Presunta mazzetta da seicento euro, indagato il prefetto di Cosenza
Avrebbe proposto un accordo corruttivo
alla presidente di un Cas che l’ha denunciata, la polizia l’ha fermata
dopo la consegna del denaro, sequestrando la somma
COSENZA – “Eccellenza, il procuratore vorrebbe parlare con lei”. I
poliziotti della Mobile che la fermano all’uscita da un bar cittadino,
si esprimono con tatto e discrezione.
“Ma può venire lui nel mio ufficio” obietta Paola Galeone. Non sa
che qualche istante prima, proprio quegli agenti hanno documentato un
presunto episodio di corruzione – la consegna di una mazzetta – che vede
lei, il prefetto di Cosenza, come protagonista in negativo.
Non a caso, induzione alla corruzione è il reato contestato oggi
all’alto funzionario dello Stato per una bustarella da seicento euro che
avrebbe intascato da Cinzia Falcone, presidente del Centro di
accoglienza di Camigliatello Silano che, però, ha collaborato con gli
investigatori per far chiudere il cerchio, in presa diretta, su questa
vicenda.
Pochi giorni prima, infatti, la donna si presenta in questura per
denunciare la proposta scabrosa ricevuta dal prefetto. Sostiene che
quest’ultima l’abbia convocata nel suo ufficio per la consegna di una
pergamena e, a margine di un colloquio in apparenza ordinario, le abbia
proposto di spartire con lei 1200 euro, il residuo di un fondo di
rappresentanza accordato alla Prefettura cosentina che, diversamente,
l’ufficio di piazza XI settembre avrebbe dovuto restituire al ministero.
Pertanto le avrebbe suggerito di approntare una fattura farlocca
equivalente a quella cifra – con l’aggiunta di venti euro – dandole poi
appuntamento subito dopo Natale per concretizzare lo scambio. La
Galeone, infatti, avrebbe chiesto di avere la sua parte, 700 euro,
subito e in contanti. Non è chiaro come abbia reagito nell’immediatezza
la sua interlocutrice, ma sarà lei stessa a raccontare poi ai poliziotti
i turbamenti che anticipano la scelta di denunciare l’accaduto.
La macchina, dunque, si mette in moto. La Falcone viene microfonata,
le banconote che consegnerà al prefetto, fotocopiate e chiuse in una
busta, con i poliziotti che si apposteranno all’uscita del bar, il luogo
dell’appuntamento. La trappola è servita.
L’incontro avviene nel giorno di Santo Stefano. Il prefetto intasca
la busta e poi prende cento euro dal portafoglio per darli alla Falcone
che si oppone, ma quell’altra ha deciso di fare metà e metà e non
arretra: glieli ficca con la forza nello zainetto, la saluta e va via.
All’uscita dal bar, cala la rete. “Meglio che venga con noi” le
dicono i poliziotti che, poco dopo, in questura, le sequestreranno la
somma precedentemente intascata, il presunto corpo del reato.
Paola Galeone, 58 anni, pugliese d’origine, è in servizio a Cosenza
dal maggio del 2018, ma verosimilmente, il ministero la sospenderà
dall’incarico in attesa che la vicenda che la riguarda si chiarisca in
modo definitivo.
È indagata in tandem con la stessa Falcone che, a tal proposito,
nelle scorse ore ha affrontato un interrogatorio davanti al pm Domenico
Frascino in presenza dal suo difensore di fiducia, l’avvocato Aldo
Cribari. Si tratta, però, di una mera formalità perché in virtù del
ruolo decisivo da lei giocato in questa vicenda, la sua posizione, una
volta ottenute le conferme del caso, è destinata a scemare.
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