martedì 5 novembre 2019

UN COMMOSSO 4 NOVEMBRE A EPISCOPIA

Anche la Comunità del piccolo, antico paese lucano, con il suo Sindaco e la sua Amministrazione comunale, ha ricordato il sacrificio dei suoi figli nel giorno della festa dell’Unità nazionale e delle Forze Armate con una cerimonia caratterizzata da momenti di palpabile, intensa commozione mentre, nel silenzio dei presenti e tra le folate di vento,  riecheggiavano i versi de “L’Orfana di guerra”.
Era la poesia scritta dal Maestro Biagio Schettino di Maratea, mio nonno materno, il 12 maggio 1923 proprio ad Episcopia ed a lui ispirata da una bambina del luogo , cui la guerra aveva portato via il babbo, volato “là, per gl’infiniti monti, pieni di neve e di bufera” e tra quei monti sparito una sera.
Erano presenti i figli di quella piccola orfana (Maria Molfese di Vincenzo), Bettina, Rosalba e Antonio Sofia, che custodiscono gelosamente l’originale di quella poesia, scritta da un giovane maestro elementare, ragazzo del ’99 al fronte nella Grande Guerra ad appena 17-18 anni. Ed è come se in quel momento fosse stato presente anche mio nonno che, da ragazzo-soldato, aveva conosciuto quei “monti pieni di neve e di bufera” tanto lontani dalla sua Maratea, ove poté far ritorno.
L'orginale della poesia custodito dai figli della sig.ra Maria Molfese (L'orfana di guerra)



Gli episcopioti ebbero modo di conoscerlo durante i quattro anni del suo insegnamento in quel Comune, nel quale si si fece subito apprezzare per le grandi doti umane e per la passione nell’impegno scolastico, tanto che ne conservano ancor oggi un bel ricordo. Da ultimo, il giovane Ten. Alberto Maria Viceconte, Consigliere comunale, autore di “Episcopia – Storia e storie”, ha voluto riportare nel suo libro uno stralcio delle “Memorie di un Maestro”, scritte da mio nonno, relativo a “I quattro anni di vita magistrale ad Episcopia”. Ed ancora, soprattutto al giovane Tenente, che con passione si adopera per “lasciare alle future generazioni la conoscenza del passato”, si deve il ricordo dell’orfana e la lettura dei versi del Maestro Schettino, a cura dell’Avvocatessa Angioletta Pangaro Viceconte.


-DA   “PRIMI   CANTI”    di   Biagio  Schettino  -


L’ORFANA   DI   GUERRA

Non piango, no: So ben che tu non vuoi
Babbo, poiché, fidente, tra gli eroi
Volasti, in un mattin, senza ritorno,
Di lauro e di candor solo, adorno.

Sorrisi e amor: ti dicea la vita
Tra le carezze nostre e la fiorita
Casetta che, ospitale, t'attendeva
Se, stanco dal lavor, tu tornavi.

Fu breve gioia che ci tenne uniti!
Poi tu volasti là, per gl'infiniti
Monti, pieni di neve e di bufera:
Tra quei monti sparisti una sera!

Nei giorni sfiniti dal dolore,
Ch'era trafitto e addolorato il core,
Afflitta, a mamma, chiedea nel pianto:
Il babbo di', dov'è, che amavo tanto?

Ed ella, nel dolor, già fatta santa,
Al petto mi stringea, triste e affranta.
La Patria, dicea, la Patria volle,
Amala , ognor, ché il babbo così volle.

E, l'amerò, sì, babbo, te'l prometto,
Sulla via del ben t'imiterò,
Ed arderà, sempre, nel mio petto
L'amor pel babbo mio che ci salvò.

-Episcopia, 12 maggio 1923-

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