- Da “Via Cardinale Gennari” di Letizia Labanchi-
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“Guarda nel vicolo
a destra!
Quanto verde
giù in fondo,
quanto vivace e linda
la stradicciuola
fra vecchie case,
tutte abitate!
……………………….”
Nel Centro storico di Maratea, salendo per Via Casimiro Gennari già Pendinata, subito dopo l’Edicola della Cona ed alla sua destra, ci si trova in Vico Vissini della Garazza, il cui nome ha sempre attratto la mia attenzione anche perché immediatamente confinante con l’antica abitazione dei miei bisnonni dal lato paterno, Federico Rossi e Teresa Vita, poi casa della mia famiglia.
Naturalmente percorro da sempre quella via e quel vico che, pur in qualche modo modificati nel corso del tempo, serbano il loro originario fascino e lasciano affiorare, con i ricordi, nomi, volti, voci, storie di tanti marateoti che lì avevano la loro stabile dimora.
Ancora oggi, pur con le varie ipotesi formulate circa l’origine ed il significato dello storico nome del Vico, permane in merito un alone di mistero, che spinge il pensiero lontano, indietro nei secoli, mentre lo si percorre in leggera salita e volgendo lo sguardo verso l’alto sino a intravedere il vicino monte San Biagio con l’antica, maestosa Basilica e la moderna Statua del Redentore.
In quelle abitazioni, che lo fiancheggiano sul lato destro ora e da anni prevale il silenzio, interrotto solo nel breve periodo estivo dalla presenza di qualche nuovo proprietario in vacanza a Maratea.
Il contesto sa, purtroppo, di abbandono ed in me si fa spazio un senso di tristezza mentre, nella mente, vedo ripopolarsi quel Vico con persone e famiglie che, in un tempo non lontano, lo hanno animato con la loro assidua presenza ed il loro dialetto marateota.
Ed ecco magicamente, con le sembianze, riecheggiare a tratti le voci diverse di Pasquale, Vincenza e Franceschina Colamarco, di Gianna con i figli, di Tanella, di Ruzza, di Nanninella con Giovanni Panzuti e Ntoniuccello, di Pietro e Nella con i figli e di altri ancora lungo Vico Vissini della Garazza…
Nel ricordo erano voci che spesso si cumulavano o si alternavano tra di loro o con altre provenienti dalla confinante Via Pendinata, quali quelle di Natella e del figlio ‘Ntonio.
Dei tanti che vi abitavano non rimane che qualcuno, piccolo di allora divenuto custode della vecchia e dignitosa casa di famiglia.
Rimangono lì le radici del caro Ntoniuccello di Nanninella, ormai adulto e singolare, simpatico uomo, che ritrovo spesso lungo quel breve percorso del Vico, mentre lentamente lo attraversa fino a fermarsi e magari sedersi un po’ su qualche gradino per sostare, pensieroso, in silenzio ma sempre pronto, con inconfondibile voce, a dire la sua…anche con qualche battuta accompagnata da simpatica risata finale.
Comprendo le ragioni del suo passare e del suo sostare, mentre lo saluto e scambio con lui qualche riflessione… Lo lascio e sono certo che lì ritorni spesso per respirare aria di casa, prossima al bosco dei carpini, per ritrovare sembianze ed ascoltare quelle voci familiari del tempo passato, che ancor aleggiano nel silenzioso Vico Vissini della Garazza.
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