Anche la Comunità del piccolo, antico paese lucano, con il
suo Sindaco e la sua Amministrazione comunale, ha ricordato il sacrificio dei
suoi figli nel giorno della festa dell’Unità nazionale e delle Forze Armate con
una cerimonia caratterizzata da momenti di palpabile, intensa commozione mentre,
nel silenzio dei presenti e tra le folate di vento, riecheggiavano i versi de “L’Orfana di
guerra”.
Era la poesia scritta dal Maestro Biagio Schettino di
Maratea, mio nonno materno, il 12 maggio 1923 proprio ad Episcopia ed a lui
ispirata da una bambina del luogo , cui la guerra aveva portato via il babbo, volato
“là, per gl’infiniti monti, pieni di neve e di bufera” e tra quei monti sparito
una sera.
Erano presenti i figli di quella piccola orfana (Maria
Molfese di Vincenzo), Bettina, Rosalba e Antonio Sofia, che custodiscono
gelosamente l’originale di quella poesia, scritta da un giovane maestro
elementare, ragazzo del ’99 al fronte nella Grande Guerra ad appena 17-18 anni.
Ed è come se in quel momento fosse stato presente anche mio nonno che, da ragazzo-soldato,
aveva conosciuto quei “monti pieni di neve e di bufera” tanto lontani dalla sua
Maratea, ove poté far ritorno.
L'orginale della poesia custodito dai figli della sig.ra Maria Molfese (L'orfana di guerra) |
Gli episcopioti ebbero modo di conoscerlo durante i quattro
anni del suo insegnamento in quel Comune, nel quale si si fece subito apprezzare
per le grandi doti umane e per la passione nell’impegno scolastico, tanto che
ne conservano ancor oggi un bel ricordo. Da ultimo, il giovane Ten. Alberto
Maria Viceconte, Consigliere comunale, autore di “Episcopia – Storia e storie”,
ha voluto riportare nel suo libro uno stralcio delle “Memorie di un Maestro”,
scritte da mio nonno, relativo a “I quattro anni di vita magistrale ad
Episcopia”. Ed ancora, soprattutto al giovane Tenente, che con passione si
adopera per “lasciare alle future generazioni la conoscenza del passato”, si
deve il ricordo dell’orfana e la lettura dei versi del Maestro Schettino, a
cura dell’Avvocatessa Angioletta Pangaro Viceconte.
-DA “PRIMI
CANTI” di Biagio
Schettino -
L’ORFANA DI GUERRA
Non piango,
no: So ben che tu non vuoi
Babbo,
poiché, fidente, tra gli eroi
Volasti, in
un mattin, senza ritorno,
Di lauro e
di candor solo, adorno.
Sorrisi e
amor: ti dicea la vita
Tra le
carezze nostre e la fiorita
Casetta che,
ospitale, t'attendeva
Se, stanco
dal lavor, tu tornavi.
Fu breve
gioia che ci tenne uniti!
Poi tu
volasti là, per gl'infiniti
Monti, pieni
di neve e di bufera:
Tra quei
monti sparisti una sera!
Nei giorni
sfiniti dal dolore,
Ch'era
trafitto e addolorato il core,
Afflitta, a
mamma, chiedea nel pianto:
Il babbo
di', dov'è, che amavo tanto?
Ed ella, nel
dolor, già fatta santa,
Al petto mi
stringea, triste e affranta.
La Patria,
dicea, la Patria volle,
Amala ,
ognor, ché il babbo così volle.
E, l'amerò,
sì, babbo, te'l prometto,
Sulla via del
ben t'imiterò,
Ed arderà,
sempre, nel mio petto
L'amor pel
babbo mio che ci salvò.
-Episcopia, 12 maggio 1923-
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