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Vaccini “Primum non nocere”!
Valerio Mignone* Pubblicato su La Nuova del Sud martedì 22 giugno 2021
In questo quadro, i cittadini italiani si stanno impegnando, con la ragione, ad attenuare questa catastrofe sociale. E così scatta un “Ok” alla rivendicata libertà di pensiero per No vax e obiezione di coscienza! Ognuno è libero di non vaccinarsi, ma è opportuno ricordare che ogni persona non vaccinata potrà essere fonte di contagio, e, perciò, deve rinunciare a libertà di movimenti tra Paesi europei che richiedono il “Green pass”, il certificato di immunizzazione per avvenuta vaccinazione o per guarigione da Covid-19.
La stessa libertà è da garantire a chi intende vaccinarsi, pur con qualche limite, come per le donne in gravidanza. Già da Libri di Ostetricia e Ginecologia, e dalla pratica medica si apprende che è prudente non somministrare farmaci, a meno che non ci sia necessità, alle donne in gravidanza, in puerperio, e per tre-cinque mesi dopo il parto. Questo, per prevenire ignoti effetti negativi di farmaci su feto e nascituro durante la gestazione, e sul neonato, tramite il latte materno poppato. Sono ancora ricordi tristi le malformazioni di arti provocate dall’uso di alcuni farmaci durante la gravidanza. La prudenza di non somministrare farmaci in gravidanza dovrebbe essere applicata anche per i vaccini, vecchi e nuovi, che vanno a stimolare il sistema immunocompetente della donna gravida, e, verosimilmente, del nascituro. D’altronde, se non si vaccinano i ragazzi al di sotto dei 12 anni, per quali motivi si vuole vaccinare, seppure indirettamente, un feto o un nascituro di pochi mesi in una donna gravida? Parafrasando la ben nota espressione “Nessuno tocchi Caino”, viene spontanea l’esortazione: “nessuno tocchi i nascituri!”. E ai ginecologi che ignorano tale prudenza si rammenta il monito ippocratico: “Primum non nocere”!
I vaccini arrivano sul mercato dopo un percorso breve e rapido, appena la loro somministrazione viene considerata sicura, pur con avvertenze su controindicazioni e possibile comparsa di effetti negativi. Per ogni vaccino ci sono più fasi di sperimentazione. Nella prima fase preclinica si studia il livello di tossicità, la tolleranza e la risposta immunitaria. Segue la seconda fase, propriamente clinica, suddivisa in quattro tappe: le prime tre si svolgono prima della immissione sul mercato, e consistono in somministrazione del vaccino in un numero limitato di volontari, ma in progressivo aumento, e in più centri di ricerca, per valutarne la tollerabilità in base alla frequenza e gravità degli effetti collaterali. Dopo avere accertato che i risultati siano in linea con i parametri richiesti, la casa produttrice prepara i dossier da inviare alla European Medicines Agency (EMA) e all’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) per richiederne la registrazione e l’autorizzazione alla commercializzazione. Segue la fase 4, ultima, con il monitoraggio di sicurezza e di effetti collaterali su una popolazione in costante aumento.
Quanto al primo vaccino antiCovid-19, esso fu disponibile a circa un anno dopo la comparsa del virus, nel dicembre 2020, grazie a metodi sperimentali innovativi. Attualmente il “catalogo” del mercato ne comprende altri, e tra questi ce ne saranno anche alcuni italiani. E come in ogni mercato, anche per i vaccini è da immaginare una “concorrenza”, più o meno trasparente.
E’ stato accertato che l’AstraZeneca ha una efficacia pari al 65%, a fronte del 90% dei vaccini Moderna e Pfizer. Già questa minore efficacia potrebbe essere un dato a sfavore della sua prescrizione rispetto ai concorrenti. Se alla minore efficacia dell’AstraZeneca si aggiunge il rischio che possa provocare trombosi, ognuno può trarne la valutazione rispetto ai vaccini Moderna e Pfizer, che, anch’essi, non sono privi di possibili complicanze. In Israele sono stati accertati casi di miocarditi in adolescenti vaccinati con Pfizer BioNTech.
L’AstraZeneca è un vaccino prodotto dalla omonima industria multinazionale anglosvedese con sedi a Cambridge, in Svezia, e negli Stati Uniti d’America. Il suo uso comporterebbe rischio di trombosi sia in vasi cerebrali che in vasi di altri distretti del corpo, specialmente in caso di coesistente scarso numero di piastrine nel sangue.
Una valutazione indiretta sulla efficacia dell’AstraZeneca si può ottenere anche valutando la situazione epidemica in Inghilterra, ove il vaccino è stato usato per la maggior parte della popolazione. E proprio qui, c’è una nuova ondata di contagi, con una nuova variante del Covid, la indiana Delta. Quesito: è ciò spiegabile con la minore efficacia del vaccino AstraZeneca impiegato, cui si aggiungerebbe il carattere cosmopolita della società inglese, con gli interscambi internazionali, retaggio del vecchio Commonwealth?
Per intanto, in Italia cresce il rifiuto del vaccino AstraZeneca, sostenuto anche da atti autoritari di presidenti di giunte regionali, poi corretti con la prospettiva della cosiddetta vaccinazione eterologa, intesa come somministrazione del vaccino Pfizer o Moderna, prima o dopo l’AstraZeneca.
Fortunatamente, il quadro epidemiologico mostra una progressiva diminuzione di contagi, seppur in una valutazione in difetto, per il minor numero di tamponi diagnostici eseguiti, e verrà dismessa la mascherina all’aperto, non al chiuso. Ma in queste ultime ore, dopo il cauto ottimismo, con la lettura dei quotidiani si ha la percezione di incertezze sulla variante Delta! Cosa fare? In attesa della vaccinazione, ancora prudenza! Ci si mantenga distanziati, evitando strette di mano e abbracci!
*Già primario medico
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