sabato 17 luglio 2021

A PROPOSITO DEL RIFIUTO DEL DIVERSO E DELLA SFIDUCIA NELLA RIEDUCAZIONE

                                            -  ARTICOLO  DI  NICOLA  SAVINO  -

 

Sebbene già con più di un piede nelle vacanze, ma a poche settimane dal caso di Brusca liberato tra la sorpresa generale, dobbiamo forse riflettere sulla tendenza a seguire il principio che < tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare>. Si è infatti molto polemizzato anche sull’<ergastolo ostativo>, la pena senza fine per i reati di mafia (terrorismo, sequestro per estorsione, associazione per traffico di stupefacenti), che per legge può interrompersi soltanto se c’è collaborazione con la giustizia, “o se (questa) risulti impossibile al condannato” (Wikipeda).

Un’impostazione di cui, proprio qualche settimana fa, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità -ai sensi del terzo comma dell’art. 27 della Carta (Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato); ed ha assegnato un anno alle Camere per l’adeguamento della norma vigente.

Ma se il Parlamento-come già altre volte- non provvedesse, cosa accadrebbe degli ergastolani ancora dentro? Si continuerebbe a violare la Legge fondamentale della Repubblica di cui giustamente abbiamo festeggiato l’anniversario? Stante la nostra inclinazione nazionale, occorre ammettere che la probabilità di restare <in mezzo al mare> è molto alta perché la nostra mentalità non sembra esser pervenuta alla sincronia con quella della Carta!

Nel caso del Brusca, si percepisce la prevalenza del desiderio di vendetta, della “voglia” che si”serri in cella e si butti la chiave>.Non a caso, Libero titola che <Brusca ci ha fregato> e la sorella di Falcone si rassegna all’abbreviazione delle pene perché voluta dal fratello ( per incoraggiare la delazione in danno della mafia)! C’è anche chi ironizza: <è la legge, bellezza!>

Dunque, Brusca può uscire perché “conviene”, non per adesione alla Carta! Fa parziale eccezione Tiziana Maioli, ex magistrata, che, avendo osservato (Il Riformista del 2/6)” i virtuosi sono schifati …ma costretti ad allargare le braccia (cioè a rassegnarsi), di fronte alla legge per i pentiti”, e passa all’“ingiustizia vera.. all’ergastolo ostativo”. Per Maioli, dunque, nell’ ipotesi migliore, c’è chi si <rassegna> alla legge; ma non invoca l’esecuzione della Sentenza della Corte. La Gente è percepita come avversa al rispetto di certi punti della Carta, contraria alla “liberazione” dei criminali e allo stesso Jus soli, (motivo per cui il governo Gentiloni lo….. abbandonò, sebbene-per logica elementare-esso sia preferibile alla vigente idiozia dello Jus sanguinis : sono italiani i cugini brasiliani che vennero fanciulli per qualche mese nel 1950, mentre non possono esserlo i nati qui, sebbene frequentino le nostre scuole!).

Ed ecco allora aperto nel nostro Paese l’interrogativo di fondo, grande molto più di una casa!- se sia compiuta una democrazia in cui la “volontà generale” è percepita- dalla Stampa e nelle Istituzioni-come avversa al Patto costitutivo! Il caso Brusca spinge con forza a riproporlo: anche a giudicare dalla stampa- la Gente è totalmente indifferente alla “rieducazione” (di cui al già citato articolo 27).

Nemmeno la Maioli ha osservato che, se perseguito a pieno l’interesse collettivo, dopo 25 anni di adeguato lavoro, il Brusca si sarebbe dovuto trasformare in un rieducato, in un uomo nuovo, in un cittadino positivo per la Comunità. E che, posta l’angolazione costituzionale, il problema centrale diventa quello di orientare gli sforzi pratici ed organizzativi in tale direzione, salvo convincersi che non ne siamo capaci o che l’obiettivo rieducazione è impraticabile: e dunque uscire dall’equivoco, e “correggere” la Carta .

A questo punto sorgerebbe però la consapevolezza di rinnegare la tradizione cristiana dell’Europa e tutte le pedagogie democratico-liberali che aprono agli scambi di solidarietà tra le società di cui è ricco un mondo sempre più interconnesso e piccolo? Che rifiutare quel punto della Carta equivarrebbe a rigettare la democrazia-liberale ed adeguarsi alla frenologia del Lombroso (che individuava nella forma del cranio lo stigma naturale dell’indole razziale, con bussola verso il razzismo-nazionalismo- sovranismo – populismo)?

Con le questioni giudiziarie sul tappeto, siamo dunque ad un bivio di civiltà| E perciò occorre riflettere a fondo- ed una volta per tutte- sulla ideologia cui tende la mentalità (ancora largamente) presente (anche) in Italia ed in Europa; e sulla sua “parentela” con quella che giunse agli “omicidi senza colpevoli” - in Canadà “contro i figli degl’indigeni” (Corsera del 30/6)-e negli stessi Usa (esattamente un secolo fa) contro il quartiere negro di Tulsa, nell’ Oklaoma. Vicende non certo diverse dagli eccidi di marca nazista e dai periodici annegamenti nel Mediterraneo!

Perciò è tempo di convincersi, almeno a livello di partito, che il rifiuto del diverso e la sfiducia nella rieducazione fanno parte di (e conducono a) un modo d’intendere la Società ch’è radicalmente estraneo, alternativo, a quello della nostra Carta e della Cultura europea. Che per i democratici, non è più possibile, sui punti cardinali, continuare a nascondersi <tra il dire ed il fare>!   Ns

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