- Articolo di Nicola SAVINO* -
Anche se la televisione quasi c’illude si tratti di un evento
irreale, di fatto non siamo disposti a “morir di freddo” per bloccare
l’aggressione all’Ucraina! Ci siamo rifugiati in un <neutralismo (che
abbiamo definito) attivo>, talvolta sperando in una congiura contro Putin, talaltra
invitando alla resa <per non prolungare le devastazioni, la fuga di milioni
di persone, l’agonia di un popolo. Se il divario di forze è tanto grande, se i
Russi sono in grado di distruggere anche scuole ospedali rifugi, perché non sottrarsi
al massacro? Fornire armi significa favorire un “suicidio” collettivo>
E
però, il fatto si è che, da un lato, l’Ucraina, con l’83% dei cittadini- non
vuol cedere al sistema in cui l’egemonia è fondata sulla forza, dall’altro Mosca
vuole evitare il confronto ravvicinato con il governo fondato sul consenso. Insomma,
la motivazione-base dell’invasione sembrerebbe nella riapertura della questione
di fondo, pur ritenuta chiusa nell’89: la sfida alle democrazie occidentali, che,
complicate dal pluralismo, difficilmente convergono subito sull’interesse
generale. Proprio la base consensuale pone dunque le Democrazie in difficoltà;
mentre il sistema autocratico è, invece, in grado di decidere (come già con il
Pcus ed ancora la Cina) secondo il solo interesse di chi esercita il potere: con
tempestività ed efficacia. Di qui la possibilità del recupero della vecchia
“imperialità” per la facile disarticolazione dell’Occidente! E però, nei fatti,
gli Ucraini, con la loro resistenza, hanno bloccato il progetto e mostrato che
il consenso, quando scaturisce da convincimento morale, rafforza anche la democrazia
militarmente debole. La sfida aperta da Putin si rivela dunque resistibile da
una Comunità che, convinta dei principi democratici, é unita dalla ferma determinazione
di difenderli. Infine, al fondo dei Sistemi c’è dunque il problema dei Valori e
della loro condivisione!
La
vicenda storica è approdata ad istituzioni atte a tutelarli, ma non è ancora riuscita
a renderle efficaci. Il processo snodatosi secondo la “morale autonomistica”
definitaci da I. Kant (un’azione va fatta
perché, giudicata “giusta” dalla nostra ragione, è un dovere, obbedendo al
quale si segue il proprio imperativo) è però incorsa nella contraddizione,
cui -non a caso, ripetutamente e non solo dal Prof. Cassese -viene addebitata l’inefficacia
contro la guerra di aggressione. Pur se condannata dai tribunali internazionali
e dalla stessa ampiezza registratasi nell’Assemblea dell’Onu, nel Consiglio di
Sicurezza c’è il “veto” di cui la Russia dispone per la vittoria nella Guerra
antinazista. E dunque, “far giustizia”a nome dell’Umanità, per il modo in cui Esso
è stato composto,non è possibile dall’Organismo a ciò deputato! Dovrebbe perciò
supplire il concerto delle Potenze che si riconoscono nei Valori su cui è Esso
è fondato, se qui non scattasse la difficoltà del consenso che divide le loro opinioni
pubbliche: libere di esprimersi! Uno degli argomenti più solidi, è il pericolo
dell’atomica, che, neutralizzato durante la “guerra fredda” (quando molti
scienziati lavorarono per un equilibrio), trasformò la bomba in uno strumento
dissuasivo. Sicché ora, nello scontro tra princìpi e sistemi, non dovrebbe avvantaggiare
chi intimidisse coloro che difendono la pace
e rifiutano un pacifismo che fosse fuori dalla legalità internazionale: che si
basa sul “dovere per il dovere” per evitare che l’Umanità retroceda allo “stato
di natura” hobbesiano. Di qui, a
ciascuno di noi cives, l’obbligo di capire, decidere e scegliere…, secondo i
principi a base del nostro sistema. Le Democrazie non possono dunque prescindere
da una “formazione morale” che consenta- con coerenza e fino in fondo- la libera
partecipazione di ciascuno. E’ dunque ad Esse indispensabile una Scuola
che formi il cittadino oltre che il competente; che prepari giovani capaci di orientarsi
con la ragione verso l’interesse generale: secondo i Principi della
Costituzione e dunque attraverso partiti che- pur perseguendo interessi fra
essi diversi- tuttavia convergano “sulle stelle polari” che in Questa sono
state fissate, storicamente valide. A parte il ruolo pedagogico dei Partiti, la
Scuola democratica “non conforma ad un modello” (come costatai in
Russia-Kazakhistan), ma tende alla formazione “critica” di ciascuno: i proponendo
-con metodo antidogmatico- i Valori dalla Comunità fissati come “stelle polari”.
Per auto-orientarsi e-nel caso di non condivisione- criterio base per accettare
la decisione della maggioranza. Se gli Ucraini, nonostante forze inferiori,
persino proteggono dalla distruzione i monumenti della loro storia e resistono
a condizioni inumane, è segno che si son posti lungo la linea di una Ragione collettiva
in linea con la tradizione latina Chi strumentalizza il pacifismo di papa
Francesco, vuole ignorare la sua condanna dell’aggressione e la stessa cultura
cristiana! Tanto più nell’era del web, il ruolo della Scuola è indispensabile
per <scuotere l’Occidente dall’inclinazione al suicidio> (Fubini Corsera
di aprile), “fondando” le sue Democrazie!
Per la Basilicata, EC Banfied coniò la formula
del “familismo amorale”. Di fatto, alcuni settori della nostra Società coltivano
un “familismo palesemente immorale”: sempre puntando al “consenso”, mistificando
con cinismo e superando i limiti del pudore civile! Poiché di qui nascono falsificazioni
che danneggiano l’interesse generale, la Scuola ha il compito aggiuntivo di educare al coraggio, perché
i Giovani seppelliscano mitizzazioni infondate che non giovano alla credibilità
delle Istituzioni! Si tratta dunque di liberare la Comunità e dalla pretesa di
riproporle e – per l’altro verso- dalla passività dell’acquiescenza. Ecco
perché, contro queste modalità del “far politica”, la “formazione morale” è da noi ancora più indispensabile!ns
*Già Parlamentare e Sottosegretario di Stato
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