NOTA di don Marcello Cozzi (Libera nazionale) a commento delle importanti parole del Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Potenza, Armando D'Alterio, durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario.
"Dinanzi alla mafia, io so anche in Basilicata.
Io so dell'aggressione criminale che la Basilicata ha subito negli ultimi decenni.
Io so i nomi e i cognomi dei clan mafiosi che si sono spartiti questa regione.
Io so i nomi dei morti ammazzati: quelli uccisi fra loro, e quelli innocenti che invece con il malaffare non c'entravano nulla.
Io so dei fuochi e dei proiettili che stanno incendiando il metapontino, so degli affari criminali che in silenzio si fanno nel Vulture e nel potentino, e so della 'ndrangheta che a sud della Basilicata si sta muovendo indisturbata.
Io so i nomi dei clan che non si sono arresi, di quelli che vogliono prendere il loro posto, e i nomi dei giovani rampolli che stanno seguendo le orme dei padri boss.
E so i nomi di chi si è mosso sempre dietro lequinte: con il volto pulito, talvolta con le mani sporche, ma sempre a cercare consensi e creare clientele perchè tutto possa sembrare sempre normale.
Ieri, Ma ancora più oggi.
Io so perchè da anni mettiamo insieme i pezzi di queste storie, perchè i nomi di questo grande racconto criminale ce li abbiamo ben impressi in mente, e perchè quotidianamente ascoltiamo le vittime, il loro grido di sottomissione e di abbandono, ma anche la loro sete di libertà.
Eppure tutto questo non è bastato. Non basta.
So che negli anni del sangue versato c'erano istituzioni che negavano l'avanzata dei clan e pezzi di società che preferivano girarsi dall'altra parte.
So che mentre i boss si ammazzavano c'era chi etichettava come allarmisti quanti parlavano di mafia, so che dinanzi al sangue di uomini in divisa si parlava piuttosto di fatalità, e che dinanzi al fuoco degli attentati, fino all'altro giorno si preferiva dare la responsabilità alle autocombustioni.
E so infine che dinanzi all'autorevole e alto grido di dolore per una regione nella quale "nessuna zona è immune dal fenomeno mafioso" dobbiamo sentirci tutti sotto accusa.
E se il Palazzo romano più importante dei poteri giudiziari ha stabilito che quella dei Basilischi non fu mafia, il Tribunale della storia, invece, ci porterà tutti a processo per concorso esterno in associazione mafiosa, per aver sottovalutato, trascurato e negato l'evidenza.
Sperando di fare ancora in tempo ad evitare un'accusa ancora più pesante: disastro ambientale, e prima che sia troppo tardi impegnarci per evitare che il veleno mafioso inquini per sempre le falde della nostra speranza.
Don Marcello Cozzi
Segreteria Libera Basilicata-
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