapporto col fascismo Colombo risponde
che si era obbligati ad aderire durante il ventennio e precisa “c’era in me un
fastidio per quella limitazione della libertà che ci si chiedeva, non solo
nell’impiego del nostro tempo, ma anche nel pensiero”. Un fastidio che non
tramontò mai, come non ebbe mai asilo nel suo cuore l’adesione al socialismo.
Mentre fu sempre convinto il sentimento cattolico, come fu convinta la scelta
repubblicana fatta dai movimenti popolari italiani, ”quelli dell’arco
costituzionale”. Se deve fare dei nomi ai quali lui e la DC erano
riconducibili, Colombo cita Emmanuel Mounier e Jacques Maritain, per la difesa
di un “concetto di libertà fondato sui valori della persona umana”
MINISTRO
-Dall’Agricoltura, Colombo passò successivamente al Commercio con l’estero, al
ministero dell’Industria e infine al Tesoro e si trovò a combattere nel 1963
contro un’inflazione spaventosa. L’impennata, spiega il senatore, fu dovuta
all’accordo tra governo e sindacati, a causa del quale i salari si erano fatti
tanto elevati da rendere difficile la quotidianità. Occorse chiedere aiuto
all’America e all’Europa per riportare i conti in ordine.
D’altro canto la
visione di una rinascita democratica dell’Italia era stata da anni collegata da
De Gasperi alla necessità di favorire l’unità europea, dentro la cornice
dell’Alleanza atlantica. Era ancora al Commercio estero quando Colombo fu
destinato da Fanfani alla frequentazione dell’Aia, per continuare quel discorso
avviato da De Gasperi in ragione del progetto di costruire dei trattati che
facessero dell’Europa una Comunità dal volto “irrevocabilmente democratico”. Il
libro è molto analitico anche su questo tema, la memoria ferrea di Emilio
Colombo ricostruisce per esempio i difficili rapporti interni ai paesi membri e
quelli con la Thatcher per l’ingresso nella Comunità dell’Inghilterra. I passi
successivi di Colombo sono stigmatizzati dalla sua elezione nel 1977 a Presidente
della Comunità Europea[ii]. Fu la costruzione della Comunità un successo
politico senza pari spiega al suo interlocutore.
L’allargamento a
paesi di forte cultura europea come la Spagna, il Portogallo, la Grecia,
avvenuto all’indomani della caduta dei regimi dittatoriali di Franco, di
Salazar e dei colonnelli. E poi l’apertura all’Est, all’indomani del crollo del
Muro di Berlino nel novembre 1989 e l’unificazione delle due Germanie. Quanti
dubbi e quante notti di lavoro. Alla domanda di Arrigo Levi se il lavorio fatto
dalla Comunità per cercare l’adesione dei paesi dell’Est sia stato un successo
o un errore, Colombo rinnova la sua posizione di seguace di De Gasperi,
“l’Europa voluta da Jean Monnet è quella che si costruisce, si fa, di crisi in
crisi. Ogni crisi à sviluppa nuove difficoltà, ma anche nuove sinergie:
indietro non si torna”. Davvero uno spaccato di storia italiana ed europea in
un racconto ovviamente di parte ma lucido e di grande utilità.
Emilio Colombo è stato
nominato senatore a vita da Carlo Azeglio Ciampi nel 2002.
[i] Non pochi anni
prima di morire, ma soli due mesi. Il libro fu stampato ad aprile del 2013 e
Colombo è morto il 24 giugno successivo.
[ii] Per la precisione, Colombo fu eletto Presidente del
Parlamento europeo.
Nessun commento:
Posta un commento